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Fare delle palme in piazza del Duomo un pretesto per giustificare prese di posizione faziose o questioni come l'immigrazione che nulla hanno a che fare con il verde non ha senso e ci si mette sullo stesso piano di chi tale polemica l'ha iniziata.

In generale la "diversità" applicata alle piante spesso non è un bene: a parte che le piante non scelgono dove essere piantate, per esempio l'inserimento di specie aliene in ecosistemi può danneggiarli fino a soppiantare le specie tipiche a favore di altre opportunistiche o invasive oppure si può alterare il paesaggio agricolo o comunque sia extraurbano. Pertanto l'inserimento di specie esotiche di norma va regolato con attenzione.

Ma le palme di quella specie crescono bene nel clima di Milano, mentre i banani solo con accorgimenti potrebbero resistere al freddo (che in centro è meno rigido), e il solo fatto che siano piante esotiche di per sé non ha impatto in un contesto altamente urbanizzato.

Inoltre i parchi e i giardini (anche con ogni probabilità di chi le contesta) sono pieni di piante non autoctone.

Il vero problema è che l'aiuola precedentemente era allestita, oltre che con cereali e altre piante alimentari (per rispettare la vocazione agricola) e con piante della pianura padana (che adesso annoiano), tra cui càrpini, scelti per la loro specie di origine autoctona, che sono alberi, cosa che non va d'accordo con un allestimento temporaneo (peraltro avevamo eliminato le piantine annuali dalle aiuole fiorite perché considerate uno spreco e ogni tre anni cambiamo gli alberi), perché non hanno il minimo tempo di iniziare a crescere, povere piante "usa e getta" che nel migliore dei casi vengono trapiantate invece di farle vivere in pace!

Quindi il messaggio che si dà con iniziative del genere può essere dannoso e fuorviante se non spiegate correttamente per evitare la contrapposizione ideologica tra chi ci vede un legame con l'immigrazione, la contaminazione, ecc., in un senso o nell'altro.

Andrea Giorcelli

www.andreagiorcelli.it