Rispondi a:

Inviato da avatar Gianluca Gennai il 07-07-2020 alle 19:42

Se non ora quando?

Ci sono gli Scali Ferroviari che dominano la scena della progettazione di un futuro urbano, tanto da non far dormire molte delle menti eccellenti milanesi, ma essi possono essere anche visti come una soluzione finale ai mali della Periferia se pur non lo siano.

Non dovrebbe essere difficile in tempi incerti, ripensare alle Periferie per annullarne gli stereotipi di degrado e ritardo su tutto, cosa solo parzialmente vera e tuttavia persistente, basti pensare ai tanti progressi fatti anche dal punto di vista sociale, in zone un tempo molto penalizzate dove la Società Civile ha fatto tutto da sola, rimboccandosi le maniche, attuando processi di conversione audaci e visionari per certi aspetti, fino ad interessare la politica che poi è intervenuta dando una mano e prendendosi molti dei meriti e voti per non aver fatto ma per aver detto di avere fatto.

Si dirà ma la politica serve, sì ma non questa politica.

Restano tuttavia molti quartieri dove solo grazie alle Associazioni cosi dette del terzo settore, no-profit o le Associazioni cattoliche, si possono annoverare dei progressi incredibili della Società Civile e un miglioramento tangibile della vita delle persone.

Tuttavia resiste la distanza, la diffidenza e forse la mancanza di fiducia di un riscatto possibile tra i cittadini che ci vivono, complice anche la recondita volontà di certi poteri a non avere tutta Milano, più o meno allo stesso livello, certe zone fanno comodo per parcheggiare quella parte di società meno fortunata che necessita di case a basso costo e che spesso si accontenta, sviluppando una resilienza a tutto, persino alla convivenza con parti della malavita o enclavi di degrado sociale, talvolta passivamente se non integrandone i valori negativi, subalterni ma rassicuranti per certi aspetti, a garanzia di una quotidianità senza troppi attriti o difficoltà di vario genere.

In alcuni quartieri i ragazzi non superano la scuola dell’obbligo, fanno fatica a coltivare amicizie per via della mancanza di mezzi pubblici comodi e sicuri nelle ore serali, hanno difficoltà a frequentare certi Istituti Scolastici di maggiore prestigio e dunque migliori per un eventuale escalation sociale per via dei tempi di percorrenza mattutini, dunque crescono sfiduciati e con il senso degli sfigati che certo, a 15/16 anni non giova anche per quell’autostima che a Milano è necessaria ai fini della sopravvivenza.  

In periferia non si va a teatro perché non ci sono i teatri ma soprattutto perché non c’è un trasporto pubblico efficiente che porta alcuni a frequentare teatri del centro città per esempio, con la differenza che in periferia si passano le serate appesi alla Playstation o qualche altra diavoleria del genere. Del resto come si possono frequentare i teatri con gli orari dei tram ma anche delle metro attuali. In genere chi va a teatro poi passa un’oretta a bersi una birra o fare uno spuntino e poi? Come si torna a casa? Nel migliore dei casi con un taxi a spese di mamma e papà se non andando a recuperare i propri figli, cosa che non tutti si possono permettere, c’è chi deve alzarsi molto presto, per le solite ragioni legate la trasporto pubblico poco capillare e inadeguato almeno nelle ore di punta in cui ci si sposta per lavoro o la scuola, c’è gente che abita nel Comune di Milano che impiega 1.30 ad andare a lavorare con i mezzi pubblici o 45 minuti per andare a scuola, dunque sono sempre le Famiglie che si fanno carico della questione, anche per i ragazzi che sono in età post adolescenziale certamente autonomi. La società è cambiata, non si può chiedere a un ragazzo di alzarsi alle 5 del mattino per andare a scuola alle 8.30.

E’ una priorità dare a tutti la solita possibilità di spostamento se s’intende la città come un insieme di servizi e di pari opportunità per tutti i cittadini, non ci sono scorciatoie quando si ha un corpo urbano centrico, privo di ramificazioni periferiche bilaterali e efficaci in qualsisi ora del giorno e della notte, in cui va garantita la sicurezza. I flussi sono unidirezionali e organici al produrre mai al crescere intellettualmente e a far svagare la gente in luoghi dove si possono passare dei bei momenti insieme agli altri (oggi con distanziamento e dove non è possibile con la mascherina). Dunque bisogna partire da ripensare il trasporto veloce come le metropolitane o con altri modi anche con l’innovazione, con visioni, poi c’è chi ha la fortuna di poter accompagnare la prole in auto, ma questa è una prerogativa personale, non un obbligo imposto da una deficienza gestionale del sistema di trasporto pubblico. Peraltro come si può pensare una città senz’auto quando non hai un trasporto pubblico adeguato a tutte le esigenze dei cittadini. Non ci devono più essere le periferie ma solo la Città e la sua gente, tutti con le stesse opportunità e gli stessi algoritmi di efficienza ma anche di crescita proprio per Milano, per farla ripartire, per farla progredire verso un’idea di Città nuova che guarda le grandi Metropoli su cui oggi si specchia forse con un tantino di presunzione ma con la potenzialità per essere alla pari. Occorre correggere gli sbagli fatti fino ad oggi dalla politica e dalla Società dominante, occorre che tutti i cittadini siano protagonisti e attori attivi della propria vita, senza dover dipendere dalla geografia urbana ne' dai pregiudizi, dunque c’è bisogno di sovvertire l’ordine, di coraggio e di capacità nuove, con cui progettare il futuro di Milano, ed oggi si deve fare questo non domani quando potrebbe essere troppo tardi.

Gianluca Gennai

Accedi

Devi inserire Nome utente e Password per inviare un messaggio. Se non li hai prosegui inserendo il contenuto della risposta e i dati personali (nome, cognome e email) oppure Registrati

L'accesso a questo sito è possibile anche per gli Aderenti alla Rete Civica di Milano selezionando nel menu a tendina la voce "Aderente della Rete Civica di Milano".

Contenuto della risposta