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Inviato da avatar Giuseppe Maria Greco il 31-01-2023 alle 17:39

Come al solito si gioca con le parole per non dire quello che si intende veramente dire.

Se c'è un'autonomia, per forza essa deve essere differenziata, altrimenti non è autonomia.

Perchè allora calcare sulla differenziazione? La scuola di strada non è già differenziata rispetto a quella in classe? E la scuola Montessori?

La questione spinosa è nascosta nelle parole: la differenziazione non è in capo ai maestri, quindi in capo alla didattica e alla pedagogia, ma è in capo alle Regioni. E' la politica regionale, di pari passo con l'economia locale, che decide di cosa abbia bisogno la persona giovane per affrontare gli obiettivi che la Regione, cioè la politica unitamente all'economia, intende raggiungere.

E' per questo che, esattamente come nel caso del merito, non si dice, prima di lanciare lo slogan imperativo, cosa si intende per ruolo della scuola, e degli studenti, nei fatti.

Dopo aver lanciato la parola chiave del merito, utile a riconoscere nei nuovi cittadini il  loro dover progredire per diventare veri italiani, cattolici, padri e madri in modo che "finisca la pacchia", qualcuno si deve essere accorto che è difficile parlare di merito nello stesso modo nel centro delle metropoli piuttosto che nelle periferie, nelle campagne o nelle città, nel Sud o nel Nord, nel Centro o nelle isole... Quindi ecco spuntare l'autonomia differenziata nella scuola.

Cosa unisce le varie autonomie in modo che si riconoscano comunque come sotto la stessa Costituzione? Se capisco bene l'ideale immaginato dal governo sarebbe la crescita economica di ogni Regione. Ma le Regioni sono già oggi collegate economicamente, solo che non con lo stesso ruolo nella catena che unisce la produzione al commercio e al mercato. Come risolve questo divario l'autonomia differenziata mirata all'economia?

Questo, tanto per cominciare il dibattito.

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