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Inviato da avatar Massimo Mulinacci il 06-02-2025 alle 16:05

Un discorso terra terra sul consumo di suolo

A Vaiano Valle nord, il possibile futuro fa capolino. Un futuro evitabile, differibile, rivisitabile?
Sempre meno sì, sempre più no.
In questi mesi, tanti, ho fatto un po’ il giro delle sette chiese, giro che si è rivelato essere in realtà un giro delle osterie. Finché parliamo del consumo di suolo in termini astratti, oppure usandolo come clava contro questo o quel “potente” di turno, finché le vesti che si stracciano sono quelle del vicino o i monocoli che cadono sono senza lenti, buona pratica per un ecologico riuso, allora siano eroi su barricate di cartapesta o, pratica più moderna e sostenibile, tracciate con laser di scena su una sottile nebbiolina di CO2.
Eppure il consumo di suolo è una cosa pratica e concreta; anche noi, quando aspettiamo il tram consumiamo suolo, per molto molto tempo ma comunque temporaneamente e ecologicamente.
Via noi, il suolo è come prima.
La concretezza sta nel denunciarlo anche dove non si ha voglia di impegnarsi, perché è faticoso, perché potrebbe anche non esserci esito e di conseguenza non potremmo poi andare qua e là, portati dal currus triumphalis, ad esibire il nostro viril petto e il volto determinato e soddisfatto.

Un’azione, una battaglia o semplicemente un’obiezione, una trattativa, non possono essere condizionate dal desiderio di un’ipotetica sconfitta dell’avversario; non siamo allo stadio, non è una guerra, il suolo non è un ring né una clava.

Ma diamo la parola a Vaiano. Lì abbiamo un insediamento che toglierà suolo, aggiungerà cemento e asfalto senza nemmeno consolarci con il ricatto usuale: “facciamo case a prezzi accessibili, per la classe media”.
Le case di Vaiano sono a prezzi di mercato.
Sappiamo che questo terreno viene da lontano, dall’insieme delle aree del piano casa di Ligresti &c. e sappiamo che è il residuo sacrificale di un accordo di anni fa, accordo che ha spostato altrove l’edificazione massiva. Ma anche questo “residuo” oggi merita, perché no, una ulteriore trattativa per liberare volumetrie; l’art.26 del PGT lo prevede.
Al momento il masterplan è sospeso in un limbo di planimetrie e rendering con donnine omini e bambini felici che corrono. Siamo ancora lontani da firme e ruspe.
Potremmo proporre di mitigare l’impatto; ridurre la quantità di edifici spostando uno dei blocchi in altre aree di rigenerazione. Apriamo una trattativa per trasferire, ad esempio, circa 1 ettaro ad ovest, ettaro che liberato potrebbe integrarsi in un grande parco naturalistico della Vettabbia.
Vaiano Nord non è un semplice insediamento. Suo malgrado è un paradigma e merita un approfondimento, un dialogo, colloquio, discussione tra più realtà, perché è il punto di incontro/scontro tra diverse visioni del futuro e diverse elaborazioni del passato.
Non credo di essere così bravo da indire un convegno o un incontro, anzi non lo sono.
Chiedo aiuto alle persone che credono che nulla debba essere dato per scontato.

NOTA: la foto è prelevata dal web, di dominio pubblico

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