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Inviato da avatar Giulio Beltrami il 11-11-2021 alle 22:47

E' più facile dire cosa NON siano "cittadinanza attiva" e "partecipazione", constatando che in realtà a gran parte di noi stanno bene le cose come stanno, basta potersi lamentare (degli altri) mentre alcuni pretendono di cambiare il mondo, dimenticando che di buone intenzioni è lastricato l'Inferno.

Sono questioni complesse, come si desume dalla caterva di diritti e doveri nel Regolamento dietro il "Modulo iscrizione all'albo dei Cittadini Attivi", che questa utile discussione mi ha fatto conoscere.

Atteso che chi invoca la democrazia diretta non ha mai partecipato a una riunione di condominio, mi limiterei al detto "non pretendere cosa possa fare il tuo Paese per te, ma almeno una volta al mese chiediti cosa potresti fare TU, per il TUO Paese".

E' difficile in un Paese ove le tasse, mezzo ideale di partecipazione e solidarietà, sono brutte, il volontariato è bello, anche se copre precarietà e sfruttamento, e ad ogni elezione si pretendono Politica e politici proni ai propri interessi e preferenze.

Personalmente intendo questa scalata alla partecipazione e cittadinanza attiva:

0) Combattere razzismo, xenofobia, sciovinismo e guardarsi da certi puri benpensanti
1) Sopportare le tasse e fare un po' di beneficenza.
2) Votare sempre, almeno per il meno peggio, invece di pretendere l'ottimo o credere a imbonitori improvvisati, per egoismo, disfattismo o protesta.
3) Tenersi informato sulle iniziative dei propri eletti, pretendendo di poterne discutere.
4) Protestare nei casi di cattiva amministrazione, senza scavalcarla da vie traverse.
5) Fare volontariato discutendolo sulle reti sociali

A proposito non capisco l'accanimento contro le reti sociali generaliste: sorprendenti e meravigliose applicazioni socio tecniche, da usare per quello che sono, così come altre meglio orientate, ad esempio partecipaMi.
Sarebbe come prendersela con bar, piazze e parchi perché ospitano chiacchiere e manifestazioni sguaiate.
Ultimamente mi sono permesso di criticare Greta su Facebook, come parolaia a sua volta, nell'accanirsi sui governi, ignorando le nostre miserabili resistenze ai cambiamenti.
Oggi sento che ha finalmente capito che la crisi ambientale deve essere l'opportunità di innalzarla ad una agenzia sovra nazionale, in grado di destreggiarsi tra governi, corporazioni e popolazione.
Dove discutere di queste cose, se non al bar Zuckerberg?

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