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Un salto di civiltà
Sentendo il trito “si vis pacem, para bellum" e vedendo sempre procrastinare i rimedi alla crisi climatica si capisce come l'umanità, per sopravvivere, debba fare un salto di civiltà, a partire da una nuova etica e giustizia che tengano conto anche delle generazioni future.
La questione è un cavallo di battaglia della filosofa Tiziana Andina che ne ha scritto approfonditamente nel saggio “Transgenerazionalità - Una filosofia per le generazioni futuro”, a partire dal “principio di responsabilità” di Hans Jonas e dal pensiero di altri filosofi moderni, come Hannah Arendt.
A mio parere bisogna intanto prendere largo da quel “riduzionismo” ordoliberista, che si è andato affermando in Occidente, nel corso degli ultimi anni, per cui l’interesse del singolo, persona o impresa, fa automaticamente il bene della Società, a favore di una visione "olistica", perché "pluralista" e “transgenerazionale”, della Società, malgrado sia già difficile conciliare l’interesse “intergenerazionale” del nostro mix corrente di giovani, adulti e vecchi (sanità, stipendi, pensioni, debito, ecc.).
Tuttavia credo che, per convincerci a passare dalla politica miope ad una previdente, non basti la Ragione, ma sia giocoforza affidarsi ad una Religione che, invece di occuparsi dello ”al di là”, coltivi una sorta di escatologia “terrestre”, per garantire una fine dignitosa all’Umanità.
Purtroppo, da che il Mondo è Mondo, le questioni universaliste, nello spazio-tempo sociale, sono state di competenza delle religioni, basta vedere il disastro di quest’ultimo prodotto dell’Illuminismo che è l’ONU.
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