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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 21-02-2016 alle 02:23

Buongiorno,

entro nella discussione per offrire un punto di vista tecnico sull’argomento pur nella consapevolezza che vi sono molte ragioni valide per essere arrabbiati con la PA cittadina per i ritardi e disservizi a dispetto delle buone volontà dei tanti o pochi funzionari volenterosi e motivati sull’argomento.

Tuttavia preme scrivere che la carta d’identità elettronica, ad oggi è una chimera di fatto  (quella dove c'è una vera accessibilità alle informazioni e l'interattività a 360°).

La chiave di lettura sta nelle multiple complessità tecniche che purtroppo possono essere risolte solo da volontà politiche residenti nel governo nazionale e nella capacità delle PA regionali e locali, di sviluppare progetti all’altezza della comunità europea, ben contenta di erogare finanziamenti a favore di realtà innovative pubbliche, capaci di mettere in piedi soluzioni informatiche per accelerare il processo di modernizzazione della connettività tra entità pubbliche e pubblico/privato.

Infatti, se da una parte ci sono volontà locali, dall’altra ci sono limiti di accessibilità che riconducono l’argomento al sistema di centralità che deve aprirsi a scapito dei grandi o piccoli poteri autonomi di cui godono i diretti titolari d’ufficio.

Come ben scrive qualcuno, il ministero degli interni è uno dei problemi.

 Le parole chiave:

  • ADE o DAE ( Agenda Digitale Europea )
  • ADI ( Agenda digitale Italiana )
  • BANDA LARGA
  • BANDA ULTRALARGA
  • Digital Agenda scoreboard
  • SPID ( Sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale )
  • Anagrafe unica nazionale
  • SPC ( sistema centralizzato )
  • Cyber-security

C’è di che perdere " la retta via " .

Un esempio:

in Italia solo il 22% delle PA sono connesse al sistema SPC , questo vuol dire che la strada ancora lunga al raggiungimento della circolazione delle informazioni tra enti.

Un altro esempio è che sul 100% delle PA informatizzate per i servizi al cittadino, solo il 27% ha un sistema bidirezionale.

L'evoluzione ha un grande limite: la "spending review".

Per realizzare la digitalizzazione pubblica e quindi la tanto agognata carta d’identità digitale, servono molti quattrini e se le PA non sono in grado di averli dalla comunità europea, dove pensiamo possano trovarli?

Parole chiave:

  • Riforma Costituzionale all’art. 117 comma 2 lettera
  • Competenze specifiche all’interno delle PA
  • CAD3 ( Codice dell’amministrazione digitale )
  • Capacità di deambulare con i sistemi informatici(formazione del personale PA) 
  • Divulgazione di una cultura informatica versus il cittadino
  • Attuazione dell’agenda digitale italiana
  • Carta della cittadinanza digitale
  • Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche ( AS 1577 )
  • Decreto crescita 2.0

Va detto che spesso le PA, devono ricorrere a servizi esterni per la progettazione e la gestione delle reti informatiche sia intranet che internet, questo vuol dire mettersi nelle mani di chi?

Tanto fanno le amministrazioni locali " in deroga " per la mancanza di omogeneità, con risultati molto discontinui a scapito del progetto globale, vero obbiettivo da realizzare.

Acronimi come e-gov, smart city, e-mobilty, e-inclusion, promossi da società non proprio no-profit e spesso anche poco competenti che hanno un obbiettivo, il guadagno attraverso l’assegnazione di appalti pubblici basati su progetti pomposi ed irrealizzabili, capaci solo di produrre immagine per qualche politico " social ".

 Un dato: l’Italia è il fanalino di coda europeo, in tema di copertura a banda larga.

 Insomma, c’è ancora molta strada da fare a partire dall’impegno degli amministratori del bene pubblico ai quali auguro: Age quod agis.

GGennai

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