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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 08-11-2010 alle 09:16

Da milano.repubblica.it:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/11/07/news/un_pranzo_multietnico_per_boeri_milanesi_non_siamo_in_padania-8851093/

POLITICA

Un pranzo multietnico per Boeri
"Milanesi, non siamo in Padania"

L'iniziativa dell'architetto nella strada che fu al centro della guerriglia urbana del febbraio scorso
"La nostra identità non può essere decisa da qualcuno che sta a Roma", avverte il candidato

Una strada di Milano, diventata celebre per gli incidenti tra stranieri dello scorso febbraio che per un giorno si trasforma in un banchetto dove migliaia di cittadini gustano i piatti delle cucine etniche. Per Stefano Boeri "La tavola del Mondo" allestita in via Padova non è stata soltanto l'iniziativa clou della sua campagna elettorale per le primarie, ma la migliore anticipazione della città che si immagina se sarà eletto sindaco.

Il pranzo in via Padova (foto)

"L'identità di Milano non può essere decisa da qualcuno che sta a Roma - ha detto l'architetto sostenuto dal Pd - e i suoi confini non sono quelli della Padania, un territorio che non ha nessuna legittimità. Questo è un pezzo del futuro non solo della Milano che vogliamo, ma anche di un'Expo di cui riusciremo a recuperare il senso più vero". Non è un caso che lungo la tavolata di 400 metri con 1.200 posti a sedere il gadget che è andato più a ruba è stato l'adesivo con un Sole delle Alpi multicolore con su scritto "United colors of Benetton" e "Padovania". E tutti i volontari che hanno servito ai tavoli hanno indossato grembiuli non il motto "C'è posto per tutti alla tavola del mondo" e "Da Milano Padania a Milano mondo".

"Il 16,5 per cento dei cittadini di Milano sono stranieri - ha spiegato Boeri - Il problema non è l'integrazione, perchè Milano la sta già facendo, ma superare una politica della paura di questa classe dirigente cupa".
Malgrado la pioggia battente, sotto i tendoni hanno pranzato oltre 5mila persone, scegliendo tra 15 diversi menù etnici, dalle Filippine al Marocco, dalla Romania, al Senegal. E qualche vecchio militante del Pd, dopo decenni di Feste dell'Unità passate a servire le salamelle, si è ritrovato fianco a fianco con i giovani volontari dello staff di Stefano Boeri a trasportare vassoi con l'eritreo zighinì o il cous cous o i samosa cingalesi.

Al termine del pranzo, prima della tavola rotonda tra Boeri e le associazioni di migranti nel vicino Parco Trotter , c'è stata l'occasione per ascoltare le musiche dell'Orchestra multietnica di via Padova. Che per la prima volta nella sua storia - ha osservato il direttore Massimo Latronico - ha suonato nella strada da cui ha preso il nome. Il successo dell'iniziativa ha infuso nuovo ottimismo a Stefano Boeri. "Sono tranquillo di arrivare al ballottaggio - ha detto, mettendosì già nelle vesti di vincitore delle primarie - e al secondo turno batterò sia la Moratti sia Albertini, se mai si candiderà. Moratti è il sindaco della distanza siderale dai cittadini, l'emblema del non-governo. Albertini è stato il sindaco dell'eccessiva vicinanza con alcuni privati, l'incarnazione di un governo troppo legato agli interessi particolari".

(07 novembre 2010)


Da milano.repubblica.it:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/11/07/news/boeri_cinque_promesse_agli_immigrati_subito_diritto_di_voto_e_luoghi_di_culto-8862084/

POLITICA

Boeri, cinque promesse agli immigrati
"Subito diritto di voto e luoghi di culto"

In via Padova la giornata multietnica del candidato alle primarie con le comunità straniere
"Milano non può essere ricondotta alla Padania", avverte. "La città deve accogliere il mondo"
di ZITA DAZZI

«Diritto di voto amministrativo, luoghi di culto per tutte le religioni, snellimento delle procedure per il permesso di soggiorno e i ricongiungimenti familiari, consulte stranieri in ogni quartiere e coinvolgimento delle comunità e dei consolati nella preparazione dell’Expo 2015». Chiudendo la festa multietnica di via Padova, Stefano Boeri, che correrà alle primarie di domenica prossima, spiega in cinque semplici punti quello che farebbe se diventasse sindaco di Milano. È da un mese e mezzo che ha preso contatti con le comunità straniere e il risultato si vede in via Padova, dove le associazioni degli immigrati gli si stringono attorno con applausi e abbracci, come se fosse già sindaco. Nella ex chiesetta del parco Trotter, dove si tiene il dibattito conclusivo della Tavola del mondo, ci sono centinaia di persone, fra le quali almeno la metà migranti e figli di migranti.

Il pranzo multietnico in via Padova (foto)

E Boeri, quando ripete che «Milano non può essere ricondotta alla Padania, Milano guarda il mondo e deve accogliere il mondo», viene accolto da un tifo quasi da stadio dai rappresentanti delle associazioni etniche in città. Spiega in modo molto chiaro il suo programma elettorale. Parla di temi che da anni sono dibattuti nelle comunità, nei forum, nelle riviste e nei convegni dove si affrontano i nodi della questione migratoria.
In sala, oltre a tante facce note delle comunità africane, latine ed asiatiche, ci sono anche gli esperti che studiano l’immigrazione dal punto di vista statistico e sociologico, ci sono docenti e funzionari dei servizi pubblici e delle scuole che si confrontano col tema giorno per giorno, ci sono le associazioni che assistono i clandestini dal punto di vista sanitario e legale.

Boeri questo lo sa, in mattinata è stato a visitare gli immigrati arrampicati sulla torre del Maciachini center in via Imbonati: «La nostra solidarietà a queste persone, che lavorano e che non riescono ad avere i documenti in regola perché la legge Bossi Fini ha creato delle procedure che impediscono alle persone oneste di vivere alla luce del sole e di lavorare in regola, e che impediscono alle famiglie di ricongiungersi». Boeri si impegna in caso di elezione a garantire luoghi di culto, a creare spazi di incontro per gli stranieri, a sostenere le associazioni nei quartieri «perché la sicurezza nei quartieri non si crea col coprifuoco e con l’esercito ma con luoghi di confronto e dialogo stabili fra cittadini, commercianti e immigrati». Applausi a scroscio anche quando promette una «stanza dei quartieri» a Palazzo Marino.

Poi il microfono passa ai leader delle comunità, il marocchino Mukrim Abdeljabar, che spiega i problemi di «chi perde il lavoro e quindi anche il permesso di soggiorno», il senegalese Saidou Moussa Ba, che spera ci sia «un sindaco di sinistra che ci ascolti e ci sostenga», l’eritrea Ainom Maricos, che ringrazia: «Finalmente un candidato che non scivola nei linguaggi e nei luoghi comuni beceri del passato».

(07 novembre 2010)


Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_novembre_8/boeri-ospita-citta-multietnica-1804119143779.shtml

In 7 mila alla festa del candidato alle primarie. «Superiamo gli steccati»

Boeri ospita la città multietnica
«Basta con la politica della paura»

La tavolata in via Padova. «Qui c'è già l'integrazione»

MILANO -
Di tutti i colori, di tutti i sapori. La Milano multietnica c'è già. Ed è raccolta intorno a un lungo tavolo in mezzo a via Padova, dove pranzano giovani e anziani, famiglie e coppie di mezza età, etiopi e milanesi, cingalesi e pugliesi, cinesi e brianzoli, nordafricani e veneti. Una grande festa, quella voluta da Stefano Boeri, candidato sindaco alle primarie, che gira sotto i tendoni con un grembiulone blu dove campeggia la scritta C'è posto per tutti alla tavola del Mondo.
Milleduecento posti a sedere, un centinaio di volontari che fanno i miracoli, cinquemila piatti cucinati in una situazione di allegro caos e settemila persone, dicono gli organizzatori, che scelgono fra trenta specialità di 13 nazioni diverse: «Il menù ecuadoriano si sta mescolando a quello eritreo», annuncia una delle volontarie. Boeri si attacca ad un megafono: «Dovete avere pazienza, qui è tutto volontariato e bisogna aspettare un po'». La gente aspetta chiacchierando, fa niente se fuori diluvia e poi il piatto etnico che arriva non è quello che era stato ordinato: «Vi ho messo tanti assaggi, prendete quello che volete», si scusa un'altra delle improvvisate cameriere. Anche questa è festa.

Boeri spiega il suo progetto, riassunto in tanti volantini destinati a tutti i milanesi di origine straniera e tradotto in inglese, francese, spagnolo, rumeno, arabo, cinese. «Sono felice - spiega raggiante - perché questa è la Milano che vogliamo e questo è come immaginiamo l'Expo. Stiamo raccontando una città che già esiste e che può diventare capitale del mondo». Poi, affonda: «L'identità di Milano non può essere decisa da qualcuno che sta a Roma e non ha senso parlare di Padania, un territorio che non ha legittimità». Da Milano Padania a Milano Mondo, è lo slogan che rimbalza da una parte all'altra di questo tratto di via Padova gioiosamente occupato. Anche perché i dati parlano chiaro: «Il 16,5 per cento dei cittadini milanesi - ricorda Boeri - sono italiani e l'integrazione esiste già: il problema è superare la politica della paura imposta dalla nostra classe dirigente, così cupa».

Lo dice anche Ibrahim Cisse, presidente dell'Associazione dei senegalesi: «Qualcuno a Milano non vuole vedere una realtà che già esiste e che è ben rappresentata sotto questo tendone. Oggi qui mi sento come in un quartiere di Parigi o di Londra, questa è la Milano internazionale che vogliamo tutti». Così Michel Kaoffi, della comunità del Benin e membro del Forum Africano: «Milano è capace di accogliere gli stranieri, ma in questi tempi si stanno esasperando le diversità».Più critica Judith Mushi, presidente dell'African Forum in Italia: «Milano non accoglie abbastanza, forse manca una strategia complessiva e stiamo dando una mano a Boeri proprio perché vogliamo con lui superare questa fase di transizione e costruire una Milano più moderna». «Ci sono ancora troppi steccati - conclude Seble Woldeghiorghis, del Comitato Primo marzo - e Milano deve prendere coscienza di essere già internazionale. Con Boeri possiamo farcela».

Elisabetta Soglio
08 novembre 2010

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