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Inviato da avatar Corrado Angione il 05-11-2022 alle 12:42

GIÙ LE MANI DAL PARCO AGRICOLO SUD MILANO

La legge della Regione Lombardia proposta a fine legislatura è uno schiaffo arrogante ai territori e ai cittadini. Non ci fermiamo.

La Regione Lombardia ha confermato di voler togliere la gestione del Parco Agricolo Sud alla Città Metropolitana di Milano e ha respinto gli emendamenti alla proposta di modifica della legge regionale (PdL 218/2022- Modifiche al TU delle leggi regionali in materia di istituzione di parchi).

Verrebbe modificata la governance del Parco Agricolo Sud, pregiudicando il suo carattere di parco tipicamente di dimensione di scala metropolitana, che ne costituisce anzi una delle sue ragioni fondative e istitutive: dei 133 comuni che compongono la Città Metropolitana, ben 60 sono inclusi nel territorio del Parco (cioè quasi la metà dei comuni dell’Area metropolitana). Un unicum che lo caratterizza e che non si riscontra in nessuno degli altri parchi regionali lombardi.

I parchi agricoli efficienti che circondano le città metropolitane o comunque le grandi città europee sono di norma gestiti dai comuni e dalle entità locali (El Llobregat di Barcelona è un consorzio, l’anello verde di Vitoria Gasteiz è in capo all’Agenzia per l’Ambiente del Comune di Vitoria, la cintura verde di Monaco di Baviera è retta dal Dipartimento per la Salute e l'Ambiente del Consiglio comunale di Monaco). Essendo i parchi metropolitani molto più legati ai centri urbani, in relazione ai servizi materiali e immateriali.

Un rapporto strettissimo quindi con il suo territorio e con chi ne fa parte: i Comuni, i cittadini, gli agricoltori e le associazioni ambientaliste, i consumatori, che ha generato negli anni un’attrattività per la città di Milano dovuta alla presenza e alla relazione con il parco.

Se nel decennio 2000 – 2010 la titolarità delle aziende agricole in Italia è diminuito del 47% (dati ISTAT), resta invece invariato ad oggi il numero di imprese agricole nel Parco Suddalla sua istituzione. E’ un dato che dimostra come questo abbia tutelato sia l’impresa (il lavoro), che il territorio quale bene pubblico.

Siamo quindi di fronte a un’ingerenza regionale nella gestione ordinaria del Parco, che non trova riscontro in nessun altro parco regionale, come per esempio con la nomina del direttore direttamente dalla Giunta regionale, anziché dal Presidente.

Che respinge le richieste delle migliaia di cittadini che hanno firmato questa ed altre petizioni, dei 43 sindaci (il 70%) dei comuni interessati e della totalità dei municipi di Milano inclusi nel Parco.

Noi riteniamo che la governance non possa essere disgiunta da un confronto sulle progettualità e che anzi queste debbano esserne il preliminare. Che la gestione metropolitana sia la più coerente e funzionale per la dimensione di scala metropolitana del Parco agricolo. Che occorra avvicinare, anziché allontanare ulteriormente l’Ente al territorio che governa, a tal fine sarebbe utile anche stabilire la sede nel Parco, come succede negli altri parchi. Aiuterebbe a sviluppare quei rapporti virtuosi tra Ente e comuni e tra Ente e agricoltori, basati sulla conoscenza profonda che deriva dalla pratica quotidiana del territorio e delle comunità. Che vada rafforzata l’autonomia gestionale e finanziaria, dotando il Parco di maggiori risorse strumentali, umane (oltre alla carenza attuale di personale, il Parco non ha un Direttore a tempo pieno), economiche. Che debbano essere contrastati il consumo e l’occupazione di suolo ("I territori che si prestano alla trasformazione edilizia a servizio del settore logistico finiscono dunque per essere quelli ad uso agricolo - in Lombardia il 79% delle aree trasformate sono terreni a seminativo o prato…- in ambiti rurali con buone connessioni ai corridoi infrastrutturali", secondo il rapporto 2022 del Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo presentato a cura di DAStU - Politecnico di Milano, Legambiente Onlus, Istituto Nazionale di Urbanistica) e quindi respinti progetti di grandi infrastrutture stradali, logistiche e della grande distribuzione, che hanno tolto e toglierebbero terra all’agricoltura. Salvaguardata la vocazione agricola del parco, favorendo progetti innovativi di riconversione agricola eco-sostenibile e di ricomposizione dei terreni agricoli, prevenendo ulteriori e dannose frammentazioni.  Sostenuta e la riqualificazione e gestione del sistema idrico naturale e artificiale esistente. Introdotti i servizi ecosistemici nei bilanci degli enti. Temi la cui urgenza è stata solo ulteriormente evidenziata dalla recente crisi idrica e dai cambiamenti climatici. E’ coscienza collettiva quanto conti avere polmoni verdi che siano di sollievo abbassando le temperature e svolgendo una funzione di importante e ormai vitale ossigenazione delle aree metropolitane.

Va infine valorizzata la relazione del Parco con la città (Comune di Milano, comuni del Parco, Città Metropolitana). Attraverso il sostegno a progetti che puntino alla qualità del disegno del territorio e della forma del paesaggio tipico di questa parte della pianura lombarda.

Alla fruizione del parco da parte dei cittadini e alla consapevolezza dei processi che portano i prodotti della terra sulle nostre tavole (food policies).

Sono i temi del rapporto fra la città e la campagna. Dell’attrattività della città, che cresce grazie alla sua relazione con il parco. Dello sviluppo simbiotico dell’una e dell’altro, intrinsecamente interdipendenti.

Noi non ci fermiamo.

Milano, 5/11/2022

I promotori della petizione:
Giù le mani dal Parco Agricolo Sud Milano
https://chng.it/H2pLPJ9fKD

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