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Inviato da avatar Giuseppe Maria Greco il 07-01-2023 alle 19:35

In attesa che si apra un dibattito intenso sull'argomento scuola, propongo qualche considerazione che spero lo vivacizzi.

La parola merito ha un significato che abbraccia l'universo della democrazia. Se parliamo del genere, ad esempio, non possiamo non riconoscere che non intendiamo il merito nello stesso modo con riferimento ai vari generi.

Il merito non ha poi lo stesso peso se riferito a situazioni di partenza differenti: per chi viene da una famiglia disagiata il merito corrisponde in parte ad una personale capacità di riscatto, introvabile nella persona che abbia un'origine agiata. 

In sostanza, se non chiariamo cosa intendiamo per merito rischiamo di contraddire i principi democratici anziché di consolidarli. 

Per essere ancora più chiaro. L'attuale governo, che riteniamo benvenuto per l'ascesa all'agone democratico di una destra che ve ne era stata discosta non solo per l'opposizione della sinistra ma anche per incapacità propria di distaccarsi dal passato come invece la sinistra aveva fatto da tempo, ha vincolato strettamente tra loro le parole scuola e merito. 

Si può ritenere con obiettività che il governo ha ritenuto di dover imporre un criterio di merito nella formazione giovanile sulla base di una propria lettura del disagio di essa e delle necessità della nazione italiana.

L'argomento è troppo serio per banalizzarlo con l'assunzione di un giudizio basato sulle affermazioni della presidente Meloni lanciate alla piazza di San Giovanni, per cui si potrebbe intendere che il merito corrisponda alla misura dell'essere gli studenti adeguatamente cristiani, patrioti e amanti della famiglia.

E' però indubbio che la cultura che viene espressa dal governo pare racchiudere elementi tradizionali contraddittori con l'evoluzione della cultura generale. Ad esempio, il merito individuale, che da millenni indirizza il genere maschile alla gloria attraverso il sacrificio personale, così che il conflitto diviene indispensabile per dare senso alla vita, urta contro l'idea democratica del merito riconosciuto come contributo alla collettività sociale. Nelle due culture l'obiettivo della pedagogia scolastica e collettiva risulta profondamente diverso se non opposto.

Sia chiaro, sono lontano dal giudicare una posizione politica e sociale migliore di un'altra. 

Intendo solo far comprendere che si può parlare di merito solo dopo che si sia chiarito del tutto quale obiettivo si intende raggiungere (nel nostro caso per la scuola) così da stabilire, sulla base di quell'obiettivo, la scala di valore su cui misurare il merito. L'obiettivo può essere temporaneo, basato sulla necessità del momento, e quindi il metro di misura del merito può essere variabile nel tempo. 

Non mi sembra però questo il modo di intendere il merito da parte del governo.

Un esempio di rigidità estrema circa il merito è il senso che viene dato a questa parola nella repubblica etica dell'Iran.

La parola merito - e con questo riprendo le idee esposte all'inizio - non è quindi banale quando viene pronunciata in ambito pubblico, ma anzi è densa di conseguenze.

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