Rispondi
Rispondi a:
Come prassi, le mie controdeduzioni in blu.
Mi dispiace che, per non volare troppo alto, lei si fermi decisamente in basso. Al punto da non vedere cose che già si muovono e le direzioni che prendono. E non sono cose che riguardino quello spirito religioso che io, come certamente anche lei, ho perso nel tempo senza negare il concetto del re-ligare, cioè del connettere ciò che avviene quando ce ne sia ragione.
Mi spiace la deriva della conversazione che non mi aspettavo da Lei e forse dovuta al richiamo alla Religione che pare non gradisca e che voleva essere un modo di riconoscerle in positivo, certe forme dello scrivere che certamente risentono di una formazione che riconosco in quanto cresciuto in un certo ambiente formativo. Non mi dispero per aver provocato in Lei una reazione critica al punto da utilizzare l’avverbio "decisamente" in negativo. Pur con rammarico accetto la sua valutazione.
In quanto al rapporto con la Religione, non mi permetterei mai di sondare questa parte dell’anima e le chiedo di non farlo nei miei confronti. Direi che se poniamo la cosa in modo assertivo, la Religione in questo momento non è per niente fuori discussione almeno per me. Molte persone vi trovano conforto molto di più che nei nostri ragionamenti o quelli della politica, a ragione o a torto.
Dunque la Religione non é certo scomodata, se mai ne esce rafforzata se inserita in una discussione che riguarda la società, al netto che si voglia negare la potenza del credo. In un certo qual modo potrebbe essere un veicolo per dare forza alla discussione volta a rafforzare le volontà nei credenti.
Noto nel suo ragionamento l'affermazione rigida del principio di cui recentemente si sono fatti portatori molti personaggi secondo cui la democrazia si sarebbe materializzata in una sorta di aristocrazia occupata, nei seggi che decidono, da persone che fanno i propri interessi. Non a caso avevo ragionato sulla figura di Sala, assunto come campione, chiedendole implicitamente se fosse aristocratico di natura o se lo fosse diventato a causa del ruolo che ricopre.
Sulla figura del Sindaco, le ho risposto implicitamente quando ho escluso dal giudizio l’uomo che non conosco e che non mi permetterei mai di mettere in discussione per quanto si possa scindere l’uno dall’altro. Dunque come posso sapere se la sua, a mio dire, eccessiva ambizione é pregressa allo status di primo cittadino. Per questo non ho approfondito l’argomento. Non percepisco l’aristocrazia in Lui né nella politica in genere, peraltro non ho niente contro gli aristocratici perché da sempre esistenti a partire dalle gens romane e solitamente molto sopra le questioni terrene a torto o a ragione. I politici intesi come elementi di una società e non come vettori, tanto meno di democrazia, li percepisco come cittadini e dunque chiarisco la mia posizione di plebeo tra i plebei. Per questo trovo in molti di loro la negazione di se, una volta raggiunto uno scranno.
Temo, ma spero di sbagliarmi, che il suo pensiero rischi di restare vittima della separazione tra cittadini ed eletti (che peraltro sono cittadini anch'essi) di cui ho anch'io parlato, anzichè vedere come dirigere il cammino per superarla.
Assolutamente no, gli eletti sono prima dei cittadini e poi dei politici, è proprio questo il punto che converge tra noi e mi pareva fosse evidente nelle mie parole. Proprio per questo vorrei fosse un punto di partenza il cambiamento. La politica dovrebbe essere arricchita dalla partecipazione diretta della cittadinanza che mi pare anche Lei propone.
La differenza tra noi sembra essere che io ritengo che si debbano affrontare le questioni che non solo il coronavirus, ma anche a causa del coronavirus, emergono come ostacoli al superamento delle mancanze, mentre nel suo scritto non riesco a trovare proposte utili.
Ne deriva che io e Lei facciamo fatica a confrontarci ma questo ci sta quando la forma assume questa caratteristica del rispondere in modo puntuale e non superficiale. Le proposte concrete partono dal basso che Lei mi attribuisce, dunque Il mio punto di vista vede 3 fasi:
- Fare in modo che tutti siano informati sinceramente che non sarà a breve la ripartenza e per questo iniziare a muovere le strutture pubbliche e i fondi (non importa la provenienza se pubblica o privata o statale, regionale o comunale) per assistere le persone a casa in modo diretto e efficace. Dunque assumersi l’onere anche politico di questa fase d’informazione e aiuto domiciliare anche economico fin da subito, mediante la detassazione dei contributi erariali, l'abbattimento di tutte le tasse accessorie per almeno 5 mesi, il supporto alimentare mediante buoni spesa, gli strumenti di solidarietà e sussidiarità diretti. Individuazione di percorsi ludici con la finalità di alleggerire il carico sociale, come piccole deroghe per far uscire le persone da casa, magari mediante un permesso da compilare "on line", dove si potrebbero mappare i quartieri, differenziare e gestire i flussi. Mi viene da pensare alle strade alterne, con i numeri civici alterni e orari di uscita. Il sistema produttivo dovrebbe autoregolarsi sulla base delle ordinanze, mi pare questo sia già attivo. Abolizione della dichiarazione per piccoli tragitti vicino casa e controllo diretto su smartphone degli spostamenti tramite deroga sulla privacy.
- Dal momento del raggiungimento di un numero gestibile di pazienti e contagiati, dunque dal raggiungimento del punto di flesso, iniziare a riaprire alcune attività ludiche, poi le scuole elementari (su questo convergo con il sindaco) e le attività produttive di seconda e terza fascia. In questa fase sarebbe opportuno sospendere areaC e areaB per favorire la ripartenza commerciale. Riapertura totale dei cantieri infrastrutturali, civili e industriali. Ripresa delle attività nei Municipi ecc.
- Oltre il punto di flesso quando siamo in curva negativa dopo un tempo stabilito dalla scienza, riapertura di ogni attività bancaria commerciale, ludica e finanziaria, mantenendo il concetto di controllo e limitazioni fino alla certezza del completo decadimento virale. Riapertura di tutte le scuole per ordine e grado, dell’università con lezioni in aula. Dopo questa fase occorre pensare al cambiamento che dovrà riguardare l’assetto della società tutta come Lei dice. Su questo farei un copia incolla con quanto propone, cosa che io condivido in generale, poi dovremmo entrare nel merito delle singolarità. Certamente c'è da fare tantissimo.
Per Milano 2021, votazioni e per me cambio della Giunta al netto di un’inversione sui temi cardine della politica meneghina, a mio parere barricata su una visione totalmente polarizzata a favore della finanza privata. Si badi bene, non dico che essi facciano i propri interessi se parliamo in termini di soldi, né che siano in mala fede, per questo anche peggio in quanto convinti di fare il bene pubblico, alimentando alcuni degli asset milanesi e non altri, trascurando la stabilità sociale e gli interessi di tutti i cittadini a mio avviso, a favore di interessi privati extra - civis non personali.
Le chiedo quindi di aiutarmi a comprenderle meglio, in modo che, invece di disturbare la religione, si possa discutere di ciò che alimenta una partecipazione a partire da ciò che oggi la frena. Guardando possibilmente non solo a chi occupa un ruolo, ma anche a tutti noi che ne occupiamo, secondo la Costituzione, un altro non separato.
Sulla partecipazione non ho freni, neanche nei confronti del sindaco attuale, nel senso che la mia critica è volta al costruire e non al demolire, dunque se il sindaco facesse cose a mio avviso condivisibili, non esisterei a sostenerlo, non ho questo tipo di mentalità né mi preoccupa la casacca, io guardo al sindaco come a un cittadino che fa gli interessi del cittadino, attraverso una vocazione a mettersi al servizio della società, anche se con questo termine disturba la religione. Per questo, l’apparente battaglia a Sala che Lei ha voluto portare a livelli alti, contrapponendo il mio pensare al suo, non trova terreno fertile alla discussione. Se poi volessimo approfondire il tema "Sala" fino ad oggi sono ben poche le cose che condivido, ancor meno quelle in programma, e non è perché sento il camice che porta come lontano perché non ho le conoscenze dunque non avrei la "ratio", ma in lui non percepisco un calvario dell’uomo che si è fatto sindaco, dunque non vedo la vocazione. Nel mio piccolo mi impegno ogni giorno per mettermi nei panni di qualcun altro e lo faccio anche per formazione religiosa, cosa che non fanno la maggior parte dei nostri eletti, certamente parte di noi, per questo se ritenuti non adatti in ragione di un bene comune che per forza è derivante da una visione personale in senso limite ma umano, debbano essere esclusi non in quanto politici, in quanto ritenuti mancanti.
Concludo con il ringraziarlo per il confronto auspicandone uno vis a vis, quando possibile.
Gianluca Gennai
Accedi
Devi inserire Nome utente e Password per inviare un messaggio. Se non li hai prosegui inserendo il contenuto della risposta e i dati personali (nome, cognome e email) oppure Registrati