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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 08-07-2018 alle 19:47

Sulla questione delle criticità collaterali, rimangono e non sono contemplate in nessun documento pubblico, l’unico possibile punto d’incontro potrà essere un tavolo tecnico sul quale mi confronterei volentieri, per capire finalmente di cosa si sta parlando, perché fin qui, a parte lo studio del Politecnico che mi pare molto critico, non ho letto niente di tecnicamente rilevante su quelle che sono le Mie riserve.

C’è da dire che la parte tecnica sicuramente cosciente e a conoscenza delle criticità, è MM Spa, penso sia difficile trovare un equilibrio tra le parti in causa, con una società che è al 100% proprietà del Comune di Milano, oggi custode dei segreti del sottosuolo milanese e di quanto costi gestire la falda e i fiumi in parte interrati e in parte tombinati ( per esempio il Seveso proprio sotto Merchiorre Gioia, oggi una delle principali arterie stradali di Milano ).

Si scrive di pompe elettriche che dovrebbero gestire i livelli delle conche, vorrei vedere il progetto e la potenza elettrica necessaria, oltre che al sistema di gestione automatico delle chiuse e con quali fondi si pensa di sostenere le spese di esercizio e manutenzione.

Non escludo un incontro con i residenti, magari organizzato tramite CCC.

Preme fare un esercizio.

Milano è una città quasi completamente ricostruita nel dopoguerra, partendo da un’idea di creare volumi abitativi senza troppe visioni nostalgiche o bucoliche, altrimenti sarebbero stati ricostruiti tutti i palazzi storici bombardati pesantemente dagli anglo americani. Oggi ci sono solo grossi casermoni più o meno belli lungo via Merchiorre Goia e strade limitrofe, considerati di pregio forse perché belli all’interno e vicini al centro storico, ma questa un tempo era la periferia, era quella zona sui navigli, nati come difesa alla città di Milano, che storicamente qui vedeva i suoi confini.

In questo percorso non ci vedo nessuna attrattiva turistica, se non forse dalla Conca dell’Incoronata.

L’Idea di definire Milano città d’acqua, oltremodo, cercando paragoni con Amestardam se non Venezia mi pare davvero un’idiozia.

Ritorno su Amsterdam, chimera se non ossessione per chi non riesce a trovare un termine di paragone per sostenere ancora la bocciatura di Milano su EMA, dovuta anche ai canali d’acqua.

La città di Amsterdam è nata come Venezia, su tanti isolotti ovviamente circondanti dall’acqua, ciò nonostante ha avuto bisogno di incanalarne una parte per rendere possibile un minimo di sviluppo urbanistico e di recente, ne sono stati tombinati altri, nonostante un confronto aspro con una certa parte di  Amsterdammer ( cosi si chiamano gli abitanti di Amsterdam ) "radical chic".  Altro dato, la città é cosi da sempre, le case lungo i canali hanno un’architettura amabile ben precisa e mai abbandonata. I canali, prima ancora di essere un richiamo turistico, sono necessari alla sussistenza della città che oggi è a quota meno 6mt (- 6mt) dal livello del mare. Penso tutti sappiano che i Paesi Bassi sono sotto il livello del mare, ergo, tutti i canali sono funzionali alla sopravvivenza di una nazione e solo in parte utilizzati anche dalla navigazione commerciale e turistica.

Tuttavia a Milano, esiste un problema idraulico che va risolto, per evitare gli allagamenti, sempre più frequenti in metropolitana e negli scantinati di alcuni quartieri (inutile riprendere l’argomento della compressione idraulica aumentata, grazie anche alle tonnellate di cemento armato che gravano sulla falda, proprio in zona Isola, e alla conseguente deviazione di canali naturali che permettevano una decompressione naturale dei fiumi sotterranei, e delle tante sorgenti naturali del sottosuolo che confluivano in essi). Sulla questione idraulica milanese, iniziamo a fare i laminatoi previsti a Nord di Milano e non ancora realizzati, risolvendo la questione con i Comuni che si oppongono.

A livello turistico, è certamente da prendere in considerazione un ripristino della navigazione del Canale Villoresi dall’Adda al Ticino, per riprendere il concetto turistico dei corsi d’acqua, dove Milano può avere un ruolo, se riattiva la navigazione verso Pavia ( naviglio Pavese ) e Boffalora ( naviglio Grande ). Su Pavia c’è la questione delle chiuse da risolvere, mentre su Boffalora il percorso è davvero bello da vedere grazie alle ville 700cetesche che si incontrano lungo l’alveo fino alle chiuse sul Ticino, dove incontra il Villoresi. Questa è la visione turistica milanese, da agganciare alla riqualificazione della Darsena, non ancora terminata, nonostante l’idea di Milano città d’acqua.

Su questo vanno studiati i coefficienti di sviluppo turistico di Milano, sulle bellezze fuori dalla città, ma dentro una visione di Città Metropolitana, altro che il declassamento di Via Merchiorre Gioia, a percorso bucolico a fianco di un improbabile canale navigabile, dove la visione turistica proprio non c’è.

Gianluca Gennai

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