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Buongiorno,
entro nella discussione per offrire un punto di vista tecnico sull’argomento pur nella consapevolezza che vi sono molte ragioni valide per essere arrabbiati con la PA cittadina per i ritardi e disservizi a dispetto delle buone volontà dei tanti o pochi funzionari volenterosi e motivati sull’argomento.
Tuttavia preme scrivere che la carta d’identità elettronica, ad oggi è una chimera di fatto (quella dove c'è una vera accessibilità alle informazioni e l'interattività a 360°).
La chiave di lettura sta nelle multiple complessità tecniche che purtroppo possono essere risolte solo da volontà politiche residenti nel governo nazionale e nella capacità delle PA regionali e locali, di sviluppare progetti all’altezza della comunità europea, ben contenta di erogare finanziamenti a favore di realtà innovative pubbliche, capaci di mettere in piedi soluzioni informatiche per accelerare il processo di modernizzazione della connettività tra entità pubbliche e pubblico/privato.
Infatti, se da una parte ci sono volontà locali, dall’altra ci sono limiti di accessibilità che riconducono l’argomento al sistema di centralità che deve aprirsi a scapito dei grandi o piccoli poteri autonomi di cui godono i diretti titolari d’ufficio.
Come ben scrive qualcuno, il ministero degli interni è uno dei problemi.
Le parole chiave:
- ADE o DAE ( Agenda Digitale Europea )
- ADI ( Agenda digitale Italiana )
- BANDA LARGA
- BANDA ULTRALARGA
- Digital Agenda scoreboard
- SPID ( Sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale )
- Anagrafe unica nazionale
- SPC ( sistema centralizzato )
- Cyber-security
C’è di che perdere " la retta via " .
Un esempio:
in Italia solo il 22% delle PA sono connesse al sistema SPC , questo vuol dire che la strada ancora lunga al raggiungimento della circolazione delle informazioni tra enti.
Un altro esempio è che sul 100% delle PA informatizzate per i servizi al cittadino, solo il 27% ha un sistema bidirezionale.
L'evoluzione ha un grande limite: la "spending review".
Per realizzare la digitalizzazione pubblica e quindi la tanto agognata carta d’identità digitale, servono molti quattrini e se le PA non sono in grado di averli dalla comunità europea, dove pensiamo possano trovarli?
Parole chiave:
- Riforma Costituzionale all’art. 117 comma 2 lettera
- Competenze specifiche all’interno delle PA
- CAD3 ( Codice dell’amministrazione digitale )
- Capacità di deambulare con i sistemi informatici(formazione del personale PA)
- Divulgazione di una cultura informatica versus il cittadino
- Attuazione dell’agenda digitale italiana
- Carta della cittadinanza digitale
- Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche ( AS 1577 )
- Decreto crescita 2.0
Va detto che spesso le PA, devono ricorrere a servizi esterni per la progettazione e la gestione delle reti informatiche sia intranet che internet, questo vuol dire mettersi nelle mani di chi?
Tanto fanno le amministrazioni locali " in deroga " per la mancanza di omogeneità, con risultati molto discontinui a scapito del progetto globale, vero obbiettivo da realizzare.
Acronimi come e-gov, smart city, e-mobilty, e-inclusion, promossi da società non proprio no-profit e spesso anche poco competenti che hanno un obbiettivo, il guadagno attraverso l’assegnazione di appalti pubblici basati su progetti pomposi ed irrealizzabili, capaci solo di produrre immagine per qualche politico " social ".
Un dato: l’Italia è il fanalino di coda europeo, in tema di copertura a banda larga.
Insomma, c’è ancora molta strada da fare a partire dall’impegno degli amministratori del bene pubblico ai quali auguro: Age quod agis.
GGennai
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