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Tutto vero quello che dici e tutto vero anche quello che dice Enrico Fedrighini.
Ma non c'è più tempo per dibattere di quello di cui si sarebbe dovuto dibattere molto tempo fa.
Ora abbiamo un'emergenza che è quella di fermare un treno in corsa che vede nel Meazza il nodo attraverso il quale riaffermare la centralità di un bene comune e la mancanza di qualsiasi motivazione intelletualmente onesta che giustifichi l'interesse pubblico di un'operazione in tutto e per tutto privata.
I punti fermi devono essere: 
1 Milano ha una  stadio pubblico che tale deve rimanere. Adeguandolo alle esigenze delle squadre di calcio e non a quelle dei fondi immobiliari.
2 L'operazione perchè possa essere definita di interesse pubblico deve concretizzarsi grazie a una regia pubblica che tenda a risolvere le esigenze dei cittadini e non di una minima parte di essi.
Su questo può concentrarsi il dibattito pubblico richieso dai Verdi, su questo l'azione del Comitato Sì Meazza, su questo il questito referendario, su questo tutte le diverse azioni che stanno nascendo di giorno in giorno.

Posti questi paletti potremo riaprire tutti i tavoli e i processi di studio dell'ambito territoriale più esteso. 
Ma dovremo farli liberi dalle false motivazioni di due Fondi Esteri e convinti di poter lavorare in estrema trasparenza.

Per questo sono più che fondati i timori di chi, come Gabriele Mariani, teme che dietro la rischiesta, sicuramente in buona fede, di ampliare il perimetro di interesse ci sia il pericolo di posticipare e rendere improponibili delle azioni di maggiore incisività, come il dibattito pubblio o il referendum.