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Inviato da avatar Cinzia Corti il 06-11-2011 alle 15:26

Facciamo queste benedette piste ciclabili, ma contemporaneamente non pensiamo che tutto si risolva con esse. Non è facile acquisirne la cultura, sia per gli automobilisti, sia per i ciclisti stessi. Perché l'apprendimento, quello che fa introiettare le regole nel profondo, tando da condizionare il tuo agire anche quando sei distratto e agisci automaticamente, è un'azione che richiede tempo:  giorno per giorno ti si ripropone la norma, fino a quando è parte di te.  Non basta dunque costruire le piste e forse neppure il corso di educazione alla mobilità in città (benché male non faccia di sicuro). Il cittadino poi si deve abituare alla loro presenza. I pedoni stessi devono imparare a non usufruirne come marciapidi;  Le scuole guide dovranno riservare attenzione speciale all'insegnamento del rispetto di cicli e motocicli e pian piano arriveremo anche noi in Europa.

Ho abitato ad Anversa tanti anni fa. Le piste c'erano, capillari e utilizzatisime nonostante gli inverni rigidi. Avevo vent'anni e giravo in macchina. Ho rischiato l'incidente molte volte perché non avevo la consapevolezza di dover considerare questa realtà. Fortunatamente non andavo mai così veloce da non riuscire ad inchiodare, ma i ciclisti e io abbiamo ancora il batticuore.

Ha ragione Germana ad auspicare una magior consapevolezza del mezzo che si guida. Può essere strumento di morte. Un pensiero ai genitori del bambino.

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