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Inviato da avatar Bruno Alessandro Bertini il 24-08-2011 alle 17:24

"Un hacker (termine coniato negli Stati Uniti che si può rendere in italiano con smanettone) è una persona che si impegna nell'affrontare sfide intellettuali per aggirare o superare creativamente le limitazioni che gli vengono imposte, non limitatamente ai suoi ambiti d'interesse (che di solito comprendono l'informatica o l'ingegneria elettronica), ma in tutti gli aspetti della sua vita.

Esiste un luogo comune, usato soprattutto dai mass media (a partire dagli anni ottanta), per cui il termine hacker viene associato ai criminali informatici, la cui definizione corretta è, invece, "cracker"."

Comincio con questa citazione da Wikipedia per correggere l'ennesimo tentativo di confondere la realtà, poco per volta, e non importa quanto sia consapevole...

Il dato di fatto è un grave atto criminale, premeditato e quel che è peggio ripetibile.

Viviamo in una società ove tutto si basa su informazioni, e l'apparato di giustizia è sordo a qualunque instanza non supportata da prove.

Se ci aggiungiamo che oggi, e sempre più in futuro, tutte le informazioni saranno in formato digitale, è facile intuire come la sicurezza delle banche dati private e pubbliche sia fondamentale.

L'episodio accaduto, dicevo, è premeditato e può avere solo due finalità: divulgare i dati sottratti (ma allora perchè cancellarli?), o eliminarli semplicemente per evitare qualsiasi loro utilizzo "nocivo" per qualcuno.

E' quindi giusto presumere l'esistenza di uno o più criminali che hanno agito in ambito informatico per difendere gli interessi criminali di qualcuno.

Le indagini sono ancora in corso ed è tutto da stabilire se questi criminali hanno forzato il sistema o hanno semplicemente usato le chiavi d'accesso ufficiali già in loro possesso o ottenute in modo fraudolento.

Un gruppo di criminali che possiede, ruba o estorce "fisicamente" i codici per accedere a un sistema che ben conosce è quanto di più lontano possa esistere da un hackher, una figura solitaria e spesso mossa dalla volontà di rendere accessibili dati di pubblico interesse. Persone che sfidano il sistema confrontandosi con misure di sicurezza che non conoscono...

L'hacker è stato ormai mitizzato dai Mass Media, e dire che un Hacher ha assaltato una banca dati non ha certo lo stesso impatto sulla gente dell'essere informati che alcuni criminali (di cui c'è un ormai diffusa identificazione) per salvaguardare i propri ineressi hanno modificato un'archivio informatico accedendo senza troppi problemi.

Sarei curioso di verificare (se un domani le indagini portassero all'individuazione dei responsabili) se la notizia diffusa dai media sarebbe più sul tono "Trovato l'hacker responsabile, la colpa è solo sua, l'ha fatto non si sa bene perchè, purtroppo i dati sono irrimediabilmente persi." o piuttosto "Trovati i responsabili materiali che hanno svuotato l'archivio, le indagini continuano per chiarire se vi siano dei mandanti".

Questa mia visione pessimistica è giustificata dalla preoccupazione che se è così facile entrare nelle banche dati pubbliche per svuotarle, lo è anche per modificare i dati personali.

Provate a immaginare se in passato un funzionario pubblico fosse stato trovato in possesso di un documento falsificato: per lui sarebbero stati guai seri.

Oggi è all'ordine del giorno vedersi recapitare cartelle sbagliate, doversi fare in quattro per dimostrare (ricevute alla mano) di aver ragione, e sentirsi rispondere infine: "Ahh... ma sono i dati nel computer ad essere stati immessi in modo errato dall'operatore per qualche motivo: ora li correggiamo."

Converrà seguire bene questa vicenda ed altre come questa che potrebbero verificarsi in futuro, e pensare seriamente a un sistema che possa garantire la correttezza d'utilizzo del sistema informatico in alcuni ambiti cruciali.

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