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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 20-07-2021 alle 09:59

Sig.Fiocchi,

intanto la ringrazio come cittadino, perchè essere attivi anche solo per denunciare delle situazioni, significa sentirsi parte di una comunità.

L'inadeguatezza del sistema, un sistema che risponde alla logica della verticalità invece che dell'orizzontalità, determina, come Lei ben sa, un enorme problema di gestione delle situazioni di quartiere, per le quali i municipi, anche se dotati di capacità sia tecniche che politiche, non hanno abbastanza fondi, ne autonomia per gestirle.

E' del tutto evidente che un sistema come quello italiano, basato sul patto di stabilità, rende difficile la gestione dei bilanci, e per le scuole spesso non si stanziano fondi necessari, quei pochi, oltrettutto, sono spesso mal gestiti o peggio. 

Per questo ho fatto cenno a un'azione sul privato, una forma di partecipazione economica che il Comune, visti gli enormi interessi che girano sul "real estate" a Milano, potrebbe istituire come conditio sine qua non, già in fase di trattativa delle concessioni dei grandi piani di riqualificazione o comunque su certi valori edificatori, ad esempio una quota parte su tutti i progetti della città, a favore di un fondo scuola.

Infine, il Governo della Città, dovrebbe iniziare a delocalizzare i poteri ai Municipi, fino ad occuparsi solamente delle grandi opere interquartiere, dando concretezza all'istituzione della Città Metropolitana e al ruolo dei municipi, i quali si trovano attualmente in enorme difficoltà.

Milano ha circa 1.350.000 abitanti, divisi su 9 municipi (semplificando), dunque ciascun municipio ha da gestire circa 150.000 abitanti (una città italiana).

Ciascun municipio, ogni hanno fa un piano d'interventi e riferisce al Governo della città, da qui si parte. 

Cosa dobbiamo dire?

Serve un cambio radicale del sistema, un rinascimento, un nuovo "sistema città", nuove progettualità, a mio parere lontane dalle logiche con cui è stata gestita la res publica negli ultimi anni e soprattutto non sembra ci siano evidenti argomenti di prospettiva, mentre lo sono le Olimpiadi, lo Stadio, gli Scali Ferroviari, l'area ex-Trotto sempre a San Siro, Cascina Merlata, Santa Giulia, Mind, enormi progetti sui quali il cittadino milanese non ha ne' una visione nitida, ne' un potere d'intervento significativo (fatti salvi alcuni comitati di quartiere, forse equipaggiati meglio di altri di figure influenti  sul panorama politico e mediatico).

Ebbene, se si parlasse di utilità pubblica, come la declineremmo?

Su una città che subisce il controsenso del processo di sviluppo sostenibile, un processo edificatorio, quando l'inurbazione è praticamente di segno opposto e il primo cittadino dice di essere total green, cosa dovremmo dire?

Qual è il senso del costruire grossi Building center, quando la pandemia ha fatto capire alle grosse società, che lo smart working è una soluzione ottimale per ridurre i costi?

Alla luce della realtà in cui si dovrà confrontarci, i processi finanziari, definibili primari per Milano, devono essere utilizzati a favore del bene pubblico, con maggiore piglio e determinazione da chi governerà Milano dopo ottobre 2021.

Ecco le scuole pubbliche, la base della crescita e dell'integrazione di un nuovo milanese, multietnico e pluriculturale, eppure tutto questo non è nell'agenda dello sviluppo sostenibile di una Milano 2030 o 2050, come se lo sviluppo non avesse come base, le nuove generazioni evidentemente in via di sviluppo, che hanno bisogno di nuove scuole, di strutture sportive dove possano fare sport a costi contenuti, di spazi dove integrarsi a partire da processi formativi e aggragativi, oggi demandati agli oratori (meno male che ci sono e funzionano).

Gianluca Gennai

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