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Inviato da avatar Beatrice Rossi il 08-01-2021 alle 08:16

Recensione:

"Errore di Sistema" - Edward Snowden

Si chiama Errore di sistema il primo – e, sinora, unico – libro dell’informatico statunitense Edward Snowden, nato nel 1983 nel North Carolina in seno ad una famiglia di servitori della patria: gli antenati dei suoi genitori, entrambi nella guardia costiera, annoverano tra le loro fila pionieri, politici e militari di carriera. Un curriculum a primo acchito ironico per un uomo che attualmente è esiliato in Russia con l’accusa di avere tradito il proprio paese rivelando segreti di Stato. Per comprendere come sia finito in questa situazione, nel suo libro Snowden ripercorre tutta la sua vita, mettendola a nudo anche nei suoi aspetti più intimi.

Egli racconta la sua precoce fascinazione nei confronti del mondo informatico, confessa una fiducia non ancora scomparsa nell’ideale originale di una rete internazionale (inter-net, la rete tra le reti) in grado di mettere in collegamento persone provenienti da tutto il mondo, di costituire quella “social catena” di cui parlava due secoli prima Giacomo Leopardi. Per il giovane Snowden è dunque una scelta naturale quella di perseguire una carriera nel mondo dell’IT e, dopo l’11 settembre, questa scelta si fonde con la volontà di servire lo Stato – o meglio, il bene comune.

Infatti, a mano a mano che Edward Snowden ottiene le autorizzazioni per accedere a programmi e file sempre più classified (riservati), inizia a notare una discrepanza tra Stato e bene comune. Lo Stato che Snowden vuole servire è uno Stato di diritto e di libertà, è l’America democratica di Walt Whitman. Eppure, quando si imbatte in file che documentano l’esistenza di un programma di raccolta dati indiscriminata e autorizzata, non può fare a meno di confrontarsi con una crisi: una crisi dei suoi ideali, una crisi di uno Stato, ma anche una crisi mondiale che si articola in una diamantata serie di sfaccettature. Il contesto intorno alla crisi di coscienza personale di Snowden parte dunque da una crisi dei valori statunitensi che vede una nazione in declino impegnarsi nella tortura e nelle discussioni atte a giustificare l’uso della tortura stessa per poi arrivare alla crisi economica occidentale che stiamo ancora digerendo, nonché al lento acuirsi della collasso dell’ambiente planetario. Forse però il passar del tempo ci farà collocare la storia di questo solitario patriota nella crisi epistemologica che accompagna la crisi dello stesso concetto di democrazia e della natura dell’informazione.

Colpisce pertanto come questo libro permetta di apprezzare l’uomo dietro al cittadino; un essere umano fallibile che non sa quale sia la scelta giusta, e che non può confrontarsi con altri se non con uomini e donne del passato che prima di lui hanno intrapreso la strada del whistleblowing. E sarà proprio questa la strada che Edward Snowden imbocca senza possibilità di tornare indietro quando, da una camera d’albergo a Hong Kong nel 2013, rivela al mondo l’esistenza di un programma di sorveglianza di massa. Dopo questa rivelazione molte cose sono cambiate, sia in termini di privacy che di libertà (lo stesso Snowden è a capo della Freedom of Press Foundation), ma resta ancora tanto lavoro da fare.

Il titolo originale del libro, Permanent Record, è un riferimento al bruciarsi della reputazione (la fedina scolastica indelebile) e al suicidio sociale ai quali la resipiscenza di Edward lo spinge. È qui la chiave di lettura dell’apparente paradosso di un patriota statunitense esiliato in Russia, la nazione che forse più di ogni altra propone nella rete tra le reti informatiche un codice di comportamento in contrasto ma in comunicazione con la “internet” dei GAFAM (e dei paesi occidentali nell’orbita dell’internet dominata dagli Stati Uniti). L’apostasia estrema fonda le radici in una fede estrema nel sogno americano.

In conclusione, emerge dalle pagine di Errore di sistema una lucida analisi che unisce storia statunitense recente, considerazioni sullo stato di diritto e – necessariamente – sulla tecnologia e sui nostri dati. Fin dove può spingersi uno Stato nella difesa dei suoi cittadini? Qual è il limite oltrepassato il quale la raccolta dati smette di essere legittima e inizia ad assomigliare pericolosamente alla sorveglianza dei teleschermi descritta in 1984? Come rendersi conto della corruzione di un sistema, e come denunciarla? Sono questi alcuni dei punti su cui Snowden si ferma a meditare, accompagnando il lettore verso una presa di coscienza in stile Matrix, ricordandoci che la legittimità del potere viene meno se i cittadini non hanno a disposizione gli strumenti per valutare la situazione.

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