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Inviato da avatar Giuseppe Maria Greco il 07-12-2022 alle 10:28

Prima si è tolto dal ministero che si occupa di istruzione la parola "pubblica". Poi si è aggiunta la parola "merito". Le parole hanno un peso. Sono capaci di rovesciare un significato. 

Nel caso della scuola il significato è proprio quello di cosa si intenda per scopo della scuola. Il fatto di lasciare la domanda sullo scopo sottesa al nome del ministero che la presiede consente di fare quello che Calamandrei temeva.

La scuola non più pubblica la immette sul mercato. Nel mercato vige la concorrenza. La concorrenza non premia i migliori ma i più forti e i più scaltri. Non premia in base al merito se non quando esso si misuri sul vantaggio. Dunque la scuola del merito. di questo merito, è la scuola che porta vantaggio.

A chi lo porta, il vantaggio?

Qui si apre la diversità di visione.

Una è quella dell'ordine. Il vantaggio rientra nella scala di valori esistenti o imposti. Il merito è la misura di inclusione in questa scala.

L'altra è quella del senso. Il vantaggio rientra nella scala di valori mobile che segue un percorso di crescita di consapevolezza. Il merito è dell'individuo per se stesso nella misura in cui riconosce di essere parte di una collettività, nel suo bene e nel suo essere difettosa.

La scuola non può essere l'oasi del merito. Questa parola, la parola merito, richiama valori affettivi, quelli dell'infanzia per cui il bambino, se merita, ottiene il premio. Chi non riconosce che sia una parola cui è affezionato? Ma quando si esce dal grembo famigliare il merito è la misura con cui gli altri ti valutano, e quella in cui ti trovi misurato. Allora nasce il problema, per chi scelga la visione del senso di sapere chi è che misura, su quale scala di valori, se è una figura che merita anch'essa al punto di sapere cosa pretende e perché lo fa. Per questo esiste una Costituzione, per indirizzare verso un merito che riguardi tutta una società che si voglia capace di consentire a tutti di contribuire secondo principi chiari.

Sono costretto per motivi di tempo a chiudere in fretta.

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