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Inviato da avatar Giulio Beltrami il 08-06-2021 alle 09:49

Enrico Redaelli ha giustamente demolito il pregiudizio del “denaro sterco del diavolo”, mostrando come la moneta sia radicata nell’economia e società umana: dalle conchiglie fino al bitcoin, passando dall’argilla e carta.

Ne ha sostenuto la neutralità, rispetto all’uso e all’abuso, in quanto “vuoto” (io direi catalizzatore) necessario alla dinamica economica.

Ma se, come si è detto, il ristagno della circolazione sanguigna provoca trombosi (coagulo), troppa aria in arteria provoca embolia.

Credo che l’endemica crisi italiana, enfatizzata dalla pandemia, sia risolvibile superando la maniacale monetizzazione dei rapporti tra vita e lavoro che, dagli anni ‘80, ha indotto imprese e enti pubblici, con la complicità di sindacati e politici (“La società non esiste: esistono individui, uomini, donne e famiglie” Margaret Thatcher 1987), a sbaraccare il welfare del dopoguerra, rinunciando a benefici concreti, come mense, panettoni, infermerie, colonie e abitazioni, per dipendenti e cittadini, per qualche soldo in più nel portafoglio, erodibile dall’inflazione o sperperabile.

Basta parlare sempre di soldi! Convertiamo sussidi, prebende, tasse e stipendi in servizi utili alle persone, alle famiglie e alle società, e accorciamo le catene monetarie, con forme di baratto favorite da nuove tecnologie e metodologie, come smart contract (https://it.wikipedia.org/wiki/Smart_contract), banca del tempo (https://it.wikipedia.org/wiki/Banca_del_tempo), ecc.

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