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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 20-11-2010 alle 21:06

Da milano.repubblica.it:


http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/11/19/news/boeri_la_promessa_dopo_le_primarie_una_lista_civica_con_boeri_e_onida-9300957/


L'INTERVISTA

La promessa di Boeri dopo le primarie
"Una lista civica con Onida per Pisapia"

Il candidato sostenuto dal Pd parla dopo la sconfitta alle primarie: "Mettiamoci insieme per vincere"
"Mi hanno schiacciato su un partito. Io mi rimprovero di non aver avuto tempo per far capire le mie idee"
di ALESSIA GALLIONE

È ripartito da dove aveva iniziato, Stefano Boeri. E con «ancora più entusiasmo», dice. Da quello spazio di creativi in zona Sarpi, il “The hub”, dove a settembre aveva lanciato la candidatura. E dove ieri ha riunito il suo comitato. Per annunciare che la promessa fatta nella notte della sconfitta è sempre più concreta. «Questa esperienza non finisce», aveva detto ai suoi. E, ieri, ha indicato la strada: «Il comitato diventerà un’associazione che possa valorizzare il nuovo modo di fare politica che abbiamo seguito. E che trasformi tutte le proposte concrete e realizzabili fatte in un programma da offrire in dono alla città, al centrosinistra e a Pisapia sindaco». Ma soprattutto Boeri lancia una proposta ai suoi (ex) sfidanti. «Che rappresenti il senso delle primarie e allarghi il consenso».

Qual è questa proposta?
«Una lista civica per Pisapia sindaco che riunisca tutti noi candidati e le anime delle primarie. Sarebbe il modo migliore anche per valorizzare le differenze tra me, Pisapia e Onida, per aprire a pezzi di Milano diversi che, insieme, rappresentiamo. Potremmo parlare a tutta la città: dal mondo cattolico a quello dei diritti, dall’innovazione alle professioni. Finora siamo stati in competizione; è arrivato il momento di metterci insieme per una proposta unitaria, convincente e inclusiva. Credo che questa lista sia coerente anche con lo spirito
propositivo e mai polemico che ha contraddistinto il mio rapporto con i candidati».

Perché c’è stata troppa polemica? Il segretario del Pd Cornelli ha parlato delle «sparate di un giovane settantenne rottamatore».
«Il mio modo di far politica non ha avuto e non avrà mai niente a che fare con le polemiche. Non mi interessano. Abbiamo cercato di essere sempre propositivi e ottimisti, di cercare soluzioni a problemi concreti. Ci siamo inventati modi nuovi di pensare alla sicurezza, ad esempio, non solo dicendo “no” al coprifuoco ma lanciando le consulte di quartiere nelle scuole aperte. La stessa cosa per l’ambiente, la casa, il lavoro...».

Quali saranno i primi passi dell’associazione?
«Dovrà diventare una rete delle reti, che si allargherà sempre più e lavorerà per superare la rassegnazione all’indignazione che in troppi continuano a coltivare. Il primo passo saranno le proposte per la campagna del centrosinistra e Pisapia. All’inizio del 2011, poi, organizzeremo un festival internazionale delle idee per pensare alla Milano del futuro con le migliori politiche delle altre città».

E il suo rapporto con il Pd?
«Devo ringraziare chi nel Pd mi ha aiutato in modo entusiastico. Credo che oggi, però, a Milano il Pd dovrebbe pensare a una scelta coraggiosa e radicale: un’assemblea costituente. Questo Pd è nato da un complicato calcolo di equilibri tra rappresentanti di un vecchio sistema di partiti e di correnti. Serve una rigenerazione che non può che nascere da una grandissima apertura verso le energie che stanno nella città reale».

Perché questo rapporto con la città reale non c’è?
«Non ho detto questo, ma un partito come quello democratico dovrebbe rappresentare la complessità di Milano, non quella dei sistemi dei partiti. Se ci sarà una rigenerazione sostanziale, penso che molti di noi saranno interessati a far parte dell’operazione».

Crede che quello del Pd sia stato un “abbraccio mortale”?
«La mia è stata, è, e sarà una proposta civica che nasce dal mio lavoro, dai miei rapporti internazionali, dai miei valori. Non è stato valorizzato abbastanza. Un po’, forse, il Pd non ha saputo farlo, un po’ nella polemica elettorale è stato facile per chi voleva farlo schiacciarmi sul partito».

Perché, secondo lei, la partecipazione è stata così bassa?
«C’è stata una grande sproporzione tra l’ambizione delle primarie di parlare a un’intera città e il perimetro ristretto, anche dello stesso Pd, di cittadini che hanno risposto. È un problema che deve far pensare tutti».

È stato accusato di essere un cementificatore, di aver collaborato con la Moratti per Expo. Quanto ha influito?
«Di fronte ai pregiudizi e agli attacchi posso solo portare l’onesta e la passione del mio lavoro. Forse, ci sarebbe voluto più tempo per farlo capire. Se devo fare autocritica, mi rimprovero di aver puntato troppo sull’intensità del nostro sforzo. Il nostro modo di far politica è così nuovo che avrebbe richiesto qualche mese in più. Ma l’ambizione resta: portare Milano fuori dalla Padania».

(19 novembre 2010)

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