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Inviato da avatar Giulio Beltrami il 04-06-2021 alle 09:34

Oltre la discussione sulla inattualità di certe tesi, della fin troppo esaustiva relazione del nostro ottimo dr. Vettorello, mi pare che abbiamo ancora una volta verificato la dialettica, fra approccio “riduzionistico” della Scienza e “olistico” della Filosofia.

Basta considerare l’origine della Scienza, con Galileo & C., per apprezzare il metodo scientifico che cerca di limitare, intellettualmente e sperimentalmente, la moltitudine di cause circostanti i fenomeni, per aumentare la comprensione, ma perdendo così quote di realtà: mettendo fra parentesi ad esempio attriti e influssi lunari sul corpo in caduta, libera o sul piano inclinato.

Così come la propensione a trattare sistemi semplificati, perché chiusi e isolati: dal corpo nero all’universo.

Ma quando la Scienza o meglio gli scienziati superano tali limiti, per occuparsi di tutto o del tutto, sconfinano in una filosofia intenzionata a spiegare le parti a partire dal tutto.

Ciò accade ai confini della Scienza, nella cosmologia (sul tutto), nella costituzione della materia (sul nulla), nella biologia (sull’organismo) e nella psicologia cognitiva (sulla mente).

Ma “nulla”, “organismo” e “mente” non dovrebbero essere considerati “cose”, ma “funzioni” di processi generativi - materia, vita e pensiero - spiegabili (scientificamente) nell’ambito di illimitati limiti a cui il “tutto” sfugge, anche per i teoremi di incompletezza alla base del pensiero.

Principio antropologico e progetto intelligente (alias creazione) sarebbero un ultimo e il primo tentativo di MOTIVARE un universo che pure CONSTATIAMO oggetto di “evoluzione biologica naturale” e soggetto di “ricerca & sviluppo umani” di/per se stesso, quindi AUTONOMO e APERTO: di crescente complessità, anche dal suo stesso interno (“C’è tanto spazio laggiù in fondo” Richard Feynman).

E’ così difficile pensare ad un universo auto-creante-si (autopoietico), invece di uno creato da chissà chi, chissà come?

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