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Inviato da avatar Mario Giorcelli il 04-07-2018 alle 17:28

Leggo in vari interventi (compreso ahimè quello dell’Assessore Lipparini) che nel referendum del 2011 quasi metà dei milanesi avrebbe votato per la riapertura dei navigli.

Ciò non corrisponde al vero. Infatti il quesito n. 5  era il seguente: “Volete voi che il Comune di Milano provveda alla risistemazione della Darsena  quale porto della città e proceda gradualmente alla riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei navigli milanesi sulla base di uno specifico percorso progettuale di fattibilità?”  

Viste le gravi condizioni di degrado in cui si trovava la Darsena dopo 30 anni di abbandono, la proposta di una sua risistemazione avrebbe trainato qualsiasi altra proposta. In particolare quella, assolutamente ragionevole, di procedere a uno studio di fattibilità per la riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei navigli milanesi.

Ma anche l’aver approvato la proposta di procedere a uno studio di fattibilità per la riattivazione idraulica e paesaggistica  non significa che per i milanesi la riapertura dei navigli dovesse essere l’obiettivo principale dello studio. Né, anche se assunto come tale, significa che questo obiettivo dovesse essere raggiunto comunque. Invece, nonostante le numerose criticità emerse dallo studio prodotto dal gruppo di lavoro del Politecnico di Milano coordinato dal Prof. Boatti, l’apertura dei navigli viene presentata come perfettamente fattibile, in linea con quanto i milanesi avrebbero desiderato con il loro voto nel referendum.  

In realtà, chiunque abbia la voglia di leggersi i due volumi che compongono lo studio di fattibilità si renderebbe conto delle acrobazie progettuali e dei compromessi che hanno dovuto mettere in campo i progettisti per soddisfare la richiesta di ricostruire un naviglio navigabile attorno al centro della città e lungo Via Melchiorre Gioia, in un quadro urbanistico e normativo radicalmente modificato rispetto a quello in cui il sistema originario si è sviluppato nel corso dei suoi 500 anni di vita.

Bravissimi! In fondo anche Frankenstein, che si era imposto un compito non meno difficile, non riuscì a fare di meglio.

Mario Giorcelli     

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