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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 01-11-2019 alle 16:45

Gentile Signora Claudia,

le rispondo perché credo sia importante la condivisione tra cittadini, l’ascolto e un cenno di attenzione anche quando non si hanno soluzioni al problema, il più grande male è l’indifferenza, il dire:” la solita solfa, e che p…e”

Le scrivo un mio punto di vista opinabile, tuttavia sincero.

Lo stato di abbandono delle periferie che per noi vuol dire “casa nostra”, oggi è declinato a concetti più ampi che spaziano secondo disciplina, tuttavia presi come veicolo di propaganda politica trasversale, vuol dire che tutti usano l’argomento “ periferia “ per combattere l’altro, ognuno con argomenti apparentemente validi, degrado urbanistico, degrado ambientale, sicurezza, coesione sociale, accoglienza, ecc. Tutti argomenti che trovano pronte risposte, soluzioni, tempi brevi e mai nessuno che dichiari la verità in modo semplice e comprensibile a tutti “non si fa perché non abbiamo in programma di farlo e non perchè non ci sono i soldi, vi chiediamo di darci una mano altrimenti resta inscì” magari anche in lingue viste le percentuali di cittadini stranieri, almeno in inglese e francese (sappiamo bene che la maggior parte degli immigrati di Milano, arriva da aree del mondo dove a si parla fluentemente o l’inglese o il francese o entrambi, nonostante la povertà a differenza nostra, ma questo è un altro argomento). Non valgono più le vecchie frasi popolari oramai stigmatizzate: io pago le tasse / sono un cittadino onesto / venite qui solo quando ci sono le votazioni / qui è tutto uno schifo / governo ladro, ecc. ecc , è come dire: viva l’Italia, più o meno un motto mazziniano, niente di più.

Il degrado di cui Lei parla, oltre a essere una constante usata per muovere voti, passa dal non condividere i programmi con i cittadini, dal non avere strumenti efficaci per combatterlo come degli operatori istituzionali sul territorio che parlino almeno una lingua internazionale, che si facciano vettori di civiltà nei confronti di tutti (certo non solo stranieri, anche italiani), passa dalle scelte strategiche come quella di affidare i servizi a società terze non proprio affidabili, magari non è questo il caso, con appalti o subappalti all’osso, a scapito delle manutenzioni o delle migliorie da fare in zone non troppo esigenti perché recuperino gli alti costi gestionali in certe zone “bene” di Milano o anche peggio fino ai casi limite di sparire quando i SAL pagati arrivano a una certa percentuale della somma totale dell’appalto, che compra i costi e che abbia dato un minimo utile variabile in % secondo il tipo e lo scopo societario. Una delle tante vie usate dai governi delle città per scaricare le responsabilità in un gioco di scatole cinesi dove alla fine con stupore e meraviglia, aprendo l’ultima scatola, non si trova niente.

Siamo oramai al punto di essere chiamati direttamente a ripristinare e tutelare le nostre periferie, come se questo fosse un obbligo sociale sancito dalla Costituzione, una prerogativa del buon cittadino che non aspetta la “ manna dal cielo e si rimbocca le maniche o tace in quanto “ non conforme”, forse perfino discriminato dalla “buona società 2.0”, quella che non rientra alle 10 di sera da lavoro grazie ai tempi di spostamento che non sono proprio  “istess ” in tutta la città o per carico di lavoro da smaltire, quella che: “se non porti a scuola tuo figlio sei un giargiana” idem per riprenderlo, quello che il sabato o la domenica, invece di aver da fare mille lavatrici e pulire la casa se non un secondo lavoro per arrivare in fondo al mese, scende in strada a partecipare alle liturgie del milanese ok.

Quanto sopra non vuole essere un indice puntato, è tuttavia un esempio di tipologie di vita diametralmente opposte, non dipendenti da dove abiti ma da quale vita fai perché sei costretto.

Tutto molto bello, un’immagine della società attesa che tutti vorremmo e che ci rimanda al dipinto “ il Buon Governo “ di Lorenzetti, ma quella era Siena e all’epoca la ricchezza in quella città era distribuita.

Gianluca Gennai

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