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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 17-09-2017 alle 03:26

Egregio Consolini;

come non condividere questo Suo allarme, anche alla luce del fatto che probabilmente Milano aumenterà la propria capacità di ospitare i rifugiati e richiedenti asilo.

Dopo aver ascoltato gli interventi in municipio 8 che Lei ha diligentemente pubblicato, sento di sostenere questo Suo percorso di denuncia senza colore ne' bandiere.

In particolare ho ascoltato l’intervento relativo alla Caserma Montello forse il tema più approfondito tra gli interventi pubblici.

A mio avviso l’intera vicenda è una colossale sconfitta di tutti coloro che sono deputati a prendere delle decisioni e che invece hanno preferito che se ne occupasse il Prefetto che certamente è chiamato a decidere davanti a delle urgenze di ordine pubblico o potenzialmente degenerative.

Non si chiede di esplorare l’iperuranio per trovare chissà quali soluzioni.

Le Forze di governo della città, sembrano avere il freno a mano tirato da una retrocultura dell’accoglienza "tout court" con la pretesa che i cittadini ne comprendano l’aspetto più alto, l’assurgere all’uguaglianza, la pace tra i popoli, l’accoglienza e la carità francescana, quando essi fanno fatica anche a muoversi liberamente nel proprio quartiere alla ricerca di un tempo che non c’è più, iconografia racchiusa nella panchina occupata H24.

Dove non è possibile accogliere le richieste di maggior presenza delle forze armate, forse per schieramento ideologico, si preferisce declinare le derive d’inciviltà a semplici esternazioni di rabbia momentanee dovute magari ad episodi di razzismo e quindi riconducibili a volte agli stessi cittadini magari essistessi in preda a momentanea schizofrenia sociologica quindi " non accoglienti e da educare ".

Tuttavia resta la percezione di insicurezza della gente ma anche l’inadeguatezza gestionale dei centri d’accoglienza e dei rifugiati o immigrati che siano, i quali in primis dovrebbero essere occupati nei quartieri o in attività utile e non solo essere mandati a studiare o ad imparare a fare i politici come sembra abbiamo fatto coloro che sono intervenuti nel dibattito direi anche con una buona dose di demagogia ( peraltro applauditi da chi probabilmente trascende in una eccessiva accondiscendenza ).

 A Milano la vera integrazione è l’occupazione, il lavoro, il rimboccarsi le maniche.

Essere una risorsa a Milano vuol dire rendersi utili alla società come qualsiasi altro cittadino, studiare sì ma anche lavorare senza troppe pretese, questi eravamo Noi quando andammo nelle americhe o in Belgio o in Francia, un mucchio di pidocchi e tanti sogni e speranze esattamente come chi arriva qui, non mi pare che ci abbiamo accolti per tenerci inattivi, anzi.

Occorre maggiore impegno, maggiore senso del marciapiede, maggiore contatto con gli odori delle periferie, maggiore partecipazione non da parte del cittadino ma da parte dei politici, esattamente il contrario di quanto viene sbandierato ai quattro venti, è il politico che deve camminare di più in mezzo alla gente.

Oggi forse siamo liberi ( ma da cosa ? ) a favore di un ideale di democrazia che a tutta l’aria di essere inefficace se questa parola è per la maggior parte degli italiani sinonimo di paura, sfiducia, senso di abbandono, povertà e degrado, questo sono oggi le periferie delle città che di fatto sono le città, oramai colme di rabbia e di impotenza oltre ad essere forzatamente accoglienti e tolleranti in una stretta convivenza "porta a porta" con altre culture, questa non è integrazione bivalente ?

Altro che politica dell’accoglienza fatta stando seduti sulla poltrona rosso porpora.

Gianluca Gennai

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