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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 10-05-2020 alle 15:52

VENGHINO SIORE E SIORI: ECCO IL MONCO DI MILANO CHE UN TEMPO FU UN GIGANTE

Il memorabile stadio Meazza/San Siro sembra sia destinato a presentarsi al mondo con una veste a dir poco deprimente e indegna per una gloria mondiale che ha fatto parlare di se tanto da essersi guadagnato l’appellativo di "scala del calcio". Lui che ha portato il nome di Milano ovunque, dalle Favelas ai piani più alti dell’aristocrazia mondiale e della finanza, dando a Inter e Milan non solo la gloria sportiva ma anche architettonica, un gioiello dei milanesi non solo dei tifosi, un luogo di culto tanto da essere inserito tra le cose da vedere per ogni turista che approdasse alla Milano della moda o del design o di qualsiasi altro evento possibile.

Non ho mai visto un progetto più indegno tanto da non essere un progetto, se mai un gioco di prestigio per poter essere approvata l’operazione con la formula: tomba libera tutti.

Sembra che di esso non resterà che un pezzo del secondo anello e una torre giusto per soddisfare la Sovrintendenza alle Belle Arti che si era espressa per conservarlo ai posteri e che altrimenti non darebbe il parere favore all’ingente operazione di finanza privata. Naturalmente non discuto dell’opera omnia, ma del modo con cui essa è imposta ai milanesi per mano della Giunta Comunale forse impossibilitata a imporsi. 

Da milanese preferirei vedere San Siro completamente distrutto e non certo esposto al mondo con questa immagine che non rende giustizia a nessuno, una scelta che non rispetta la sua storia, non celebra il suo costruttore né i milanesi di buon senso, né Milan e Inter, né i vecchi tifosi, i nostri padri e i nostri nonni che andavano allo stadio con il cuscino sotto il braccio.

Si dirà: Milano quanta fuit ipsa ruina docet (quanto grande fu Milano lo insegnano le sue rovine) ma qui non interverrebbe il tempo né la storia, ancor meno la gloria resa da una devastazione per mano della natura come un terremoto o di un Paese ostile come una guerra, se mai sarebbe la mano della finanza e degli interessi economici ma anche pubblici e la sottomissione alle regole di questa città assoggettata a quella che sembra essere l’unica regola applicabile: la convenienza, quel "mi conviene?" che non lascia spazio al ragionamento diverso, che non lascia il tempo di pensare né di ascoltare argomentazioni e idee "altre".

Perché non abbiamo demolito l’Arena o il Vigorelli? O il Pirellone decretato non restaurabile per via dei costi che supererebbero l’abbattimento, ma anche vecchi e fatiscenti palazzoni di periferia? Perché si può demolire lo stadio San Siro e non altro sé non è nell’interesse della finanza e che rientra il quel "mi conviene" di cui sopra. Mi auguro che tutto ciò sia ancora trattabile e che davvero non si decida di rendere al mondo un'immagine del Meazza/San Siro cosi indecorosa.

Gianluca Gennai

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