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Inviato da avatar Eugenio Galli il 05-01-2012 alle 12:49

Segnalo innanzitutto l’interessante riflessione proposta da Diletta Colombo sull’uso degli spazi pubblici, prendendo spunto da quanto accaduto in piazza Duomo la notte di Capodanno.

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_gennaio_3/petardi-milano-1902728909111.shtml


Nella sequenza dei commenti (una lunga scia anche sul forum del Corriere), viceversa, alcuni mi sembrano davvero fuori luogo, tanto sono rancorosi e astiosi.

C’è chi scrive che questo è il benvenuto di Pisapia ai milanesi, eccetera. E con questo semplicemente ci si rifiuta di accogliere un messaggio e una riflessione che vale invece per tutti, per ciascuno di noi. Un invito a riflettere sul modo in cui interagiamo con gli altri, sul modo in cui scegliamo di vivere o di non vivere la nostra città, anche e soprattutto nelle grandi occasioni collettive (non solo a Capodanno: vogliamo ricordare quello che accade in occasione di alcune partite di calcio, per fare un esempio? O l’infelice sorte toccata nel 2007 alla cow parade, dopo che quella esibizione, indipendentemente dal fatto che possa anche non piacere, aveva fatto il giro del mondo, passando indenne attraverso numerose altre città?).


La sera di San Silvestro sono stato a teatro. Terminato lo spettacolo, da poco passata la mezzanotte, ho pensato di fare quattro passi in piazza Duomo. E ho quindi potuto constatare anche io molti dei comportamenti descritti. Ne aggiungerei uno: la follia di festeggiare lanciando bottiglie che, se va bene, si frantumano al suolo formando un tappeto di cocci pericolosi anche nelle ore e nei giorni a seguire. E, se va male, finiscono contro qualcuno provocando anche lesioni gravi.

Incamminandomi verso corso Vittorio Emanuele, in questa bolgia dantesca, che in nessun modo trasmetteva allegria e desiderio di partecipazione, ho notato un ragazzo in lacrime, seduto sui gradini del Duomo. Sulle prime ho pensato che fosse ubriaco o comunque alterato. Guardandolo bene in faccia, ho notato del sangue che gli colava dalle guance...


C’è molto da riflettere, appunto. E sarebbe meglio farlo tutti insieme. Senza pensare che questo riguardi sempre e comunque gli “altri”, politicamente, religiosamente o etnicamente intesi.


Eugenio Galli

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