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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 28-02-2022 alle 00:16

Apud antiquos nihil gerebatur, nisi auspicio prius sumpto: presso gli antichi nulla si operava senza aver cercato prima l’auspicio.

Continuiamo ad avere buonsenso anche davanti a chi il buonsenso l’ha perduto.

L’ultima minaccia di lasciare il cerino nelle mani del Comune di Milano con uno stadio senza squadre dunque senza un ristoro economico sui costi di gestione e manutenzione, peraltro con commento di Sala preoccupato rispetto a questa prospettiva, riporta in luce l’assetto di questa giunta: primum non nocere alle casse del comune, anche a costo di svendere Milano ai privati, cosa oramai consolidata. Benché questo sia un buon pensiero di stabilità economico/finanziaria, se si pensasse da buon padre di famiglia, è come dire: perché dovrei investire in una casa per i figli, facendo un mutuo, se poi essi decidono di andare altrove? Certamente ognuno di noi ha il diritto di fare come meglio crede, ma essere li primo cittadino di Milano impone ben altro metodo di valutazione. Milano è dei milanesi annessi e connessi. Il fatto di essere eletto in modo diretto, giusto per ricordarlo, con votanti sotto il 50% degli aventi diritto, da delle responsabilità non dei diritti (il 51% non era certo a favore di questo sindaco, percepito purtroppo come il male minore), ma si sa, i difetti sui muri si vedono alla luce del sole.

Trovo tutto questo di uno svilimento infinito e i commenti che leggo sono di grande preoccupazione per un possibile punto di non ritorno. Si ha la sensazione che l'unica personalità in campo, sia quella del maire milanese.

Ora, ammesso e concesso che lo stadio sia stato costruito per i due club, dunque il senso di esso è vero solo se è vero che le squadre continuino a giocarci, oggi è tuttavia un bene pubblico dunque dei cittadini di Milano. Sono loro che devono decidere se esso possa essere tollerato come eredità non produttiva ma culturalmente necessaria per la storia e la memoria di una comunità o se invece possa essere oggetto di una trattativa basata sul ricatto, con un progetto mai presentato dunque un salto nel buio, in cui un’identità popolare si trasforma in bene di baratto, dunque gioielli di famiglia e patrimonio della cultura sportiva ma anche sociale di una comunità milanese, di fronte alla nullità di due società nelle mani di culture lontane e prive di senso profondo dei valori storici che invece hanno da sempre caratterizzato la civiltà italiana. Giusto per citare la cosa, recentemente un collega francese, finalmente interessato a Milano dal punto di vista turistico, mi ha chiesto come arrivare a San Siro per vederlo oltre alle inestimabili bellezze del Duomo e del Castello Sforzesco. Tutto questo mi tocca come milanese, e penso che se le squadre non ci giocassero più, sarebbe un grande dispiacere ma me ne farei una ragione, come peraltro ha fatto il Comune di Torino per lo Stadio Comunale ma anche il Superga, per anni abbandonato e poi recuperato a spese del comune, nonostante la Juventus si sia fatta un proprio stadio. Meglio un San Siro vuoto sul quale fare una sottoscrizione per un riutilizzo e un progetto di riqualificazione che punti ai cittadini, che un San Siro distrutto e con lui le speranze di una Milano per i milanesi. Sapete quanto costerebbe la manutenzione di San Siro all’anno? 10milioni di euro per voce di Sala, dunque 6,6 euro l’anno per ciascun cittadino milanese considerando 1.500.000 residenti. Apriamo un conto corrente in cui arrivino i contributi per San Siro dove si potrà fare altro, concerti, avvenimenti sportivi diversi, altri sport ecc.

Io credo che l’identità e la sovranità del popolo milanese possa valere questa spesa e che non mi pare valga quanto la resa.

Sala e i suoi conti da ragioniere più che da primo cittadino di una grande città come Milano, possano andare a farsi benedire insieme alle mire dei colossi cinesi che tengono alla gogna Inter e Milan, dando giusto quel minimo di ossigeno per non morire così come pensano di fare con il loro insensato progetto di sfruttamento del territorio di un quartiere per anni trascurato e solo a fronte di un interesse privato per paradosso ritornato ad essere di interesse pubblico con tanto di veto. E' l'ora che i cittadini tornino ad avere le tutele e che siano i loro interessi il primo e unico obbiettivo delle politiche di questa Giunta che pare davvero abbia completamente perso il buon senso, lasciando la città facile preda di speculatori e grossi gruppi finanziari esteri che certamente fanno il loro interesse difficilmente coincidente con gli interessi dei normali cittadini milanesi.

Gianluca Gennai

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