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Inviato da avatar Valerio Onida il 22-11-2010 alle 12:32

Cari tutti,

passate le prime ventiquattro ore, e ritornati alla “normalità”, è tempo di riflettere pacatamente su tutta la vicenda e di scambiarci riflessioni e suggerimenti in vista di ciò che dovrà seguire. Cerco di iniziare a farlo scrivendovi.

La prima parola che mi viene è GRAZIE. A tutti e a ciascuno di voi, e a tutti coloro che hanno  consentito di realizzare questa esperienza singolare. Le nuove conoscenze, gli approfondimenti di conoscenze precedenti, gli incontri che ho avuto modo di fare in questi mesi sono stati per me un arricchimento eccezionale. E le relazioni che restano sono la ricchezza maggiore. L’unico rammarico, sul piano personale, è di non avere avuto più tempo e più energie per il dialogo e lo scambio, dovendo correre a perdifiato da un luogo all’altro, spesso in ritardo, spesso costretto ad andare via prima, a inseguire le cento domande di intervistatori, di giornali e di siti. In ogni caso, è una ricchezza che resta.  

Il bilancio politico di questa fase appena esaurita andrà tracciato in relazione agli obiettivi che ci animano: concorrere a ridare speranza politica alla città, speranza in una nuova politica.

LA PARTECIPAZIONE

L’ambizione di portare al voto nelle primarie molti elettori, molti più di quelli che avevano partecipato nelle precedenti occasioni, e molti anche fra coloro che hanno perso ogni fiducia nel sistema politico e perciò non votano o non votano più, non si è realizzata. 67.000 partecipanti al voto contro 82.000 nel 2006 indicano un calo di partecipazione preoccupante, tenuto anche conto della larga copertura mediatica di queste primarie. Può essere che molti elettori del PD non abbiano apprezzato il modo in cui i dirigenti locali hanno inteso le primarie di coalizione, come competizione fra PD e partiti della sinistra radicale, o la scelta da loro fatta del candidato, e si siano perciò astenuti dal voto. Può essere semplicemente che  sia andato avanti il processo di “disincanto” nei riguardi della politica in generale e in particolare del centrosinistra. In ogni caso il segnale è allarmante. Gli affollati incontri allo Zelig e al Palasharp, i 3000 presenti all’”evento” con palloncini organizzato da Boeri allo Smeraldo, i 3000 o anche più, forse, presenti all’intervento di Vendola per Pisapia, la sala dello spazio Krizia strapiena in occasione degli incontri organizzati  da Libertà e Giustizia, evidentemente non segnalavano un consistente incremento di interesse nell’elettorato per le primarie: o meglio, probabilmente segnalavano un accresciuto interesse ma solo in alcuni strati dell’elettorato (infatti nelle zone centrali della città la partecipazione al voto è cresciuta, mentre è diminuita nelle zone più periferiche).

In particolare, dove sono i più giovani? Non solo ai seggi in cui si è votato (non mi pare ci fossero molti sedicenni, ma neanche molti ventenni), ma nelle vie e nelle piazze dove si volantinava erano più gli anziani che i ragazzi (i nostri “anch’io sarò sindaco” erano fra i pochi gruppi under 30 visibili).

Tutto ciò non può, forse, meravigliare troppo se si considera che il processo di distacco e di disincanto se non di rifiuto verso la politica viene da lontano e ha cause profonde, per cui contrastarlo è un’opera di lunga lena. Il dilagare della politica spettacolo, il forte tasso di ritualismo e di “non verità” dei discorsi politici, la prevalenza degli atteggiamenti polemici e rituali (tipo “battere la Moratti”) sulla riflessione in positivo, sono tutti fenomeni, cui anche la sinistra troppo spesso indulge,  che non giovano a dare credibilità alla politica. Dare segnali controcorrente, sfidando anche i cliché mediatici imperanti, è lavoro arduo.

IL RISULTATO

Il risultato della candidatura può essere diversamente apprezzato a seconda delle aspettative che lo precedevano.

Certo, se si pensasse che vale la pena di fare solo battaglie vincenti o maggioritarie, da tempo era emerso che questa non lo era. Almeno da quando è partita la campagna “pancia a terra” (copyright: Enrico Letta) del PD per Boeri. Si poteva, certo, ritirarsi e rilanciare su un piano diverso, ma, come sapete, questa scelta l’ho consapevolmente scartata a metà della campagna. Non sono dell’idea di fare cose per mera “testimonianza” fine a se stessa, ma sono convinto che anche battaglie di minoranza possono avere senso e utilità, in certe condizioni. Qui mi è parso che anche una battaglia di minoranza avrebbe avuto senso per far avanzare, anche di poco, la nostra idea di nuova politica per la città. Una minoranza comunque significativa (non ho mai creduto ai sondaggi più “disastrosi”) e capace di dire qualcosa.

Ciò posto, mi  pare che il risultato possa essere giudicato non insoddisfacente, tenendo conto della avvenuta trasformazione delle primarie (per responsabilità essenzialmente dei dirigenti del PD) in competizione fra partiti del centro sinistra, giocata attraverso l’impiego massiccio della “macchina” del partito, degli effetti riconducibili alla pubblicazione (scorretta, almeno nelle ultime settimane) di sondaggi più o meno manipolati, e della logica del “voto utile” che (legittimamente) ha spinto tanti a preferire il voto a Pisapia come mezzo per impedire che la maggioranza relativa andasse a Boeri. In queste condizioni, il 13,4 % dei voti (circa 9.000) non è poco, e indica che c’è adesione ad una proposta caratterizzata non per essere “più a sinistra” o “più moderata” di altre, ma soprattutto per il richiamo ad alcuni valori che oggi la politica sembra spesso oscurare (legalità, indipendenza nell’esercizio delle funzioni pubbliche, imparzialità, efficienza dell’amministrazione, intransigenza nella difesa dei principi e pragmatismo dell’azione…).

Interessante il fatto che il risultato non si distribuisce in modo uniforme nelle varie zone di Milano e nei 128 seggi elettorali, ma varia dal 10,63 % della zona 4 al 19,93 % della zona 1, e, quanto ai seggi, dal 3,95% del seggio n. 108 (Cooperativa Lampugnano in zona 8)  al 28,28 % del seggio n. 5 (Gazebo Cadorna in zona 1) o al 28 % del seggio n. 89 (Cooperativa Muggiano in zona 7). Ciò sembra indicare, al di là del probabile maggior richiamo esercitato sull’elettorato più informato e più colto, che l’adesione alla proposta è stata condizionata anche dalla maggiore o minore  possibilità che vi è stata di far giungere il messaggio in tutto il suo contenuto, e non solo come messaggio “pubblicitario”, nei vari ambienti cittadini, in una campagna che da questo punto di vista è stata molto breve. Può essere anche interessante riflettere sull’uso dei vari strumenti di comunicazione e sulla loro efficacia.

Più in generale, l’esito delle primarie con la vittoria di Giuliano Pisapia mi sembra abbia in sé molti elementi positivi. Segna la chiara smentita alle scelte del gruppo dirigente locale del PD (credo proveniente in buona parte dalla stessa base del PD); mette in luce a posteriori la debolezza delle posizioni di chi (soprattutto in area ex Margherita) ha avuto paura di esporsi in dissenso dalla posizione del gruppo dirigente PD; mette in movimento la situazione del centrosinistra in generale. Non è poco, anche se più nel senso di evitare ulteriori mali che in quello di rappresentare una ipotesi costruttiva soddisfacente. Certo resta il fatto che la candidatura di Pisapia rischia di apparire schiacciata sulle posizioni della sinistra “radicale” e come tale di non riuscire ad affermarsi in un’area dell’elettorato diversa da quella del tradizionale centrosinistra. In questo senso la nostra presenza (non in quanto posizione più “moderata” – noi siamo intransigenti sulle regole e sui principi, pragmatici e non ideologici sulle azioni politiche concrete - , ma in quanto posizione meno legata ai partiti) potrebbe costituire un elemento di arricchimento e di allargamento utile all’affermazione del centrosinistra nella competizione elettorale.

LE PROSPETTIVE

Mi sembra diffusa l’aspettativa che la nostra avventura non termini qui. Naturalmente per andare avanti dobbiamo rappresentarci la strada, e anche le condizioni per percorrerla e le difficoltà prevedibili.

Ne parleremo. In pratica, mi sembra che la scelta principale da fare sia quella se puntare o meno a presentare alle prossime elezioni amministrative una lista “civica”, che, almeno per quanto riguarda la eventuale presenza in essa del mio nome, non potrebbe che essere una lista collegata fin dal primo turno al candidato sindaco del centrosinistra, Giuliano Pisapia. Il sistema elettorale consente solo liste collegate con un candidato sindaco (che può anche essere cambiato in sede di eventuale ballottaggio fra i due candidati sindaci più votati al primo turno): avendo partecipato alle primarie indette per designare il candidato unico del centro sinistra è ovvio che solo con lui, fin dal primo turno, può essere ipotizzato il collegamento di una lista di cui io faccia parte.

Ciò premesso, una lista potrebbe avere senso, mi pare, solo se, in primo luogo, riesca a rivolgersi all’elettorato con una forte connotazione data dai valori di contenuto e di metodo che hanno caratterizzato la candidatura alle primarie; in secondo luogo, comprenda tutte e sole persone che  condividono chiaramente questa connotazione, e sia strutturata nel modo da me già pubblicamente proposto durante le primarie per le liste del centro sinistra, e cioè con il 50% di donne, in ordine alternato; in terzo luogo, abbia dietro di sé una “struttura pensante” (un’associazione?) che ne accompagni la vita attraverso una riflessione politico-culturale adeguata,  e anche una struttura organizzativa ed economica in grado di reggere l’onere di una campagna elettorale rivolta all’intera città.

Le variabili in campo sono molte, e molte non dipendono dalle nostre scelte (decisioni di Giuliano Pisapia e dei partiti che lo appoggiano; situazione del PD; concomitanza delle elezioni politiche, ecc.).

In alternativa, si potrebbe immaginare di dare vita solo ad una “struttura pensante”, senza corrispondenza in una lista civica.

Nei prossimi giorni decideremo in quali sedi e modi discutere. Intanto ho voluto comunicarvi le mie prime riflessioni.

Con rinnovati ringraziamenti e con amicizia

Valerio Onida

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