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Inviato da avatar Corrado Angione il 30-06-2022 alle 16:40

Milano, 30 giugno 2022

Alla VIII commissione “Agricoltura, montagna, foreste e parchi”
del Consiglio regionale della Lombardia

Contributo per audizione in merito al PdL 218/2022 (Modifiche al TU delle leggi regionali in materia di istituzione di parchi) sulla disciplina del Parco Agricolo Sud Milano.

“Il Parco Agricolo Sud Milano, istituito con legge regionale n. 24 del 1990, oggi sostituita dalla legge regionale n. 16 del 2007, e affidato in gestione alla Città metropolitana di Milano, comprende le aree agricole e forestali di 60 comuni, per un totale di 47.000 ettari.
La normativa regionale lo classifica come parco agricolo e di cintura metropolitana, evidenziando così la sua posizione geografica, a ridosso di una grande metropoli, in un contesto densamente urbanizzato. Il parco presenta per la sua natura tutti i caratteri tipici degli spazi periurbani svolgendo un ruolo di connessione tra le aree naturali e la matrice agricola al suo interno, mentre per la sua collocazione geografica rappresenta il corridoio ecologico naturale est - ovest tra il bacino imbrifero del Ticino e quello dell’Adda”.

E’ questo l’incipit della presentazione del parco. Rimarca il suo carattere di parco tipicamente di dimensione di scala metropolitana. Dei 133 comuni che compongono la Città Metropolitana, ben 60 sono inclusi nel territorio del Parco Agricolo Sud (cioè quasi la metà dei comuni dell’Area metropolitana!). Un unicum che lo caratterizza e che non si riscontra in nessuno degli altri parchi lombardi.

Un rapporto strettissimo quindi con il suo territorio e con chi ne fa parte: i Comuni, i cittadini, gli agricoltori e le associazioni ambientaliste, i consumatori, che ha generato negli anni un’attrattività per la città di Milano dovuta alla presenza e alla relazione con il parco.

Ragione per la quale fin dalla sua fondazione la gestione del Parco fu affidata, a differenza degli altri parchi lombardi, alla Provincia (successivamente Città Metropolitana), di cui è parte integrante, in ossequio al principio costituzionale di sussidiarietà.

Gestione di dimensione di scala metropolitana scelta perché meglio rispondente a perseguire le finalità scritte nella legge istitutiva e che restano a maggior ragione oggi ancora valide.

I parchi agricoli efficienti che circondano le città metropolitane o comunque le grandi città europee sono di norma gestiti dai comuni e dalle entità locali (El Llobregat di Barcelona è un consorzio, l’anello verde di Vitoria Gasteiz è in capo all’Agenzia per l’Ambiente del Comune di Vitoria, la cintura verde di Monaco di Baviera è retta dal Dipartimento per la Salute e l'Ambiente del Consiglio comunale di Monaco). Essendo i parchi metropolitani molto più legati alla città in relazione ai servizi materiali e immateriali.

Tra le funzioni svolte dal Parco Sud, vi è la tutela delle imprese agricole e del territorio quale valore comune. Se nel decennio 2000 – 2010 la titolarità delle aziende agricole in Italia è diminuito del 47% (dati ISTAT), resta invece invariato ad oggi il numero di 800 imprese agricole nel Parco Sud dalla sua istituzione. E’ un dato che dimostra come il Parco abbia tutelato sia l’impresa (il lavoro), che il territorio quale bene pubblico.

Con la proposta di progetto di legge regionale n. 218/2022 si propone di modificare la legge regionale n. 16/2007 in materia di istituzione dei parchi, con una nuova e diversa governance. In pratica, si allontanano i luoghi di decisione dalla Città Metropolitana e dai comuni, alla Regione. Si contraddice quindi una cultura che vorrebbe promuovere ruolo e responsabilità delle autonomie locali, più vicini ai problemi del territorio, più sensibili alle necessità dei cittadini e degli operatori che in essi meglio si riconoscono e che più facilmente riconoscono come interlocutori.

Viene quindi proposta una governance diversa a prescindere da una discussione e da un confronto con gli stessi sindaci sulle ragioni, sul futuro del parco e sulle progettualità. Confronto che andrebbe invece avviato, nei tempi utili a coinvolgere tutti gli attori e solo a seguito del quale risintonizzare la gestione del Parco in linea con gli obiettivi che si vogliono perseguire per il futuro.

Queste alcune delle modifiche proposte:

  • La gestione del Parco non sarebbe più affidata alla Città Metropolitana di Milano, ma a un Ente di diritto pubblico.
  • Il Consiglio di Gestione sarebbe composto da otto membri, la metà dei quali, compreso il Presidente, eletti dalla Comunità del Parco. Due membri sarebbero nominati direttamente dalla Giunta regionale (attualmente uno). Il Consiglio del Parco Sud è ora presieduto di diritto dal Sindaco della Città Metropolitana o suo delegato. Ne fanno attualmente parte quattro sindaci e tre consiglieri espressione dei comuni del Parco e del Consiglio Metropolitano. Ne risulterebbero quindi esclusi il Comune di Milano e la Città Metropolitana, attualmente componenti di diritto. In pratica si introdurrebbe un’ingerenza regionale nella gestione ordinaria del Parco, che non trova riscontro in nessun altro parco regionale. Nel PdL è confermata la presenza dei due rappresentanti delle associazioni ambientaliste e delle organizzazioni professionali agricole (maggiormente rappresentative a livello nazionale).
  • A differenza di altri parchi regionali, nei quali il direttore è nominato dal Presidente, sentito il Consiglio di Gestione, il Direttore del Parco Sud sarebbe nominato direttamente dalla Giunta regionale, norma, anche questa, che non trova riscontro in nessun altro parco regionale. Attualmente, il direttore del Parco Sud è nominato dal Sindaco metropolitano (se si dovesse nominare oggi, a seguito di una recente modifica alla legge regionale 16/2007, “d’intesa con la Giunta”).
  • Vengono fissate per legge, e non più in carico all’Assemblea dei sindaci, le quote di contributo a carico dei comuni, dagli attuali 0,15 €/ab a 0,40 €/ab. Per il Comune di Milano e per la Città Metropolitana le quote sarebbero fissate rispettivamente di 210.000 e 300.000 €. Decisione, questa, che dovrebbe più correttamente fare parte delle politiche di bilancio e che viene invece tolta all’assemblea dei sindaci.
  • La Regione aggiungerebbe 300.000 euro all’attuale sua quota ma ciò non è fissato per legge (come per comuni e Città Metropolitana) ma solo contenuto nel pluriennale dell’ente (tre anni).

 

 

Contributo attuale €

Contributo PdL €

Comune di Milano

36.000

210.000

Città Metropolitana

980.000*

300.000

Altri comuni

122.000

325.000

Regione Lombardia

373.000

373.000 + 300.000

Totale

1.511.000

1.508.000

* Inclusi gli stipendi. La Città Metropolitana aggiunge la sede, i servizi amministrativi, uso auto per spostamenti + benzina e tutto quanto necessario per il funzionamento della struttura.

La somma dei contributi resterebbe quindi sostanzialmente invariata.

Mentre, invece, occorrerebbe un maggiore investimento (basterebbe pensare ai soli costi per il trasferimento fra enti), se davvero si volesse mettere il parco nelle condizioni di svolgere un maggiore ruolo e funzione propulsivi.

In conclusione, noi riteniamo che la governance non possa essere disgiunta da un confronto sulle progettualità e che anzi queste debbano esserne il preliminare. Che la gestione metropolitana sia la più coerente e funzionale per la dimensione di scala metropolitana del Parco agricolo. Che occorra avvicinare, anziché allontanare ulteriormente l’Ente al territorio che governa, a tal fine sarebbe utile anche stabilire la sede nel Parco, come succede negli altri parchi. Aiuterebbe a sviluppare quei rapporti virtuosi tra Ente e comuni e tra Ente e agricoltori, basati sulla conoscenza profonda che deriva dalla pratica quotidiana del territorio e delle comunità. Che vada rafforzata l’autonomia gestionale e finanziaria, dotando il Parco di maggiori risorse strumentali, umane (oltre alla carenza attuale di personale, il Parco non ha un Direttore a tempo pieno), economiche. Che debbano essere contrastati il consumo e l’occupazione di suolo, e quindi respinti progetti di grandi infrastrutture stradali, logistiche e della grande distribuzione,  che hanno tolto e toglierebbero terra all’agricoltura. "I territori che si prestano alla trasformazione edilizia a servizio del settore logistico finiscono dunque per essere quelli ad uso agricolo (in Lombardia, il 79% delle aree trasformate sono terreni a seminativo o prato), amministrati da piccoli comuni (l’83% dei poli logistici, sempre in Lombardia, grava su comuni con meno di 10.000 abitanti), in ambiti rurali con buone connessioni ai corridoi infrastrutturali". E' la fotografia del rapporto 2022 del Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo (CRCS) presentato a cura di DAStU - Politecnico di Milano, Legambiente Onlus, Istituto Nazionale di Urbanistica. Salvaguardata la vocazione agricola del parco, favorendo progetti innovativi di riconversione agricola eco-sostenibile e di ricomposizione dei terreni agricoli, prevenendo ulteriori e dannose frammentazioni.  Sostenuta e la riqualificazione e gestione del sistema idrico naturale e artificiale esistente. Temi la cui urgenza è stata solo ulteriormente evidenziata dalla recente crisi idrica e dai cambiamenti climatici.

Va infine valorizzata la relazione del Parco con la città (Comune di Milano, comuni del Parco, Città Metropolitana). Attraverso il sostegno a progetti che puntino alla qualità del disegno del territorio e della forma del paesaggio tipico di questa parte della pianura lombarda.

Alla fruizione del parco da parte dei cittadini e alla consapevolezza dei processi che portano i prodotti della terra sulle nostre tavole (food policies).

Sono i temi della relazione fra la città e la campagna. Dell’attrattività della città, che cresce grazie alla sua relazione con il parco. Dello sviluppo simbiotico dell’una e dell’altro, intrinsecamente interdipendenti.

Per queste ragioni chiediamo che il Progetto di Legge sia ritirato.

Corrado Angione
co-promotore della petizione per il Parco Agricolo Sud Milano

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