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Inviato da avatar Enrico Vigo il 06-01-2012 alle 08:33

Caro Sig.Uniti, non condivido il suo pessimismo per varie fondate ragioni che riassumo:

1. la Zona 6 ha più abitanti di molti dei capoluoghi di provincia italiani e non ha di centri di zona accattivanti, gradevoli, decorosi e pedonali, manca l'effetto centro dal punto di vista urbanistico (i Navigli sono un unicum storico diverso non comparabile), e per questo merita più risorse meglio spalmate, abbiamo vaste periferie con marcata identità di periferia; se vogliamo uscire dal ghetto delle grigie periferie occorre darsi una fisionomia urbana diversa, quella della città policentrica, con più ambiti che vanno riportati a nuova dignità urbana; bisogna cominciare a rivoluzionare le abitudini, Milano non deve rimanere la città da abbandonare nel weekend e nei mesi estivi, deve tornare ad essere vivibile 365 giorni all'anno, occorrono interventi diffusi e di vario tipo, complementari a seconda dell'ambito (processo di rihabitat);

2. la zona pedonale non desertifica ma popola un ambito, attira utenza e frequentazione grazie alla sua gradevolezza, all'atmosfera che è in grado di creare un ambiente a cui si mette mano con pavimentazione e arredo urbano di pregio, gli esempi in Europa (a partire dagli anni '70) sono innumerevoli e tutti di grande successo; Certo ci vuole lo stimolo dei commercianti chiamati a investire su se stessi e ad offrire qualità e valore aggiunto che il pubblico apprezza di sicuro, con inventiva ed imprenditorialità; è proprio l'oggi desolante che lei bene ha descritto che va abbattuto, cambiato, migliorato;

3. quando e chi paga è materia da studiare con grande attenzione, non si può pretendere che in una fase di profonda crisi delle casse comunali, per i ben noti motivi, si possa fare tutto e subito, può cominciare intanto la gestazione delle migliori idee, il brainstorming a partire dai cittadini e con il coinvolgimento della Facoltà di Architettura di Milano o dell'Ordine degli Architetti, mai troppo sollecitati a prestare il loro know-how a fini sociali per la città che li ospita e da loro anche tanto da vivere. Al tempo dovuto si dovrà convergere sulla programmazione di opere di sistemazione dell'area, in un arco temporale decente.

Non arrendiamoci al grigiore dell'oggi, proviamo a essere positivi, insieme nel dire anche in Zona 6: "YES, WE CAN".

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