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Inviato da avatar Cinzia Corti il 11-01-2021 alle 12:04

Caro Oliverio,

Ho letto tutti gli interventi già pubblicati, in cui ho trovato come sempre tante belle idee e tutti i limiti della faccenda. 

Concordo con la maggior parte delle opinioni  di  Gianluca Gennai, con gli articoli elencati da Giulio Beltrami nell'altra discussione correlata. Ho le mie idee sull’inclusione sociale vs inclusione digitale. Come tutti sono consapevole dei rischi di  manipolazione sull’utenza attuata dai Social e dell’aberrante uso dei dati perpetrato a nostre spese. Concordo anche sulla tua idea “L'unica via di uscita per non lasciare il mondo e Internet nelle mani di una manciata di super potenze aziendali (che di fatto hanno annullato la democrazia che era insita nella filosofia stessa di Internet ai suoi albori) è rivalutare la telematica civica e creare social network civici.”

Argomento impegnativo. Solleciti e io rispondo concretizzando la discussione. 

Evito le disquisizioni bizantine di lana caprina e arrivò al sodo, che credo sia poi quello che maggiormente  possa interessare partecipaMi.

Facciamo un po’ d’ordine e dividiamo gli argomenti perché vorrei evitare il calderone che conduce spesso a interessanti deliri teorici quanto improduttivi: ognuno aggiunge un ingrediente che ritiene importante alla discussione e finiamo per ritrovarci a cuocere un minestrone tipo quello che  “Tre uomini in barca” mettono insieme grazie anche al succulento contributo del loro cagnetto Montmorency…. (Se non ricordo male una scarpa) 

 

Direi che l’argomento ha 5 filoni da sviscerare.

Ecco alcuni punti su cui discutere, con alcuni accenni introduttivi della discussione (in grassetto i punti più delicati); spesso i punti interagiscono tra di loro:

 

1) FINALITA’

2) TARGET

3) METODO:   GESTIONE - LIMITAZIONI

                        LIBERTA’ e SERIETA’ delle INFORMAZIONI

                        UNA SCUOLA DI COME SI USA LA RETE

4) COMPETENZE e REGOLE

5) SOPRAVVIVENZA

 

1) Da ignorante tecnologica quale sono, direi che  prima dobbiamo stabilire le FINALITA’ a cui la parte tecnica deve “rispondere”. Quindi l’interessante articolo proposto da Roberto Re della Columbia University in cui si propone un ritorno ai vecchi sistemi dei protocolli e l’abbandono delle piattaforme, ammesso e non concesso che sia possibile, per il momento lo accantoniamo.

 

A noi serve un luogo virtuale in cui:

- le persone scambino idee e si confrontino su determinati argomenti

- si possa dare una corretta informazione anche su quello che è la rete e le sue insidie

- si possa creare un clima di partecipazione civica

- si possa diffondere la cultura del civismo

- si abbia piacere e voglia di partecipare*

 

* Il maggior competitor è FB.  Perché uno va su FB e non su partecipaMi? (Cfr. Punto 3) Le persone vanno su FB perché hanno un giro di amicizie con cui condividono argomenti, vita, curiosità.  Un luogo easy in cui trovarsi a casa dopo la giornata di lavoro  e, ora, con cui sopportare il peso del lockdown. L’effimero e la presunzione di fare politica scrivendo un post ogni tanto commentando un argomento di attualità.

FB lusinga l’autostima (spesso malriposta) di molti.

Anche FB propone Condivisione e Partecipazione di argomenti ma in modalità più accattivante, meno strutturata e molto meno qualificata. Ovviamente le finalità sono diverse da quelle di partecipaMi, ma non arricciamo il naso sdegnati. Forse potremmo utilizzare maggiormente FB? Uno specchietto per allodole che una volta acchiappate atterrano sulla piattaforma di partecipaMi? Perché no? Non dobbiamo dimenticare il punto 5) e neppure che questo ci darebbe maggior possibilità che

- si allarghi il numero di partecipanti!!!

 

Dobbiamo far venir voglia di usare parteciapMi. Le persone che utilizzano la piattaforma partecipaMi sono per la maggior parte persone che conoscono già il servizio, forse lo sovvenzionano anche.  Ecco che allora se vogliamo le finalità elencate siano raggiunte dobbiamo allargare la rete, individuando le nostre debolezze. Aprirci al nuovo. E far vedere il valore e la differenza che c’è con FB/Twitter/ecc.

 

2) TARGET In base alla risposta  avremo diversi metodi di intervento, ma bisogna essere onesti e stabilire questa cosa.  Chi vogliamo raggiungere?   Gli attuali soci?  Vogliamo pilotare la piattaforma verso un gruppo  particolare di partecipanti? Chi?

L’intellighenzia milanese?

Gli amici degli amici?

Una base ampia, eterogenea?

 

3) METODO

GESTIONE e LIMITAZIONE Una differenza fondamentale con FB è l’immediatezza della pubblicazione. Questa cosa è un vero limite, ma una redazione è necessaria per non diventare una piattaforma Rousseau, per non avere troll che infastidiscano con provocazioni fini a se stesse.  Il grande pregio e il grande limite di FB è proprio questo: tutti possono scrivere di tutto. Un’enorme cloaca in cui  il vero e il falso, l’oggettivo e il soggettivo si mescolano in un improbabile pretesa di fare informazione.

 

E allora?  Troviamo delle soluzioni! Qualche idea per farsi conoscere? 

  • Uno manda un commento sulla  pagina FB e c’è una redazione che lo invita a pubblicare un pezzo su partecipaMi? Può funzionare? Un doppio binario con FB? Oppure
  • Organizzare eventi  (in videoconferenza) per farsi conoscere, su temi particolarmente attuali?
  • Chiedere alle varie zone se hanno temi caldi in cui partecipaMi può essere utile per un battage pubblicitario? Essere più produttivi verso l’esterno? Magari lo siamo già.
  • Bambini!! La chiave di volta per aprirsi alle famiglie. Una indagine sulle situazioni scolastiche in pandemia e i servizi  attivati  per le fasce deboli nelle singole zone.
  • Una newsletter da far girare
  • ……….

 

3.a) LIBERTA’ e SERIETA’ delle INFORMAZIONI

Un punto critico. Andrebbe tutto in grassetto. Nevralgico.  (Cfr punto 3) Dobbiamo fare chiarezza su cosa vuol dire Libertà di informazione e di partecipazione senza essere inconsapevoli strumenti  della rete dei social che si arricchiscono sui  commenti dei partecipanti. Essere una scuola di libertà che chiarisca  senza cadere nelle tesi dei complottismo tanto di moda che i rischi ci sono, ma che la soluzione non è rinunciare ad esprimersi, così come non è l’acritica partecipazione a commenti incontrollati.

3.b)  UNA SCUOLA DI COME SI USA LA RETE, come si verificano le informazioni, come vanno redatte le info per essere attendibili ecc. ecc. questa può diventare una mission di partecipaMi. Far capire cos’è la CONTROINFORMAZIONE.

Far capire bene  la differenza tra un Social e la nostra Piattaforma.

 

4) CONSAPEVOLEZZA E REGOLE  Internet alimenta il delirio di onniscienza che solo un ignorante doc può accarezzare, ma ciò detto dobbiamo garantire la libertà di parola a tutti, se la finalità è quella di aprire al civismo partecipato. Ovviamente una piattaforma che raccoglie persone affini è più facilmente gestibile di una piattaforma in cui il livello culturale è vario. Il rischio però è di cantarsela e suonarsela. E di compiacersi pure.

RISCHIO: ritrovarsi in una piattaforme elegante e radical chic in cui far risuonare la propria cultura in una cerchia ristretta di conoscenze e di addetti ai lavori.

Va combattuto  sia l’inconcludente edonismo autocelebrativo che trasforma l’antico “cogito ergo sum” in un “pubblico ergo sum”, il delirio di onnipotenza comunicativa  che anziché  attrarre e incentivare la discussione  allontana e infastidisce. Quindi vanno forse ricordate alcune regole:

a) semplificare il linguaggio non vuol dire appiattire il concetto: parlare a tutti è una difficile arte non sempre direttamente proporzionale al grado culturale raggiunto, anzi talvolta più si è colti più si utilizzano tecnicismi anche senza accorgersene;

b) Accorciare e schematizzare i concetti: una volta che ci siamo assicurati che il concetto base sia chiaro, diamo la possibilità agli altri di intervenire, apportando un’angolatura diversa.

c) Ricordarsi che non stiamo pubblicando un paper su una rivista scientifica, stiamo proponendo una conversazione. Solo se interessa sarà raccolta.  Solo se chi legge pensa di aver qualcosa da dire  si avvierà la discussione.

 

5)  SOPRAVVIVENZA

La chiave del futuro è allargarsi, trovare fondi. Ho già detto tempo fa che secondo me gli Enti  politici locali dovrebbero sovvenzionare partecipaMi perché svolge un servizio che dovrebbe essere ritenuto fondamentale da ciascun  politico vero.  Mala tempora currunt.

E allora troviamo iniziative. Fundraising, nuovi soci, nell’attesa che il civismo colpisca anche i nostri politici.

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