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Inviato da avatar Marco Righini il 20-09-2011 alle 18:24

Per completare la presentazione di Massimo deRigo, inserisco i tre scritti cronologici sul CSA: 1) una breve storia del Parco delle Cave (gennaio 2011); 2) il precedente articolo sul CSA (luglio 2009); 3) l'attuale articolo sul CSA (settembre 2011), di prossima pubblicazione.

Marco A. Righini


1. Una breve storia del Parco delle Cave.

L'annosa storia del Parco delle Cave è un sommario delle problematiche del Basso Milanese in area periurbana. Il lettore si immagini quale fosse l'ambiente originario della pianura padana in epoca celtica: foreste planiziali, radure con modesti villaggi, su piccole alture, e una ricca presenza di risorgive, paludi, stagni e corsi d'acqua. In epoca romana si hanno tracce di una presenza insediativa nella zona di Trenno (Trennium), nella centuriazione dei fondi agricoli, nella memoria di un accampamento militare (Quartum Castrum) alla quarta pietra miliare di una via, tracciata a sud dell'attuale strada statale (per Quarto, Quinto e Sèttimo). Nel Medioevo i borghi furono fortificati, gli antichi percorsi recuperati. A fasi alterne, interrotte da invasioni, guerre ed epidemie, l'azione antropica caratterizzò il paesaggio: dall'XI-XII secolo, per impulso degli ordini monastici, furono sviluppate le nuove tecniche di irrigazione con una fitta rete di fontanili (interconnessi tramite chiuse) e di marcite; gradualmente i campi coltivati, prati, orti e vigneti presero il posto ai boschi. Nel XIX secolo si contavano numerosi fontanili e cascinali (a corte chiusa con chiesetta interna). Nonostante l'espansione urbana, che ne ha stravolto il delicato equilibrio, il territorio ha conservato parzialmente la propria specificità, tipica del paesaggio agricolo milanese fuori Porta Vercellina: i borghi rurali posti su assi viari verso la città, le cascine coloniche circondate da poderi e collegate tramite un'articolata rete di sentieri e canali (una volta gestiti dai campèe), i corsi d'acqua con tipico andamento da nord-ovest a sud-est.

Nel XX secolo iniziò lo sfruttamento dell'area. Nel primo dopoguerra furono aperte la Cava Beretta, la Cava Casati e la cava di Quarto (poi colmata). Nel secondo dopoguerra l'attività continuò intensa: fu allargata la Cava Casati e furono aperte la Cava Cabassi e le due cave di Quinto (le ultime a terminare l'estrazione negli anni ottanta). L’attività dei sabbionèe, senza adeguati controlli, aveva causato un gravissimo dissesto idrogeologico del territorio: ghiaia e sabbia cavate da profondità sempre maggiori, assordanti impianti di betonaggio, flusso ininterrotto di automezzi che scaricavano nelle cave ingenti quantità di materiali, anche in ore notturne. Negli anni settanta il degrado era ormai disastroso: la Cava Cabassi ridotta a discarica abusiva, le sorgenti dei fontanili essiccate per l'abbassamento della falda idrica, gli alvei di fossi e canali inquinati per le esondazioni dei fiumi Olona e Lura e per gli scarichi industriali, l'agricoltura tradizionale in difficoltà. Eppure la dismissione dell'attività estrattiva permise una graduale spontanea rinaturalizzazione e nei laghetti (i noster laghètt), le associazioni dei pescatori di Cava Aurora (ex-Beretta) e di Cava Casati, con il supporto del mensile Il Diciotto, svolsero un'importante opera di recupero e promozione.

Già previsto nel 1976 dal Piano Regolatore Generale del Comune di Milano, il Parco delle Cave fu ufficialmente istituito nel 1986, per un'area complessiva di 135 ettari (80 ettari relativi alle cave comprese le aree circostanti e interposte, 30 ettari relativi ai laghetti). Nel 1990 gli architetti incaricati Gianluigi Reggio e Ogeste Lòdola consegnarono un progetto compiuto per un parco urbano ad alta frequentazione di utenti. Suddiviso e organizzato in lotti organici successivi, il parco fu realizzato solo nell'area della Cascina Caldera. Ridiscusso il piano generale, in considerazione della complessa realtà ambientale e antropica, nel 1996 il Comune di Milano ne assegnò la gestione in convenzione a Italia Nostra-CFU, a riconoscimento del lavoro svolto nel vicino Boscoincittà. I primi anni furono allora destinati alla definizione di un coordinamento tra l'azione delle associazioni locali (dal 1998 riunite nel Comitato per la Salvaguardia del Parco delle Cave) e delle forze dell'ordine. Il parco fu liberato da irregolarità e abusivismi, da attività improprie e criminali. Passati gli anni critici (1996-1999), eseguiti presidi, pulizie e piantagioni, con il contributo di cittadini e volontari, ed effettuati studi sulla idrogeologia, la vegetazione e la fauna del territorio, il nuovo parco rifiorì e fu presentato con una memorabile festa (2002). Dissensi e incomprensioni portarono poi allo scioglimento del vecchio Comitato, sostituito nel 2006 dalla FASS ("Federazione Associazioni di Solidarietà Sociale, Produttive, Sportive, Ambientali, Culturali e di Volontariato"), mentre nel 2007 sorse il piccolo ma tenace Comitato Salvaguardia Ambiente. Ridimensionato tra polemiche il ruolo di Italia Nostra-CFU, che si ritirò, dal 2010 la gestione del parco è tornata al Comune di Milano.

Marco A. Righini (righinimarco@hotmail.com) - Commissione Scientifica "G.Nangeroni" (CAI sez.Milano)

(estratto da "Alla scoperta del Basso Milanese tra parchi, campi e cascine a Ovest di Milano: un itinerario da Molino Dorino a Sellanuova", guida al trekking urbano - TCI-CAI, Milano - gennaio 2011)


2. Il Comitato Salvaguardia Ambiente (CSA) Zona 7 Milano: cittadini in difesa del patrimonio storico-ambientale dell'ovest di Milano.

Una storia esemplare. A Milano i miracoli talvolta avvengono. Così è accaduto per gli appassionati sforzi, che i cittadini dell'ovest di Milano hanno prodotto, nel corso di faticosi anni, affinché fosse realizzato il Parco delle Cave, tra i vecchi borghi, trasformati in quartieri, di Baggio, Quarto Cagnino e Quinto Romano. Una grande area agricola, di antica origine, una volta percorsa da numerosi fontanili e ricca di boschi, poi sfruttata per le attività di scavo di inerti, infine lasciata in abbandono fino a una sua spontanea rinaturalizzazione. E il relativo progetto di recupero a parco comunale, dapprima rimasto sulla carta, eppoi compiuto in piccola parte. Alla fine degli anni novanta del secolo scorso, al degrado ambientale, con varie discariche e diffusi abusivismi, si era aggiunto anche l'infernale problema dello spaccio di droga. Fu allora una straordinaria convergenza di forze, da parte delle autorità istituzionali, delle associazioni locali e dei cittadini stessi, a consentire la bonifica e la progettazione del più bel parco urbano milanese: un polmone verde, diventato ecosistema e inserito nel tessuto urbano. Ciò dal 1997 per effetto della gestione di ItaliaNostra-CFU, che aveva inserito il parco, con il contiguo Boscoincittà, nel più ampio comprensorio del "Parco dei Sentieri Interrotti", ovvero un'area di verde agricolo, naturalistico e di uso ludico-sportivo, aperto dalla città alla campagna, dal Quartiere Ippico di San Siro verso l'ovest di Milano. Un progetto, rimasto utopico, che aveva tuttavia ottenuto il riconoscimento di "Tesoro del Mondo", conferito dalla "Federazione Mondiale Associazioni Club UNESCO" (WFUCA) durante il Congresso di Cipro del 2003 (approvato e conferito a tutti gli effetti e, in quanto dato storico, acquisito per sempre).

Una triste parabola. Ma le storie esemplari possono avere un esito imprevisto. L'unità di intenti delle associazioni locali, riunite dal 1998 nel Comitato di Salvaguardia del Parco delle Cave (che ebbe il proprio vertice operativo in occasione della memorabile festa di inaugurazione del 2 giugno 2002), iniziò presto a essere insidiata da divisioni e contrapposizioni, che avrebbero poi portato allo spezzettamento delle competenze ad alcune associazioni stanziali. Di conseguenza, nel 2007 fu inevitabile il ridimensionamento del ruolo stesso di ItaliaNostra-CFU, limitato in pratica all'ordinaria manutenzione del parco, in base a un contratto di collaborazione (e non più di concessione) con il Comune di Milano. La frattura nel vecchio comitato si consumò definitivamente (e ItaliaNostra-CFU rinunciò all'incarico nel 2009). Mentre tale situazione veniva ripresa con grande clamore dai mezzi di comunicazione, un colossale fungo di cemento stava nel frattempo emergendo, nel silenzio, nello strabismo e nella distrazione di molti: un fungo velenoso (per lo scacchiere del territorio) nell'inavvertito degrado verso l'indifferenza, da parte di un tessuto sociale sano e forte, dove gli effetti esteriori sono i vari corpi fruttiferi, che appaiono quando le ife sono già vigorose nel terreno.

Benvenuti a Quarto Volpino. Lo hanno denominato PII "Parco delle Cave" (alias PII "Marchesi-Taggia"): un progetto edilizio molto invasivo nel quartiere di Quarto Cagnino, inserito per tre quarti al confine del parco, a poca distanza dal laghetto e dall'area naturalistica della Cava Casati e dalla settecentesca chiusa Tribaselloni, e nelle vicinanze dell'itinerario petrarchesco della Cascina Linterno. Il termine sarebbe già contradditorio, poiché un Programma Integrato d'Intervento nasce per la bonifica di un ambiente degradato, ma in questo caso l'area ex-industriale dismessa (mitigata dalla vegetazione) non rappresentava neanche la metà di quella complessiva, mentre si è sacrificata un'area demaniale, con bosco e parte del fontanile Marcionino (testa e primo tratto d'asta): un luogo della memoria caro ai milanesi, per le guarigioni del Pret de Ratanà con le sue acque di risorgiva. Un'attenta analisi della storia di questo PII rivelerebbe i costumi e i vizi tipici del Belpaese: dalla caotica delibera del Consiglio di Zona 7 nel 2004, alla delibera comunale in seconda convocazione (con la maggioranza spaccata e l'opposizione a ranghi ridotti), alle successive procedure istituzionali, nei fatti elusive, di fronte alle ripetute richieste per una puntuale verifica di conformità a leggi e regolamenti vigenti (in particolare sul documento di impatto paesistico). Dal 2006 un gruppo di cittadini, inizialmente ristretto, ha cercato di opporsi contro un'intricata rete, sinergica ai vari livelli, senza il sostegno di associazioni e movimenti, altrove chiassosi su questioni di minore importanza. Eppure si tratta di una battaglia strategica, poiché dai suoi esiti dipende il futuro dell'ovest di Milano, con il rischio di prevedibili squilibri e di un effetto a catena sul margine est del Parco delle Cave, fin sulle preziose aree agresti di Cascina Linterno. Non si vuole contrastare a priori lo sviluppo urbanistico di Milano (la città più inquinata d'Europa), purché tutto sia coordinato con rigore, armonia e lungimiranza, rispetto alle esigenze della cittadinanza. Ma si reagisce all'avida "logica del cemento", che induce al consumo del suolo o alla grossolana riconversione delle aree dismesse (con massimi indici UT "o quasi") in palazzoni incombenti sul verde (con centinaia di appartamenti "vista parco").

Un nuovo comitato. Il Comitato Salvaguardia Ambiente (CSA) Zona 7 Milano si costituisce nel 2007, proprio per superare i condizionamenti delle opposte coalizioni e dei relativi accordi trasversali, che non sembrano privilegiare gli interessi collettivi su quelli particolari, talvolta meno limpidi. Lo scopo è di unire più voci (politicamente eterogenee) nell'ideale comune della tutela del patrimonio storico-ambientale del territorio. Alcuni consiglieri di zona ne hanno appoggiato le azioni, così come Montalbetti, Merlin, Rizzo e Salvini (in Comune) e Patta (in Provincia). Il Comitato si è occupato con successo del rischio di uno sfondamento dell'asse viario sul margine ovest del Parco delle Cave. Per quanto riguarda il PII "Parco delle Cave", esso ha chiesto il parere della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali della Lombardia e ha inoltre esposto le problematiche alla Provincia e al Comune di Milano, al fine di ottenere vincoli paesaggistici e compensazioni ambientali (compreso il recupero della sorgente del fontanile Marcionino). Il gruppo ha poi svolto varie uscite sul campo, come in occasione dei volantinaggi (contro il cemento al confine del parco) e della festa "Parco in Comune", con gazebo e raccolta di trecento firme (per il completamento del parco stesso nell'area dismessa della Cava Ongari-Cerutti) tramite una ventina di volontari. Inoltre sta seguendo le vicende inerenti il Quartiere Ippico di San Siro e il Parco Agricolo Sud Milano (incontro con il FAI). Come si legge dal verbale, diffuso agli aderenti, il comitato è un gruppo di liberi cittadini, che si riuniscono per la discussione dei temi ambientali della zona ad ovest di Milano. Non è una consulta di dottori né un'accolta di carbonari. Chiunque ha il diritto di parola, senza arroganze né prevaricazioni, ma con umana comprensione e reciproco rispetto. (Le riunioni si tengono presso l'Associazione Culturale "R. Ronchi", in un locale affacciato sul quartiere di Baggio). Anche l'uomo della strada può partecipare: passa, entra e interviene. Qui si coltiva l'ideale della democrazia partecipata.

Marco A. Righini e Massimo deRigo - Comitato Salvaguardia Ambiente (CSA) Zona 7 Milano

(articolo pubblicato su Il Rile, Milano - luglio 2009)


3. Il Comitato Salvaguardia Ambiente (CSA) Zona 7 Milano

Un comitato indipendente di cittadini. Recenti fatti di cronaca giudiziaria del Milanese rivelano come talvolta il privilegio degli interessi particolari sui collettivi si insinui tra i pubblici amministratori, quasi a formare un trasversale e metodico "sistema consociativo", difficile da contrastare. Pertanto un comitato di cittadini, che voglia rappresentare un efficace presidio sul territorio, deve essere indipendente da qualsiasi condizionamento partitico e ideologico. Così accadde nel 2007 per il Parco delle Cave, quando, di fronte al silenzio e alla distrazione delle associazioni ambientaliste e locali sulla spinosa questione del Programma Integrato d'Intervento "Parco delle Cave" (all'ingresso nord-est da via Novara), si decise di costituire un comitato spontaneo per la tutela storico-ambientale dell'ovest di Milano. I quattro anni di azione sono ora raccolti in una voluminosa cartella (disponibile per chiunque ne sia interessato), in cui sono documentate tutte le iniziative di coinvolgimento istituzionale (con il Comune di Milano, la Provincia di Milano, la Regione Lombardia, la Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici), mediatico e pubblico, per arginare le ripercussioni ambientali e paesaggistiche dell'enorme insediamento a ridosso delle aree naturalistiche del parco, riguardo alle quali risultava lacunosa, se non assente, l'informazione dovuta alla cittadinanza. A cantiere quasi ultimato, l'impatto della montagna di cemento appare in tutta la sua gravosa incombenza sul parco, dando purtroppo ragione a coloro che avevano lanciato l'allarme. Mentre le petizioni continuano, al fine di ottenere vincoli paesaggistici e compensazioni/mitigazioni ambientali.

Un bilancio di quattro anni. Oltre alle iniziative per limitare l'impatto ambientale del nuovo comprensorio residenziale e verificarne la trasparenza degli atti, il CSA ha svolto la seguente attività: • manifestazione e raccolta di firme per la difesa degli habitat naturalistici del Parco delle Cave e contro il rischio di una sua trasformazione in "Cemento & LunaPark"; • difesa del titolo di "Tesoro del Mondo", conferito dalla "Federazione Mondiale Associazioni Club UNESCO" (WFUCA) al "Parco dei Sentieri Interrotti" (Boscoincittà e Parco delle Cave); • sostegno a ItaliaNostra-CFU per il proseguimento della gestione e il completamento del Parco delle Cave; • adesione al referendum FAI contro gli scempi ambientali nel "Parco dei Sentieri Interrotti"; • coinvolgimento dei media nella difesa del polmone verde della Zona 7 di Milano; • coinvolgimento del Ministero dei Beni Ambientali e Architettonici per la tutela del Parco delle Cave e delle aree limitrofe di rispetto (recupero dello storico fontanile Marcionino e rimboscamenti); • osservazioni al Piano di Governo del Territorio (PGT) in difesa del sistema delle aree verdi ad ovest di Milano e del comprensorio storico-ambientale della Zona 7 di Milano (le cascine Linterno, Sellanuova e Garegnano, gli antichi borghi di Quarto Cagnino, Quinto Romano e Figino, eccetera).

Nuove prospettive. Il CSA ha in elaborazione un proprio statuto, per un accredito istituzionale come associazione non-profit, apartitica e aconfessionale. Inoltre ha in progetto l'entrata nel Comitato di Coordinamento del Parco dei Cinque Comuni, un comitato di associazioni operanti sull'ampio territorio (610 ettari del Parco Agricolo Sud Milano tra campi, fontanili e boschi), situato tra i comuni di Milano, Sèttimo, Cornaredo, Rho e Pero, e al cui interno si trova il Parco dei Fontanili di Rho. L'insieme dei collegamenti con le aree verdi confinanti, il Bosco della Giretta (a Sèttimo), il Boscoincittà, il Parco delle Cave, il Parco di Trenno e il Quartiere Ippico di SanSiro (a Milano), rappresenta un notevole patrimonio ambientale, da conoscere, tutelare e valorizzare. In tale contesto, il CSA può operare con competenza nell'ambito della grande area compresa tra Baggio, Quarto, Quinto, Figino e Trenno (Zona 7 di Milano).

Modalità di partecipazione. Com'è scritto nell'avvertenza in calce ai propri verbali, il CSA è un gruppo di liberi cittadini, che si riuniscono per la discussione degli interessi comuni sulla tutela del patrimonio storico-ambientale del territorio. Chiunque ha il diritto di parola, senza arroganze né prevaricazioni, ma con umana comprensione e reciproco rispetto. Anche l'uomo della strada può intervenire. Qui si coltiva l'ideale della democrazia partecipata.

Massimo deRigo e Marco A. Righini - Comitato Salvaguardia Ambiente (CSA) Zona 7 Milano

(Milano - settembre 2011)

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