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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 06-01-2018 alle 12:47

Questo argomento " ever green " per Milano, consente a tutti di fare una panoramica trasversale della citta’ in tema al trasporto pubblico.

Se da una parte c’e’ una probabile polarizzazione politica sull’argomento, dall’altra c’è un'evidente esaugurazione del bene pubblico in seno al bene personale.

Mi spiego meglio:

tutti vorremmo avere i mezzi pubblici aderenti alle proprie necessita’ ed i partiti politici promettono questo.

Tuttavia sono evidenti i problemi del trasporto a Milano se non altro a seguito dei ripetuti tentativi di risanamento lanciati dalle diverse rappresentanze politiche nel tempo, soprattutto in prossimità delle votazioni.

Forse non a caso, il 22 Dicembre 2017, e’ uscito un documento Ministeriale dal Titolo:

SVILUPPO DEI SISTEMI DI TRASPORTO RAPIDO DI MASSA, riparto delle risorse del fondo per il finanziamento degli investimenti L.232/ ART.1 COMMA 140 ( DM 22 Dicembre 2017 ) e riparto delle risorse FSC – DELIBERA CIPE 22 Dicembre 2017 ( in allegato il formato SLIDE che semplifica ).

In poche parole, soldini che partono dal Ministero e arrivano alle citta’ Metropolitane per essere spesi nel miglioramento dei trasporti pubblici.

Come sapete bene, non e’ facile comprendere i tecnicismi del decreto, ma alcune cose sono chiare anche per un inesperto come Me ( chi vuole  va a leggere il decreto in Gazzetta ).

Il Ministero ha sviluppato un progetto basato su concetti altisonanti suddivisi in OBBIETTIVI e STRATEGIE.

OBBIETTIVI:

Qualita’ della vita e competitività delle AREE URBANE e METROPOLITANE.

STRATEGIE:

-Valorizzazione del patrimonio esistente.

-Sviluppo sostenibile.

-Integrazione modale e intermodalità.

-Infrastrutture utili, snelle e condivise.

Rifletto.

Gia’ dai termini usati si comprende quanta strategia di comunicazione e’ stata usata per dire cose molto semplici: abbiamo problemi di qualita’ della vita nelle Nostre citta’ e bisogna fare qualcosa a partire da sanare i tanti errori fatti negli anni e occorre implementare i trasporti pubblici per diminuire il traffico veicolare.

Nel documento si fa luce sul titolo del decreto enunciando il teorema di base:

le 14 città Metropolitane e le altre principali aree urbane sono il driver della competitività del Paese, in coerenza con gli obbiettivi di miglioramento dell’accessibilità e garantendo adeguati collegamenti ferroviari alle periferie e alle aree marginali.

Lo sviluppo dei servizi rapidi di massa nei contesti metropolitani, essenziali per la " cura del ferro ", e’ stato declinato attraverso 4 programmi:

  • Rinnovo e miglioramento del parco veicolare
  • Potenziamento delle linee esistenti
  • Completamento delle linee in esecuzione
  • Estensione della rete di trasporto di massa rapida

 

Il termine " cura del ferro " va senz’altro messo in luce, termine assai poco comune, coniato " ad hoc " eppure cosi efficace e diretto: rotaie e treni o tram, non si parla di gomma ne' di altro tipo di veicolazione che non sia su ferro ergo su rotaia. Potremmo pensare che le linee su gomma ad oggi prevalenti nelle preferie, non siano contemplate dal piano di risanamento ministeriale dei trasporti pubblici urbani.

Il trasporto su gomma, riallacciadomi alla cura del ferro, resta quindi un palliativo, una cura del dolore per ovviare ai tanti progetti del passato, messi in piedi a scopo propagandistico e ad oggi pressoche’ abbandonati o considerati estremamente costosi in funzione dei tempi di rientro economico dettati dall’equazione costi/benefici messa in piedi da qualche stratega finanziario prono a qualche gruppo dominante in barba al bene pubblico (o meglio al res nullius).

Con il termine "trasporto di massa rapida", si allude alla veicolazione su rotaia, probabile riferimento alle linee metropolitane che sappiamo non essere cosi’ distribuite nel periferio, o meglio c’e’ una linearità da e per le periferie su ferro che garantisce la vista del Duomo in tempi ragionevoli ma non una circolarità che colleghi periferia su periferia e che permetta alle persone di recarsi al lavoro, quel lavoro popolare che riguarda gli impiegati e gli operai ancora vivi e che spesso lavorano nei magazzini della grande distribuzione e della logistica o nelle piccole e medie aziende che hanno ripiegato in periferia a causa dei costi davvero altissimi delle zone piu’ prestigiose in centro citta’.

Classismo?

Ma non e’ forse un pensare a sinistra quando si scrive la parola " operaio " anzi no, a destra.

A Milano vanno 153 M/euro nella fase 1 e 396,15 M/euro nella fase 2 gia’ asseganti, poi c’e’ una fase 3 che prevede 622 M/euro, in totale dovrebbero arrivare 1 miliardo e 171,15 milioni di euro.

Sono tanti? Sono pochi?

Il sindaco Sala potra’ darci una Sua versione che certo, dovra’ essere suffragata dai progetti per i quali questi soldi dei cittadini italiani verranno spesi. Sarà interessante capire come si inserisce l’upgrading di nodo di RFI in quota 2 miliardi di euro, su Milano ( penso linee regionali ) e come verranno spesi questi soldi rispettando la " cura del ferro " data dai dottori del parlamento.

Gianluca Gennai

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