Rispondi

Con la premessa che non ho "in tasca" una soluzione (e aggiungo, purtroppo), trovo che la risposta dell'Assessore sia, in realtà, un non risposta.

Chi nega o ha mai negato che la Fondazione sia un soggetto privato? Nessuno.

Ma che l'amministrazione di una grande città come Milano ritenga di poter chiudere così il discorso, mi pare sintomo di una visione culturale ristretta e assolutamente in antitesi con i proclami elettorali.

E' molto probabile che la scultura (!) di Cattelan porti maggiore notorietà della Fondazione Pomodoro, ma che una città come Milano sia chiamata in causa per decidere di un dito medio e, invece, non muova un dito (appunto) per tentare di evitare la chiusura di un luogo di cultura, mi pare quantomeno paradossale.

Emerge, purtroppo, nella risposta dell'Assessore quella concezione di cosa è pubblico e cosa è privato che, a mio parere, anche in ambito culturale non porta nulla di buono. Un servizio pubblico è tale se risponde a determinati requisiti, a prescindere dal fatto che il fornitore dello stesso sia lo Stato (leggasi: un'amministrazione locale) o un privato. Nel caso della Fondazione Pomodoro, salta agli occhi, anche non esperti, che pur essendo nata da un'idea privata, la Fondazione ha rappresentato, in tutto e per tutto, uno spazio pubblico.

Certo, è più facile, più comodo chiudere la questione dicendo che il Comune non si occupa di un soggetto privato, che è libero di aprire o meno uno spazio culturale. Ma, forse, con un pizzico di fatica e, soprattutto, di volontà, si poteva tentare di trovare una soluzione.

In ogni caso, se chiude la Fondazione Pomodoro, ci perde tutta Milano, ci perdiamo noi.