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Inviato da avatar Michele Sacerdoti il 27-11-2011 alle 02:16

Vorrei aggiungere all'intervento di Camilla Peluso alcune osservazioni.

1. Il terreno su cui è costruita Milano, di tipo alluvionale con la prima falda che scorre tra i 20 metri di profondità a nord ovest e i 5 metri a sud est rende estremamente rischiosi gli scavi per i parcheggi sotterranei. Anche i lavori del passante ferroviario e della metropolitana hanno spesso arrecato notevoli danni agli edifici. Cito i danni provocati dal parcheggio di viale Majno ad edifici in piazza Duse a causa dei tiranti, in cui il cemento è stato iniettato con troppa forza provocando alla fine del tubo un rialzo del terreno, i danni provocati dal parcheggio di via Mascagni al grattacielo all'angolo con via Donizzetti. La necessità di pompare l'acqua della falda al fondo del parcheggio ha a volte asportato anche la sabbia, provocando l'abbassamento del terreno all'esterno delle paratie, con inclinazione ed abbassamento degli edifici, come è successo con il parcheggio di via Ampere. In piazza Cardinal Ferrari una intera scala a sbalzo di un edificio è crollata, probabilmente per le vibrazioni. In via Manuzio è stata lesionata la piscina Cozzi. In generale è difficile poi accertare le responsabilità dei lavori e l'entità dei danni, i periti a volte non sono veramente indipendenti, tuttavia i danni ci sono.

Le tecniche di scavo e consolidamento del sottosuolo non sono evidentemente così sicure e a prova di danni, e di qui parte l'allarme di coloro che abitano intorno agli scavi e la loro opposizione ai parcheggi di qualunque tipo, per residenti o in project financing.

Le commissioni di vigilanza sui parcheggi avrebbero dovuto stare molto più attente di quanto siano state, attualmente vengono posti sugli edifici degli altimetri sensibilissimi quando viene iniettato il cemento nei tiranti e le pompe dell'acqua sono munite di filtri per non aspirare la sabbia ma forse prima non si operava così.

2. La poca terra sopra i parcheggi e la grande quantità di grate e tubi di emissioni degli scarichi dovuta alle normative dei vigili del fuoco non consentono di avere un arredo urbano di qualità. Gli alberi hanno di solito solo due metri di terra e ciò porta a piantare tipi di piante che non si sviluppano in altezza in quanto non possono ancorarsi al terreno.  Gli alberi di grandi dimensione presenti prima degli scavi vengono sostituiti con prunus o altri cosiddetti "alberi da parcheggio". Si pensi al cedro di gradi dimensioni che era al centro di piazzale Dateo o ai due cedri spostati da Largo Rio de Janeiro e morti in piazza Piola.

Inoltre dipendono sempre da impianti di irrigazione automatica che appena si guastano portano alla morte delle piante stesse.

Sono  piazze estremamente artificiali, si capisce subito che sono dei giardini pensili e non su terra piena. Gli edifici che ospitano gli ascensori, le scale ed i tubi di esalazione hanno spesso un impatto negativo sull'estetica e non si integrano bene nell'ambiente. Si pensi all'edificio in piazza Meda di fronte alla Banca Popolare di Milano, l'ecomostro di piazza Piemonte, per fortuna ridotto recentemente di dimensione ed altri in altre piazze. Solo in pochi casi come in piazza Bernini il vincolo ambientale ha imposto di non costruire questi edifici e di far arrivare l'ascensore solo al primo piano sotterraneo.

Gli alberi che rimangono intorno allo scavo poi rischiano di avere le radici tranciate da scavi a due metri di distanza, in particolare piante come i bagolari che hano radici orizzontali sono pesantemente danneggiati, come rischiavano i bagolari di piazzale Lavater o quello di piazza Oberdan. La distanza dovrebbe essere molto maggiore ma spesso il progetto non può prevedere distanze maggiori per mancanza di spazio.

3. Le ultime gare per i parcheggi residenziali prevedevano solo tre parametri: il costo dei box, il numero dei box, il tempo di realizzazione. I primi due parametri hanno portato a far vincere chi proponeva un maggiore numero di piani sotterranei, in piazzale Bacone addirittura sei, andando sotto falda e rischiando quindi danneggiare gli edifici circostanti a causa del pompaggio dell'acqua durante i lavori.

Questi due parametri hanno poi messo fuori mercato i parcheggi meccanizzati, in quanto era necessario prevedere pochi elevatori per il loro costo, allungando eccessivamente i tempi di prelievo delle auto. L'ostilità dei costruttori e cooperative a questa tipologia di parcheggi è nota in quanto richiedono una minore quantità di terra da spostare e meno cemento, dove i margini di guadagno sono maggiori. In compenso richiedono una dimensione minore dello scavo, tempi più brevi di realizzazione, contengono un numero maggiore di auto per mq di superficie, non richiedono di andare nel sottosuolo a prelevare l'auto riducendo i rischi di aggressioni, necessitano di meno grate antiincendio non essendoci persone nel sottosuolo, non necessitano di un servizio di guardania sul posto (basta un servizio in remoto). Il parcheggio di via Adda è un ottimo esempio, i costi di vendita sono ridotti, i tempi di prelievo molto rapidi (meno di un minuto), l'impatto in superficie quali nulla (c'è solo una piattaforma a raso e nessun edificio).

4. Le gare dei parcheggi in project financing sono andate spesso deserte perché la normativa italiana, contestata dall'Ue per violazione delle norme sulla concorrenza negli appalti, consente al promotore di aggiudicarsi l'appalto anche in presenza di una offerta più bassa, a patto che accetti di ridurre la sua offerta. Nessun concorrente aveva interesse a presentarsi non avendo nessuna possibilità di aggiudicarsi l'appalto in caso di offerta più bassa, sarebbe stato solo un modo per danneggiare un concorrente riducendo i suoi profitti.

Inoltre il costo di vendita dei box, che costituivano di solito la metà dei posti auto, non veniva messo a gara. Il ricavo dei box è essenziale per fare quadrare il piano economico finanziario in quanto porta un ricavo immediato mentre la parte a rotazione dà un ricavo a lungo termine (20-30 anni). Peraltro la vendita dei box non era neanche limitata in convenzione alle persone che abitano intorno al parcheggio.

I margini dei promotore erano quindi grandi ed incontrollati in quanto nessuno controllava i costi di costruzione, bastava l'asseverazione di una banca che garantisse la bontà del piano economico-finanziario.

5. La durata dei lavori è imprevedibile in quanto i tempi di spostamento dei sottoservizi è rilevante prima e dopo lo scavo e dipende dalle imprese che li gestiscono,non dall'impresa che costruisce il parcheggio. Ci vogliono normalmente sei mesi di lavori all'inizio. In alcuni casi i lavori sono complessi, si pensi all'elettrodotto che attraversa piazza Novelli e che ha portato ad un grosso aumento del costo dei box.

Per tutta la durata dei lavori vengono provocati danni alla vita dei residenti, danni economici alle attività commerciali (si pensi a piazza 25 aprile con il quasi fallimento dei Teatro Smeraldo), impossibilità di frequentare le aree verdi per bambini, anziani ed altri utenti, deviazioni di traffico e mezzi pubblici. Sono costi indiretti che non vengono calcolati nè indennizzati. Se si calcolassero, il costo dei box andrebbe alle stelle e non sarebbero più delle soluzioni economiche al problema della sosta.

L'opposizione ai box da parte di chi abita o lavora nelle vicinanze nasce dall'insieme di questi motivi. Non ne vedo una facile soluzione.

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