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Inviato da avatar Lorenzo Pozzati il 28-02-2012 alle 16:20

Giustizia sociale

L'inesistente Peppina ritirò dalla concessionaria, felice, la sua nuova quattroruote ad aria, dispensatrice di profumo di viole (ultimo ritrovato della tecnica automobilistica) che aveva comprato a costo di tanti sacrifici.

Misura dell'automezzo (cilindrata 450 centimetri cubici, velocità massima 60 km/ora, freni supersicuri): due metri di lunghezza ed uno di larghezza, altezza un metro e mezzo.

Peppina andò a casa, riscosse i complimenti di tutti, fece un caffè e poi decise di andare a trovare un'amica al Lorenteggio.

Effettuò il percorso assieme a mezzi diesel euro il più alto che c'è con filtro antiparticolato senza filtro antiparticolato; mezzi a benzina catalizzati senza catalizzatore nella marmitta; biciclette - che andavano come e dove i ciclisti volevano, marciapiedi compresi - che di bicicletta avevano solo il nome (pezzi di ferro, alcuni arrugginiti, con due ruote e poco, se non nulla, più); motorini tipo le biciclette appena dette con però in più dei motori alimentati forse da veleno, dato il puzzo che emanavano e delle marmitte che forse marmitte non erano, sentito il rumore che facevano; piccole automobili come la sua ma molto più veloci della sua immatricolate però come motorini (guidate da 14enni); furgoni, furgoncini, camion, tutta una fauna che, ragazzi, nella jungla avrebbe scacciato ogni animale feroce.

Un esercito semovente ferrato che scorreva sotto gli occhi trasparenti dei vigili urbani indaffarati a farlo scorrere.

Arrivò nella via dove abitava la sua amica.

C'erano solo parcheggi a strisce blu.

Non aveva il gratta e sosta, che nessuno vendeva.

Mica poteva avere fatto tutta quella strada per tornarsene indietro senza vedere l'amica.

Parcheggiò lo stesso.

Prese la multa per sosta vietata.

P.S. - Questo è un post: "Aperto".

Vorrei, cioè, oltre ai commenti, interveniste per raccontare quante vicissitudini da circolazione càpitano alla Peppina durante il suo tragitto per andare a trovare l'amica e poi tornare a casa la sera e quante cose sbagliate vede/deve subire, fatte dagli altri, impunite.

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