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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 17-02-2017 alle 09:55

car2go per la periferia

Non molto si potrà dire di già detto, data la scarsa rilevanza della cosa, allo stesso tempo dà fastidio, soprattutto perché chiude invece di aprire.

A ragion del vero l’argomento riguarda una società privata che certamente può fare quanto ritiene più corretto in un’ottica di gestione della propria offerta.

In questo caso è tuttavia presente un’altra componente che da luogo alla domanda:

è corretto che il comune di Milano non intervenga in modo incisivo su una società che opera sul territorio cittadino, anche quando attua una discriminazione così contraddittoria rispetto all’idea iniziale "molto social" tanto palesata proprio dalla stessa amministrazione pubblica ?

E poi;

il tanto forte "front-end" sui temi delle periferie, cosa pensa di questo modus operandi abbastanza scorretto ?

Le prime risposte ovvie e vaghe, sono arrivate dall’Amministratore della società che punta sul “équilibrage della flotta” là dove maggiore è la domanda + un disincentivo all’utilizzo del mezzo da parte dei cittadini periferici per evitare gli eccessivi costi di recupero e i presunti atti vandalici ( a tal scopo non sarebbe male una maggiore precisione magari rendendo pubblici dei dati statistici sull’argomento ).

Plausi sono arrivati a seguito di questa scelta da parte dei maggiori fruitori del servizio, i clienti del centro città ( così sembra ).

Nessun ascolto è stato dato alle proteste dei pochi ( forse ) fruitori periferici, sia pure virtuosi o semplicemente bisognosi, certamente “clienti” .

Stereotipi che non accennano a scomparire e che celano una “ragion di stato” che vede: da una parte una società che ha come obbiettivo il guadagno e la soddisfazione di una certa clientela certo più gratificante in quanto generalmente appartenente ad una certa casta, dall’altra il comune di Milano imbrigliato nella scelta del carsharing per limitare in qualche modo le % dei gas di scarico in città, ma anche per rendere la mobilità maggiormente sostenibile; soprattutto per sedare le tante lamentele dei cittadini, in un momento in cui si doveva fare qualcosa anche dal punto di vista politico.

Invito tutti ad una riflessione:

il problema sociale delle periferie, si specchia nel problema etico delle classi in qualche modo dominanti, e se la politica riveste un ruolo importante, è certamente mutuata a quello che potremo definire lo “status quo” per ogni singolo argomento.

In questo caso si parla di mobilità sostenibile e dovrebbe essere a maggior ragione orientata sulle periferie, ad oggi molto penalizzate in questo e soprattutto molto in ritardo rispetto alla modernizzazione che invece corre in centro città.

Allora non parliamo di re-integrazione delle periferie, se prima non parliamo di re-distribuzione delle risorse “tutte” a partire da rendere la città realmente connessa senza disuguaglianze, anche e soprattutto facendo leva su queste operazioni di facciata che ad oggi risultano davvero poco aderenti dal punto di vista pubblico e davvero molto basse e anacronistiche, sia pure legittime, dal punto di vista del privato.

Una risposta potrebbe arrivare da una maggiore collaborazione pubblico/privato che porti ad un ripensamento della dislocazione della flotta, magari creando hub decentrate più vicina alle periferie, dando luogo ad un risparmio nel recupero dei mezzi, l’aumento dei costi di gestione potrebbe essere ammortizzato attraverso un compromesso con il comune in termini di tributi agevolati.

La sensazione è che la società di carsharing in questione, si basi su una scelta di classe, sul tendere a disincentivare un certo tipo di cittadini a favore di un certo tipo di clienti.

Se Milano pensa alla palingenesi delle periferie, questa non è “la retta via”.

Gianluca Gennai

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