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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 30-09-2019 alle 10:28

Questo argomento impatta su diversi aspetti, tutti più che pertinenti e giustificati.

Tuttavia, occupandomi di infrastrutture e in questo momento proprio di una grossa ristrutturazione ospedaliera (950posti letto e 36 sale operatorie), provo a dare un punto di vista tecnico che potrà aiutare la discussione in atto.

Una ristrutturazione di un ospedale è davvero molto complessa e articolata, basti pensare che si deve intervenire in una struttura che deve continuare a dare un servizio e un confort, mantenendo standard molto elevati e tutti gli impianti funzionanti, nonostante gli inevitabili sezionamenti dei sistemi anche di processo come i gas medicali (cito quello solitamente più complesso da ristrutturare).

Ci sono diverse modalità d'intervento, ma qui si parla di una ristrutturazione generale, il che vuol dire che si deve intervenire, con una certa sequenza, su tutti i reparti, compreso il blocco operatorio e la terapia intensiva. 

Al Niguarda gli interventi vengono gestiti con relativi disagi essendo a padiglioni separati tra loro, cosa ben diversa dal San Carlo che invece è una struttura compatta senza interruzioni di sorta, è quindi impensabile che si possa demolire a pezzi, mantendo l'ospedale attivo. Allo stesso modo è impensabile privare Milano di una struttura così importante per 5/6 anni se tutto va bene.

Per gestire una ristrutturazione in modo corretto, occorre costruire un adeguato "ospedale tampone" che durante la ristrutturazione possa accogliere, di volta in volta, i reparti in dismissione e successiva ristrutturazione (circa 100 posti letto e un blocco operatorio ridotto), in modo da garantire una continuità di servizio all'utenza (non si può pensare di chiudere reparti interi senza alternative). Questa operazione presuppone di avere gli spazi per fare questa struttura provvisoria, che potrebbe anche restare in servizio definitivo, magari destinata al pronto soccorso chirurgico o altro (non si può certo pensare a un ospedale da campo).

Basti pensare che il San Carlo ha il blocco operatorio alla sommità della struttura, si pensi a come sia diffcile mantenere questa sezione strategica perfettamente funzionante durante una ristrutturazione.

Il costo di una ristrutturazione, se da una parte può apparire economico, dall'altra è probabile che non sia rispettato per le diverse problematiche anche tecniche che non sempre possono essere previste. Si deve pensare che una ristrutturazione prevede la non demolizione dei muri perimetrali e portanti in cemento armato, ecco una differenza tra una ristrutturazione e una nuova costruzione a partire dalle fondamenta, e opere accessorie che giustica i delta/costi.

Va detto che l'esterno avrebbe al massimo un " restyling ".

Si potrebbe discutere di ristrutturare anche il vecchio dopo la messa in servizio del nuovo, magari destinandolo a altri servizi, una residenza riabilitativa o specialistica, su questo credo la politica possa discutere.

Il consumo del suolo è un argomento molto sentito dalla cittadinanza, soprattutto quando si parla di zona agricola, la consultazione della cittadinanza resta un punto fermo ma va informata correttamente e non polarizzata a favore di una facile deriva politica.

Per l'accessibilità all'eventuale nuovo polo ospaedaliero, andrebbe certamente pianificato un adeguamento della viabilità e del trasporto pubblico, ma Milano ha dimostrato che questo lo sa fare quando vuole, basterebbe che la cosa venisse gestita in modo corretto attraverso convergenze anche politiche a favore del bene del cittadino.

Gianluca Gennai.

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