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Inviato da avatar Michele Sacerdoti il 01-03-2017 alle 22:45

Ho pubblicato un articolo su ArcipelagoMilano sullo spostamento delle facoltà scientifiche della Università Statale da Città Studi all'Expo...

UNIVERSITÀ: FACOLTÀ SCIENTIFICHE DA CITTÀ STUDI ALL’EXPO

Forzare i numeri per far tornare i conti. Vizio nostrano
 

Il rettore Vago e il direttore generale Bergamaschi hanno presentato il 2 febbraio scorso nell’aula Levi di Città Studi il progetto di trasferimento delle facoltà scientifiche della Statale all’Expo al personale e agli studenti interessati.

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È stata la prima volta che il progetto è stato presentato al di fuori del Senato Accademico e lo scopo era di informare che entro fine marzo la Statale dovrà comunicare a Arexpo i propri requisiti, che saranno consegnati al vincitore del bando per il Master Plan. Questo comprenderà tutta l’area Expo e quindi sia la parte privata che quella pubblica. Ogni dipartimento, con la consulenza della professoressa Luisa Collina del Politecnico, dovrà dettagliare le proprie richieste per quanto riguarda aule, laboratori, officine, uffici dei docenti e ricercatori, trasporti, parcheggi, residenze universitarie, servizi di ristorazione, servizi accessori per la vita sociale, impianti sportivi.

Ho pubblicato un resoconto della presentazione sul sito www.z3xmi.it ma qui vorrei esprimere alcune considerazioni e valutazioni. Lo scopo principale del progetto è mantenere alta la qualità dell’insegnamento e della ricerca del settore scientifico della Statale, che comprende 18.000 studenti e 1.800 addetti circa, rinnovando gli edifici e le attrezzature scientifiche in un campus che deve reggere la competizione internazionale, comprendendo impianti sportivi, residenze e servizi e la possibilità di sinergie con aziende private e lo Human Technopole.

Ho qualche dubbio che lo scopo possa essere raggiunto e spiego perché. Il primo progetto elaborato dalla Cassa Depositi e Presiti e dall’Agenzia del Demanio nel giugno 2015 pubblicato su ArcipelagoMilano prevedeva di destinare all’Università 250.000 mq di costruito, pari all’attuale spazio occupato dalle facoltà scientifiche a Città Studi, escludendo mense, alloggi e servizi agli studenti, pari a 13,8 mq/studente per 18.000 studenti, con un costo complessivo di 540 milioni di euro.

Era previsto un acceleratore a elettroni liberi (FEL) chiamato “Fabbrica della Luce” lungo 700 metri da scavare sotto il decumano a 10 metri di profondità e un Big Data Analysis Center legato agli esperimenti del FEL per un costo complessivo di 600-700 milioni da finanziare con fondi di ricerca europei.

Nel luglio 2016 veniva presentato al Senato Accademico e alla stampa uno studio commissionato a Boston Consulting Group, che riduceva il fabbisogno a 150.000 mq per un costo di 380 milioni di euro, passando da 13,8 mq/studente a 8 mq/studente. La diminuzione dei mq era giustificata da un benchmark europeo di 5 mq/studente ricavato dall’esame di due università, l’Università di Economia e Business di Vienna e l’Università di Northampton in Gran Bretagna. Di queste due università sono state mostrate all’incontro dello scorso 2 febbraio delle slide con il dettaglio degli spazi ma senza lasciarne copia.

Al posto della Fabbrica della Luce si parla ora di una apparecchiatura molto più piccola e meno invasiva chiamata BriXS del costo di 50 milioni di euro di interesse prevalentemente sanitario mentre il Big Data Analysis Center è sparito. I 380 milioni verranno finanziati per 130 milioni dai fondi di coesione del Patto per la Lombardia, per altrettanti dalla vendita degli edifici di Città Studi di proprietà dell’Università e per il resto da indebitamento della Università stessa.

Dopo la presentazione è risultato che l’Università di Vienna non ha laboratori tecnici per la natura dei suoi insegnamenti mentre l’Università di Northampton risulta dal rapporto 2016 della AUDE (Association of University Directors of Estates) alla 130-esima posizione su 155 università per spazio per studente, con 6 mq per studente e staff su una media di 11 mq delle università UK e 23 mq per l’Università di Cambridge.

Sembra che si sia voluto ridurre i mq e i costi previsti per abbassare il budget dell’investimento e avere una riduzione dei costi di gestione di 8-9 milioni di euro all’anno. L’Università di Milano Bicocca ha dichiarato in una relazione del rettore Fontanesi del 2008 che lo standard delle università europee a cui puntava era di 11,5 mq/studente. Il rettore Vago aveva annunciato l’anno scorso che la riduzione degli spazi era dovuta alla eliminazione delle biblioteche in quanto non più necessarie grazie alla digitalizzazione dei testi ma in realtà esistono ancora molti testi di consultazione in formato cartaceo e le biblioteche sono utilizzate anche come sale studio. Nel progetto della nuova facoltà di informatica in via Celoria attualmente in costruzione è prevista una biblioteca unificata per chimica, fisica, biologia e informatica per 2.300 mq con una sala di lettura per più di 300 posti.

Essenziale per la qualità dell’insegnamento è lo spazio per i laboratori. Attualmente a Fisica vi sono 3.000 mq di laboratori che consentono di effettuare corsi nei laboratori fin dal primo anno, quando il numero degli studenti è maggiore. Il caso di Fisica è emblematico: attualmente occupa 22.400 mq per 1.100 studenti, pari a 19 mq/studente. Nella superficie sono comprese le officine del dipartimento e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, i cui ricercatori sono ospitati dalla Università Statale e i laboratori di ricerca. Una struttura molto importante è il Laboratorio Acceleratori e Superconduttività Applicata (LASA) di Segrate, congiunto tra INFN e Università Statale.

È difficile ridurre gli spazi dei laboratori facendo sinergia in quanto ogni laboratorio ha attrezzature diverse occupandosi di vari settori di ricerca e ogni studente ha diritto al suo spazio. Attualmente a chimica gli studenti occupano i laboratori su due turni. Il rischio è che nei 150.000 mq del Campus all’Expo non vi sia spazio per tutte le esigenze dei dipartimenti che devono trasferirsi. Mi domando cosa succederà se la somma delle richieste dei dipartimenti supererà i 150.000 mq previsti.

D’altra parte l’università prevede nei prossimi cinque anni un aumento del 30% dal 2015 al 2021 degli studenti della facoltà di scienze che comprende fisica, biologia, chimica, biotecnologie, informatica, geologia passando da 7.627 a 9.915 studenti e giustifica lo spostamento a Expo anche con questo incremento (vedi articolo di Repubblica del 4/2/17). Globalmente gli studenti delle facoltà scientifiche interessate dallo spostamento aumenteranno del 15% a causa di un aumento del 10% di agraria e di una diminuzione del 5% di veterinaria e medicina. Quindi non solo vi è poco spazio per gli studenti attuali ma non vi sarà possibilità di espansione per l’aumento previsto. A parità di volumi costruiti i mq passeranno da 8 a 7 mq/studente.

Una volta costruiti i nuovi edifici sarà difficile sopraelevarli e l’area destinata al Campus non è suscettibile di espansione a meno di eliminare il verde previsto dal piano urbanistico, già inserito tra gli edifici al posto del parco compatto approvato da un referendum cittadino del 2011.

Paradossalmente c’è molta più possibilità di espansione a Città Studi con gli spazi liberati dal dipartimento di Veterinaria che si sposterà a Lodi entro la fine del 2017 e con quelli che saranno liberati dall’Istituto dei Tumori e dall’Istituto Neurologico Besta che si sposteranno nell’area Falck di Sesto San Giovanni.

La mia conclusione è che bisogna rivedere la stima degli spazi e dei costi in funzione agli spazi attualmente occupati e dell’aumento previsto delle iscrizioni, a meno che non si preveda che lo spostamento porti a una drastica diminuzione del numero degli studenti a causa della concorrenza di altre università come Milano Bicocca, il Politecnico, l’Università del Piemonte Orientale, Brescia in seguito alla nuova localizzazione, spostata verso nord-ovest rispetto a Città Studi. Ma su questa previsione, molto negativa per la Statale, non ci sono studi pubblicati né Boston Consulting Group ha affrontato questo argomento.

Il direttore generale ha solo dichiarato che 4.000 studenti su 18.000 vengono da più di 100 km di distanza e che quindi lo spostamento è ininfluente sulle scelte di iscrizione. Ma per gli altri 14.000 studenti potrebbe esserlo, anche se a ovest di Milano vi sono aree molto popolose; gli studenti che provengono fare altre scelte.

Dulcis in fundo: l’arena all’aperto che passerà da 12.000 a 17.000 posti, in cui saranno concentrati tutti gli eventi di musica dal vivo di Milano e che confina con l’area dell’università, potrebbe non essere compatibile con la tranquillità necessaria a lezioni, studio ed esperimenti, che non hanno limitazioni di orario.

Michele Sacerdoti

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