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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 12-02-2020 alle 18:49

L’aumento delle auto elettriche impone una riflessione, rapida e attenta, sui consumi di energia che necessariamente aumenterebbero e con essi le relative attività per una corretta installazione sia in ambito privato che pubblico, dove si pensa, a breve, si concentri la richiesta di adeguamento generale della rete elettrica e delle aree adibite alle ricariche, sia occasionali che programmate. Se si pensa a un fattore di contemporaneità 1:1, a breve la richiesta di maggiore energia sarà davvero enorme.

L'aumento di potenza elettrica, ricadrebbe sulla produzione d'energia elettrica, prevalentemente ricadente sulle Centrali Termoelettriche inquinanti anche se a gas naturale (non è vero che il gas metano non inquina, inquina di meno) e in quota parte sulla produzione delle Centrali Idroelettriche presenti sulle nostre Alpi e sugli impianti Fotovoltaici ma solo durante il giorno, quando il sole riesce a fornire abbastanza irradiazione sulle celle fotovoltaiche. 

Una prima valutazione ci porta a pensare che adrebbero installati molti impianti fotovoltaici, per alleggerire il carico e erogare energia cosi detta " pulita " o alla rete o a l'autocosumo, attraverso i vari contratti con i fornitori di energia in regime di libero mercato.

Uno dei punti da considerare è l’impegno di un aumento di potenza per le stazioni di ricarica elettrica dei mezzi. Le normative parlano di infrastruttura di ricarica elettrica, per cui sono applicabili una serie di leggi su più discipline, per le quali occorre certamente un progetto e una serie di passaggi burocratici e normativi tali per cui, è necessario un progetto firmato da un professionista abilitato sia in campo elettrico che infrastrutturale.

Cerchiamo di descrivere l’ambiente più probabile dello scenario di uso della infrastruttura di ricarica di un veicolo elettrico. Un'auto elettrica, nel normale uso cittadino, consuma mediamente circa 150- 250 W/km ed ha una batteria di circa 70-100 kW. Chi percorre circa 30.000 km a l'anno consuma in un anno circa 6.000 kW/h.

Certamente questi sono 30.000 Km da ritenere ecologici rispetto al comune pensare, in realtà i 6.000 KW/h sono prelevati da una rete prevalentemente sostenuta da Centrali Termoelettriche, per cui anche le auto elettriche inquinano, tralasciando l'argomento dello smaltimento batterie a fine vita, grosso modo ogni 2 anni.

Una famiglia di 4 persone, senza auto elettrica, quindi con i soli consumi domestici, consuma mediamente in un anno circa 2700-3000 kW/h.

Per caricare un’auto elettrica si rende necessaria una utenza con almeno 7kW. Un aumento generalizzato della potenza impegnata da parte dei cittadini, anche in quota parte (si ipotizza il 35-40%) non è attuabile su scala generale, almeno nelle grandi città metropolitane. Non è altrettanto ipotizzibile un punto di ricarica condiviso dove si ricaricano auto diverse in tempi diversi. Questo tipo di “rifornimento” si può attuare in ambito pubblico durante il giorno, ma non certo in ambito domestico e, soprattutto, durante la notte.

L’ipotesi da seguire è un impianto condominiale dove, durante la notte, diversi mezzi sono collegati ad una infrastruttura comune, composta da diverse prese elettriche. 

L’infrastruttura comune di ricarica elettrica, preleva energia dall'utenza principale condominiale, per esempio prevista per l’ascensore ed altri impianti condominiali "energivori" come le pompe di sollevamento, ed anche dai contatori dei singoli utenti, qualora diano la disponibilità a cedere dell'energia, durante le ore notturne.

L’energia disponibile già presente per i sistemi condominiali e non utilizzata durante la notte, verrebbe utilizzata per caricare diversi automezzi conteggiando contemporaneamente, tramite un sistema elettronico « ad hoc » i prelievi di energia di ciascun mezzo e l’energia ceduta da ciascun utente. L’energia ceduta dal condominio e da ciascun utente verrebbe remunerata dagli utilizzatori sia per la quota energia che per la quota dei costi fissi (quota fissa e quota potenza). In questo modo si ottimizzerebbe l’utilizzo della quota potenza complessivamente impegnata nel condominio e disponibile senza ulteriori richieste di un aumento dei KW, minimizzando la domanda di maggiore energia impegnata ed ottimizzando i costi sia per gli utenti della mobilità elettrica che di coloro che si rendono disponibili a cedere parte della loro energia, con un sistema simile allo scambio sul posto (saldo tra energia ceduta dal privato e energia consumata dal proprietario di un'auto elettrica).

L’aggregazione del consumo di diversi box condominiali in una unica utenza sarebbe un vero passo in avanti in termini di efficienza energetica per l’infrastruttura di ricarica di mezzi elettrici in ambito privato. Lo stesso meccanismo potrebbe essere replicato, con altri numeri e diversa tipologia di infrastruttura, in ambiti pubblici. Mi riferisco, per esempio, ad una infrastruttura di ricarica in un parcheggio di scambio di una stazione ferroviaria, di un porto o di un aeroporto dove la disponibilità della potenza elettrica è già presente e quindi si può pensare che non ci sia bisogno ulteriore prelievo d'energia. 

Il settore è in grande e rapida ascesa e al momento, c'è molta disinformazione e disordine nel settore, questo vuol dire disorientamento degli utenti e possibili errori di valutazione che ricadrebbero sulla collettività che, spinta dalle campagne pubblicitarie e dai vari scenari proposti dalla politica autodefinitasi a favore dell’ambiente, potrebbe fare scelte sbagliate a costi non trascurabili, soprattutto in ambito privato.

A mettere in ordine le normative e a dare consigli, ci stanno pensando gli Ordini Professionali e i Collegi che si occupano dell'argomento. 

Gianluca Gennai

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