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Inviato da avatar Anna Scavuzzo il 26-01-2012 alle 10:35

Il racconto del signor De Chirico contiene sue opinioni (che non metto in discussione), molte esagerazioni (che non discuto, considerandole all'interno di una sua visione politica), ma anche inesattezze e affermazioni non vere.
Su queste ultime mi permetto di intervenire, altrimenti potremmo trovarci a discutere a lungo sulla base di affermazioni false.

1. La commissione "sicurezza" non è la commissione "politiche sociali". Le deleghe dell'assessore Granelli sono "Sicurezza e coesione sociale, Polizia locale, Protezione civile, Volontariato" .

Sicuramente abbiamo una visione politica differente rispetto a quella rappresentata dal Sen. De Corato: le politiche per la sicurezza vengono oggi intese in modo complessivo e non solo repressivo. Non SOLO repressivo significa che laddove c'è un reato, esso va perseguito e l'iter non si mette in discussione. Si sottolinea, però, che l'obiettivo è la sicurezza dei cittadini e che essa viene raggiunta non SOLO "sbattendo in galera i cattivi", ma ANCHE operando sul contesto in cui vivono i cittadini, intervenendo all'interno del processo che porta alla coesione sociale (per l'appunto) e non alla divisione, alla separazione, alla diffidenza, alla paura.

Abbiamo accolto favorevolemente i progetti di collaborazione GIA' IN ESSERE con il prof. Giulini http://www.cipm.it/chisiamo.asp che sono appunto di mediazione, di assistenza alle vittime e insieme a esse anche a chi delinque, di presidio sul territorio.

2. C'è chi pensa che la sicurezza si faccia solo mettendo camionette dell'esercito agli angoli delle strade, c'è chi pensa che la sicurezza sia affare di tutti, cui tutti possiamo contribuire: le forze dell'ordine insieme ai cittadini, con l'obiettivo di fare ciascuno il proprio mestiere che non è sempre e soltanto "arrestare i cattivi". E gli ultimi fatti in Barona mi pare vadano proprio in questa direzione.

3. Le frasi che seguono non sono vere.

"Non si parlava più di rispetto della legalità, ma di coesione sociale. Gli sgomberi delle case abusive terminarono e ci dissero che dovevano essere tutelate le persone che occupano per necessità, poco importavano i distinguo. In barba alle interminabili liste d’attesa per l’assegnazione degli appartamenti alle famiglie bisognose, fu proposto di dare le case sfitte ai fratelli rom."

A Milano si parla di rispetto della legalità, eccome. Gli sgomberi delle case abusive non sono terminati, semplicemente avvengono (laddove necessari) nel rispetto della Legge, dei diritti umani e nel rispetto del diritto internazionale, concetti questi forse totalmente assenti dal vocabolario dell'amministrazione precedente.
Sulla questione dei "fratelli rom" c'è stata molta demagogia e altrettante affermazioni strumentalmente manipolate. Suggerisco di leggere il rapporto di Amnesty International sul tema.

http://www.amnesty.it/rapporto-su-sgomberi-forzati-e-discriminazione-contro-i-rom-a-Milano

Non ci sono corsie privilegiate nelle graduatorie dell'ALER, non inneschiamo una guerra fra poveri sulla base di bugie. Sulla "tutela" degli occupanti per necessità ne riparliamo in apposita sede, con un contesto adeguato e senza travisare le parole. Un occupante per necessità non è un abusivo con la Mercedes sotto casa, è evidente che nessuno sta parlando né di sanatorie né di assenza di regole per l'occupazione delle case del Comune né di tutele per i delinquenti.

4. L'efficienza e la collaborazione fra le forze dell'ordine e la polizia locale (anche se non in tenuta antisommossa o in assetto di guerra) sono indiscusse, basti osservare come sono state gestite le indagini proprio a seguito dell'omicidio dell'agente di polizia locale Savarino. Mi pare che abbiano tutti svolto un lavoro egregio, in modo professionale e allo stesso tempo equilibrato, pur in una situazione - anche emotiva - di grande dolore e di profonda rabbia per l'ingiusta morte del collega e amico.

Non cerchiamo di trasformare il dolore in vendetta, nemmeno con le parole.
Il dolore della famiglia Savarino ha colpito tutti noi e ci ha commossi, ma ancor più ci han colpito la grande umanità e compostezza.
Non è stata invocata vendetta, tutti si stanno impegnando perché sia fatta giustizia.

Non è una caccia al rom ciò di cui abbiamo bisogno, i fatti di Torino ancora ci spaventano e ci mostrano come può imbarbarire un popolo che si lascia guidare dal pregiudizio, dalla rabbia e dall'ignoranza.
E poi: che l'omicida dell'agente Savarino sia rom oppure no, non conta.
Non gli varrà né uno sconto né un aggravio di pena.

Anna

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