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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 04-01-2021 alle 13:14

Di recente molti sostenitori della congettura secondo la quale ci sarebbe una relazione forte tra inquinamento e diffusione del virus Covid-19, hanno alzato la bandiera green su Milano, sostenendo che l'inquinamento della città sarebbe un veicolo di diffusione pontentissimo della pandemia a ragion propria. Con questo metodo di dissuasione di massa, l'intento è quello di far passare ogni attività volta alla riduzione del particolato, come corretta e assultamente da mettere in atto, anche senza troppi studi o accertamenti di buon senso.

Molti di loro, alcuni anche autorevoli voci politiche, non avendo basi scientifiche, hanno attuato il solito percorso di dissuasione senza alcun fondamento, ma solo giocando sulla paura delle persone, giusto per ribadire il fatto che ha Milano occorra una svolta radicale verso le scelte green del tutto condivise e incentivate anche di questa giunta.

A parere dello scrivente, sia pure sostenitore di una città a basso tasso d'inquinamento, sarebbe opportuno che chi parli sappia cosa stia dicendo, soprattutto quando si ha il governo di una città di 1.500.000 abitanti e si è un punto di riferimento per la nazione intera.

Un recente studio, condotto dall’Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac), sedi di Lecce e Bologna, e dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente-Arpa Lombardia, dimostra che particolato atmosferico e virus non interagiscono tra loro. Pertanto, escludendo le zone di assembramento, la probabilità di maggiore trasmissione in aria del contagio in outdoor in zone ad elevato inquinamento atmosferico appare essenzialmente trascurabile.
La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Environmental Research, è stata condotta analizzando i dati, per l’inverno 2020, degli ambienti outdoor per le città di Milano e Bergamo, tra i focolai di COVID-19 più rilevanti nel Nord Italia.
“Tra le tesi avanzate, vi è quella che mette in relazione la diffusione virale con i parametri atmosferici, ipotizzando che scarsa ventilazione e stabilità atmosferica (tipiche del periodo invernale nella Pianura Padana) e il particolato atmosferico, cioè le particelle solide o liquide di sorgenti naturali e antropiche, presenti in atmosfera in elevate concentrazioni nel periodo invernale in Lombardia, possano favorire la trasmissione in aria (airborne) del contagio”, spiega Daniele Contini, ricercatore di Cnr-Isac (Lecce). “È stato infatti supposto che tali elementi possano agire come veicolo per il SARS-CoV-2 formando degli agglomerati (clusters) con le emissioni respiratorie delle persone infette. In tal caso il conseguente trasporto a grande distanza e l’incremento del tempo di permanenza in atmosfera del particolato emesso avrebbero potuto favorire la diffusione airborne del contagio”.
Nella ricerca sono state stimate le concentrazioni di particelle virali in atmosfera a Milano e Bergamo in funzione del numero delle persone positive nel periodo di studio, sia in termini medi sia nello scenario peggiore per la dispersione degli inquinanti tipico delle aree in studio. “I risultati in aree pubbliche all’aperto mostrano concentrazioni molto basse, inferiori a una particella virale per metro cubo di aria”, prosegue Contini. “Anche ipotizzando una quota di infetti pari al 10% della popolazione (circa 140.000 persone per Milano e 12.000 per Bergamo), quindi decupla rispetto a quella attualmente rilevata (circa 1%), sarebbero necessarie, in media, 38 ore a Milano e 61 ore a Bergamo per inspirare una singola particella virale. Si deve però tenere conto che una singola particella virale può non essere sufficiente a trasmettere il contagio e che il tempo medio necessario a inspirare il materiale virale è tipicamente tra 10 e 100 volte più lungo di quello relativo alla singola particella, quindi variabile tra decine di giorni e alcuni mesi di esposizione outdoor continuativa. La maggiore probabilità di trasmissione in aria del contagio, al di fuori di zone di assembramento, appare dunque essenzialmente trascurabile”.

In allegato il comunicato stampa del CNR che ricevo regolarmente, essendomi occupato di energie green, con 2 ex compagni di studio, vincendo un concorso europeo nel 2013, con una start-up per il progetto innovativo SERVENTO, oggi presso  l'Università di Pisa, Dipartimento di Ingegneria  DESTEC.

Gianluca Gennai

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