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Criticare la scelta delle ferrovie è abbastanza facile, tuttavia a loro parziale discolpa ci sono fattori che vanno considerati come il conto economico di un servizio che oggi ha alternative migliori di tempo e denaro: i voli low cost che con una manciata di euro uniscono Palermo a Milano in un tempo ridicolo rispetto a quello del treno, più economici addirittura del treno se programmati con qualche settimana di anticipo.

Quello che invece va criticato è il metodo col quale si fanno le scelte dolorose, arrogante e inadatto ad una azienda che deve offrire servizi essenziali per il grande pubblico di carattere anche sociale, e che ha le caratteristiche di impresa dove comunque l'azionista alla fine dei conti è sempre pubblico e di rilevanza nazionale.

Il personale che cade in servizi che si avviano al superamento va gestito meglio, ricollocato nella costellazione delle ferrovie, nelle grandi stazioni, nei servizi residui, o se in età prossima alla pensione va aperto un percorso di accompagnamento alla pensione, va ricercata comunque la migliore collocazione in altri ambiti dell'azienda e delle aziende con caratteristiche affini.

Mollare la zattera in mezzo al mare, senza bussola e senza viveri è una cosa incivile, vogliamo chiederne conto a chi ha preso questa decisione, il cui "sedere" è sicuramente al caldo (purtroppo), iniziando a fargli scricchiolare la seggiola su cui si sente fin troppo ancorato con la parte dove non batte il sole?

Ma quante toppe (manageriali) rabberciate ha questa italietta che vorrebbe anche competere nel mondo globalizzato! Con questi managers non andremo mai da nessuna parte, ci vuole sangue nuovo.

Oggi giorno della Befana 06 Gennaio 2012 manderei volentieri un sacco di carbone virtuale al supermanager delle Ferrovie Italiane.