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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 08-12-2017 alle 18:09

In merito all’argomento, mi pare vi siano 2 correnti di pensiero, una che sostiene la non necessità dell’operazione per motivi economici ma anche tecnici e l’altra che prevede un eventuale degrado del quartiere nel caso si proceda con lo spostamento della  "Statale".

Sul primo tema, credo non ci sia molto da dire in quanto le informazioni che circolano sono svariate e imprecise se non strumentali, riguardano soprattutto certe Facoltà come Fisica che pare sia la più ostativa mentre, sul secondo tema, sembra che qualcuno sostenga delle tesi sulle quali riflettere.

Sul secondo tema pur non essendo direttamente coinvolto e nel rispetto delle opinioni altrui, trovo da scrivere e riflettere.

Qualche giorno fa lessi di una fiaccolata organizzata da un comitato di zona 3 " città studi " ( articolo su Arcipelago Milano in allegato ).

Sono favorevole ai comitati in quanto voce di una cittadinanza attiva, certamente da elogiare "senza ma e senza se" , tuttavia la protesta, a detta dello scrivente, è del tutto singolare e la si potrebbe intitolare cosi:

università che va… università che viene… forse che sì forse che no ( citazione presa dal labirinto della Sibilla, palazzo Ducale, Mantova ) .

Se non fosse per le opinioni divergenti che per fortuna alimentano il dibattito, sembrerebbe quasi di assistere ad una esaugurazione del quartiere, ad una destrutturazione, un fare strame di un luogo deputato al "sapere" tanto quanto al " vivere bohemien " tipico di certe Facoltà e di certi ceti sociali.

Nel caso della protesta in oggetto, si ricorre all’orfico "fuoco fiacco" ( fiaccola ) per compiere una liturgia sociale con a capo il "corifeo" di turno pronto ad accompagnare gli adepti verso la battaglia aurea, verso un ultimo scontro per evitare la disfatta.

Nonostante i progetti anche ambiziosi e l’interesse alla riqualificazione da parte di Renzo Piano e della Giunta Comunale per voce del Sig. Maran che pare usi il motto gattopardesco " cambiare tutto per non cambiare niente " stavolta declinato in senso positivo, la posizione di taluni è: questo spostamento non s'ha da fare, né domani, né mai…

Le Facoltà potranno essere spostate oppure no, resta il fatto che questa scelta, a  parere dello scrivente, dovrebbe essere guidata da argomenti tecnici ed economici pur con un’ottica, passatemi il termine, "visionaria", senza percorsi strumentali volti alla tutela di certi privilegi che certamente non sono per tutti, ma guardando al futuro degli studenti e della città in senso evolutivo.

E’ lecito pensare che ci siano altri aspetti da prendere in considerazione nel giustificare si tanta belligeranza che non pare parta dal basso.

Certamente condivido le preoccupazioni dei cittadini che forse non si fidano delle istituzioni e nutrono perplessità e paure, ma da qui a formulare una protesta dispotica al tal punto da farla passare come un’azione necessaria contro un presunto decadimento sociale, un male supremo, un declino epico del quartiere, c’è davvero tanta distanza.

Intravedo invece un " fil rouge " che lega più interessi:

quello dei docenti e studenti legati alla "supreme dignitatis" e quella degli acclimatati al benessere dato dalla "benevolentia civium", oltre ai vari sfrattapanelle che hanno un interesse politico a fomentare gli acquartierati e non, ma anche coloro che dovrebbero rivedere le strategie nell’arte del commercio in ordine ad un possibile cambio di clientela, come dire che passare all’ingegneria  ( ad oggi mi pare questo il programma ) vuol dire passare da un buon calice di vino " doc " sorseggiato insieme ad uno spuntino a base salata, socializzando in stile caravanserraglio, ad una birretta brevemente seduti su di una " IPE d’acciaio " in stile Bovisa, insomma, rivedere un po’ tutto al ribasso anche in fatto di stile, un imbruttimento che transita dal " tempus fugit " alle equazioni strutturali scritte sui tavoli magari stando attenti ai numeri scritti sugli scontrini.

Dunque la cosa non riguarda una discussione tecnica legittima e corretta sulla convenienza o meno dell’operazione, si preferisce spostare il tiro sul sociale, su argomenti sensibili che riguardano la vita del quartiere e dei cittadini probabilmente non del tutto consapevoli di quale sia il livello di un simile progetto in seno all’evoluzione della città intesa come " sistema " ma anche in prospettiva di una dinamicità strutturale del quartiere proiettato al futuro fermo restando tutti i punti critici e le eventuali problematiche tecniche che certamente vanno discussi e risolti ma che nulla hanno a che vedere con il contesto prospettato dai vari personaggi aventi interessi in ambito " Statale ".

Qualche tempo fa, lessi alcune negazioni da parte di illustri esponenti dell’Università al progetto di trasferimento dell’Ateneo in quel di Rho Pero, in funzione anche del quartiere limitrofo ( zona ospedale Sacco ), una zona della città metropolitana declinata al periferico anello dantesco scelto tuttavia per il Polo universitario d’Eccellenza Human Tecnopole, un polo destinato ad essere condotto e promosso da nomi illustri della scienza per i quali Il concetto di periferia non ha nessun senso rispetto al progetto e alla finalità.

Si parla del Prof. Cingolani, in arrivo dal LIT ( Istituto Italiano di Tecnologia di Genova ), del Prof. Stefano Paleari e di altri illustri scienziati, ricercatori e innovatori, eccellenze riconosciute a livello planetario, grandissime menti pronte a compiere il grande passo verso il futuro radioso della ricerca in un contesto promosso dalla città di Milano e dallo Stato attraverso la Regione Lombardia e gli Enti preposti.

Non vorrei che questa protesta " sociale " celasse in qualche modo un altro intento, quello di depotenziare o screditare il progetto stesso, legandolo strumentalmente alla sussistenza di un quartiere, ma forse anche alla sussistenza di un piccolo regno fatto di quei tanti o pochi privilegi senza dubbio da ridimensionare se trasferito in quella zona di Milano brutta e malservita dalla rete urbana, assai lontana dalla storia della " Statale " ma soprattutto da un certo stile di vita.

Molti sarebbero privati della possibilità di compiere il percorso casa/ateneo in bicicletta, forse soffrirebbero le grandezze accademiche con le quali confrontarsi dopo tanto regno indiscusso, per di più in periferia, un luogo dove si preferisce dirottare le tante vite di gente brutta e disperata, gli " sfigati " di turno che nessuno vorrebbe incontrare sui treni o sui tram nelle prime ore del mattino, quelle puzze d’umido e di povertà umana.

Appare certo come una banalizzazione, forse classista, ma la sensazione è che questo sia un argomento di cui discutere nel salotto " buono " di casa, in privato, dove condividere con altri il disagio di un simile declino della qualità della vita se venisse attuato lo spostamento della Statale " tout court " e quindi trovare delle strategie da attuare ai vari livelli anche istituzionali certamente frequentati dalla "gens" per rallentare se non annullare l'item oramai in " work progress ".

Gianluca Gennai.

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