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Sono le impostazioni del problema ad essere sbagliate alla radice, sia da parte europea che italiana. 
Bruciare un qualsiasi combustibile inquina. Punto. 
La QUANTITA' del danno ambientale non dipende soltanto dalla percentuale di inquinanti presente nei gas di scarico, ma dalla QUANTITA' di gas di scarico prodotti in un anno da quell'autoveicolo.
Se ho una vecchia auto e la uso una volta all'anno, per pochi km, per inquinante che sia il mio contributo all'inquinamento complessivo è inesistente.
Quindi, se da un lato va bene cercare di incentivare lo svecchiamento del parco auto ultra datato, se non altro perché il cittadino ha il diritto di non beccarsi una sbuffata di fumo nero da uno scappamento oppure una tantum, dall'altra è il numero di km percorsi nei centri urbani ad alta densità di circolazione che va limitato.
A Milano credo che la stragrande maggioranza degli automezzi sia in sosta permanente e si muovano pochissimo. L'assenza di posti di parcheggio liberi lo dimostra: significa che gli automezzi circolanti sono una minoranza rispetto a quelli in stazionamento.
Quindi la sola politica viabilistica seria, credibile, è fondata sulla limitazione della percorrenza chilometrica annua in città, controllando la percorrenza degli autoveicoli col GPS. 
La tecnologia ci permette di fare oggi quello che tempo fa non sarebbe stato immaginabile.
La percorrenza automobilistica individuale in città si limita con misure urbanistiche e viabilistiche strutturali, studiando i flussi di traffico, allestendo mezzi di trasporto pubblico che possano sostenerli, creando o smantellando infrastrutture che attirino traffico al di fuori delle linee di comunicazione disponibili o realizzabili. Se costruisco un palazzo uffici, magari di 30 piani, debbo pormi il problema di come far affluire gente a quel palazzo da tutte le direzioni possibili, dentro e fuori dalla città.
Il decentramento delle infrastrutture economiche è una strada obbligata, mentre, invece, si è sin qui seguita quella opposta.