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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 01-04-2020 alle 16:06

Sono pienamente d’accordo.

Il problema è ben descritto nell’incipit, con la consueta tagliente lingua francese, poco avvezza ai giri di parole. Gli argomenti elencati sono purtroppo l’origine di quanto stiamo soffrendo oggi.  Certamente occorrerà parlarne ma vedo una complessità difficilmente trattabile a breve, per quanto sia necessario un rapidissimo cambiamento almeno in Lombardia se si vuole davvero arrivare al punto di flesso e da lì intravedere la luce minima per sperare di uscire a breve dall’emergenza.

Resterei per il momento nel dominio “municipalità e governo della città”.

La dimensione del possibile, è, a mio giudizio, molto condizionato proprio da quell’esercizio di democrazia certamente auspicabile e al tempo stesso dipendente da come la interpretiamo su di noi e rispetto agli altri, tuttavia condizionata nella sua applicazione, dagli spazi concessi dal Governo di una Città.

La penetranza che possiamo avere nei confronti, per esempio, della Giunta Comunale meneghina, a mio parere primo capitolo di una tesi che tratti del cambiamento, è proporzionale all’apertura concessa da essa, dunque quali strumenti abbiamo per incidere nelle decisioni?

In teoria molti, ma di fatto?

L’organizzazione attuale per la gestione di Milano, fa riferimento all’indirizzo dato dal Sindaco in virtù dei poteri conferitegli costituzionalmente, il quale pone le regole, ma poi tali regole o almeno le derivate, dovrebbero essere discusse con tutta la Giunta e, per la maggioranza degli argomenti con la cittadinanza, cercando il confronto e in alcuni casi giungendo all’esercizio del débat public alla Francese (non come quello approcciato di recente, giusto una tesina liceale). Partirei dal rilanciare il ruolo del cittadino in un collettivo di una municipalità ritrovata. Ad esempio, in questo periodo, che ruolo hanno i Municipi? Quali ordini hanno ricevuto dal Governo della città? Quali strumenti sono stati dati affinché essi potessero assolverli? Partirei da chiedere fin da subito ai Municipi il programma lavori, e questo potremmo farlo noi anche da remoto, dunque un’istanza diretta subito, per iniziare a ragionare su un ipotetico cambiamento.

D’altra parte l’esercizio della democrazia, inizia dal rispetto dei livelli istituzionali e dunque dalle gerarchie di Governo della Città.

Il ruolo del cittadino è fondamentale e il suo parere importantissimo, dunque partirei da un questionario capillare dove ciascuna famiglia scriva l’attuale proprio status, mi pare un buon esercizio di democrazia. Dunque un’auto diagnosi sociale, per avere una fotografia dettagliata dello status della cittadinanza e da questo primo importante obbiettivo, definire una strategia di cambiamento dei rapporti tra cittadino e istituzioni. Questo esercizio partirebbe fin da subito in parallelo a un sondaggio  economico/finanziario della città, ma su questo non dubito vi sia una disamina in corso.

Lo scostamento tra cittadino e istituzioni è possibile ridurlo facendo un esercizio di valutazione delle condizioni di ogni famiglia per capire quali strumenti siano migliori e come utilizzarli per far ripartire abbastanza bene la società, una volta superata la fase critica della pandemia. Dunque partirei da 3 punti:

  • Istanza ai Municipi per capire quale sia il loro ruolo, il loro programma e quali strumenti hanno a disposizione per intervenire sul territorio.
  • Questionario cartaceo e capillare alla cittadinanza la quale è tenuta a rispondere e formulare delle proposte per il futuro di Milano e del loro quartiere.
  • Situazione economico/finanziaria della città e relazione alla cittadinanza, tramite canali consoni al sindaco (fb video e canali istituzionali).

Sulla base del dialogo e sfruttando il momento, penserei di stabilire un contatto virtuale tra il Sindaco, gli Assessori e la cittadinanza, in modalità video (non con video fb), calendarizzandone le discipline, in modo da incentivare un dialogo funzionale alla ripartenza sociale e non solo. Mi viene in mente Skype o altre piattaforme più gradite. Questa attività è esercitabile e possibile anche dai rispettivi domicili, dunque attuabile. Per questo sarà possibile una qualche azione di sensibilizzazione.

Poi ci sarebbero le questioni più complesse ma se non sono attivi questi elementari modi di partecipazione collettiva, se vengono negati i canali di comunicazione diretti, è difficile pensare di poter realizzare dei cambiamenti a livelli superiori.

Lei cosa farebbe?

Gianluca Gennai

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