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Inviato da avatar Alex Pojer il 28-10-2019 alle 10:51

Circa tre anni fa, la scuola elementare di via Vallarsa (plesso situato nel Municipio 5, ma appartenente all'Istituto Comprensivo "Marcello Candia", del Municipio 4) venne inaspettatamente interessata da un piano di lavori straordinari per renderla finalmente conforme alle disposizioni in materia di sicurezza.

Nessuno, tra Corpo Docenti, Dirigente Scolastico o Consiglio di Istituto, sapeva di questa necessità, forse legata alla natura stessa dell’edificio, sorto rapidamente e con poca spesa negli anni sessanta. Spartano come i suoi muri in cemento precompresso o le pareti di cartongesso che ci si può sentire da un’aula all’altra. 

Fatto sta che vennero sostituiti tutti i vecchi controsoffitti infiammabili, sostituendoli con nuovi pannelli ignifughi.

Stesso discorso con le porte delle aree sicure, sostituite con tagliafuoco.

Poi, un vero impianto antincendio con idranti a muro.

All'apparenza, sembrava un piano lavori ben concertato, anche se alcuni particolari sollevavano qualche perplessità.

Ad esempio, i buchi nel pavimento verso le cantine, da cui passava l'impianto antincendio, vennero chiusi solo dopo settimane, costituendo fino ad allora un agile passaggio per i topi, che si trovavano sotto e che da lì cominciarono a salire, infestando la scuola. Commessi e maestre cercarono di porvi rimedio tappando i buchi con pezzi di carta, in attesa di un rimedio definitivo e della squadra di disinfestazione.

Oppure, il piano lavori che riguardava la palestra, che prevedeva la collocazione di un controsoffitto (prima non c’era) non protetto da reti, laddove la didattica preveda esplicitamente l’uso di una palla che può sbattere anche violentemente contro il soffitto.  Inoltre, per la stessa non si contemplava alcuna protezione aggiuntiva per le pareti in cartongesso, in seguito prevedibilmente compromesse dalle pallonate.

Proprio i lavori per la palestra avevano sollevato le maggiori obiezioni degli insegnanti, ben consci della situazione. In fondo, non ci voleva molto per capire quanto fosse inadatto quel progetto, ma quello era l'appalto e non ammetteva modifiche.

 

Infatti, oltre che dalla scuola elementare, la palestra era usata da una società esterna di pallavolo, che vi praticava allenamenti e partite. Inutile dire che ogni volta che la palla toccava il controsoffitto, i pannelli uscivano dalla loro sede e, a volte, cadevano.

 

Il 26 settembre scorso, alcune foto (che allego) del controsoffitto scomposto della palestra arrivarono al Comune di Milano, che prontamente si attivò e trovò subito una soluzione: CHIUSE LA PALESTRA.

La dichiarò "semplicemente" inagibile, impedendo qualsiasi attività dei bimbi, sia curricolare che extra scolastica.

Vi immaginate bambini di 6, 7 o 10 anni a cui dite che non possono fare ginnastica quelle due volte a settimana o che quest’anno non possono frequentare quel corso di basket, o pallavolo che li emozionava, che li faceva sentire dei piccoli eroi, che gli dava una motivazione ed una carica fuori dal quotidiano?

Ora, però, dopo un mese dalla chiusura il Comune non riesce a trovare una soluzione al problema e si comincia a ventilare la possibilità che i pannelli utilizzati potessero contenere sostanze cancerogene.

Sostanze cancerogene nei pannelli installati 3 anni fa in una scuola elementare, per ottemperare a norme di sicurezza. Ma ci pensate all’orrenda contraddizione?!?

Oppure, questo è solo l’ennesimo espediente semantico per giustificare la sconcertante lentezza della cosiddetta macchina burocratica?

 

Dato che QUEI pannelli sono IL problema, non ci scandalizzeremmo se venissero completamente rimossi.

Possibile che un problema così semplice preveda tempistiche da era geologica?

Educazione Motoria non è materia con pari dignità di altre insegnate a scuola?

 

Come semplici genitori non pretendiamo di sapere chi ha partorito un progetto (pagato dai cittadini) tanto fallace, ma ci saremmo aspettati un rapido intervento risolutore, non mesi di agonia burocratica.

Senza contare che DA 5 ANNI non possiamo più utilizzare il capiente anfiteatro e le rappresentazioni di fine anno si devono tenere nell’atrio della scuola, perché nè il Responsabile per la Sicurezza, nè l’ufficio tecnico del Comune vogliono firmare l’agibilità di quel locale, situato al primo piano di questo edificio di cartapesta e, nel frattempo, nessuno provvede ad autorizzare eventuali lavori di consolidamento della struttura.

Oppure, a chi interessa se in palestra ci piove dentro da anni e bisogna sistemarci sotto dei secchi e il Comune fa orecchie da mercante?

Come penetra acqua anche in altre aule quando il tempo è particolarmente inclemente e non è abbastanza che i genitori dedichino almeno una giornata alla manutenzione, riverniciando, installando computer (guadagnati coi bollini del supermercato), riavvitando o rassettando ciò che si logora.

Ma tant’è, qui non siamo in centro a Milano, questa non è una vetrina elettorale e questa non è una scuola privata, ma una Scuola Pubblica.

Mi appello anche all'assessore all'educazione del Comune, Laura Galimberti.

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