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Inviato da avatar Fiorella De Cindio il 15-04-2012 alle 17:03

Presumibilmente la conferenza di Carlo Ratti e' stata programmata da tempo, ma forse il titolo e' stato deciso di recente, visto quanto “cade a fagiolo” con i recenti annunci del governo (23/2/2012: Dal governo un miliardo di euro per incentivare le "città intelligenti"), il lancio della Agenda Digitale e della consultazione lanciata qualche giorno fa (aperta dall'11 aprile all'11 maggio 2012),  il bando attualmente  aperto su Smart Cities and Smart Communities and Social Innovation e quelli che seguiranno probabilmente a breve: oggi La Stampa (attendibile nell'anticipare e commentare le mosse del governo su questi temi) inserisce l'agenda digitale tra i temi del decreto “piano sviluppo Italia”. Una ampia intervista proprio  con Carlo Ratti (laureatosi al Politecnico di Torino, che dal 2004  dirige il Senseable City Lab del MIT, da lui fondato) era un pezzo forte dell'inserto speciale de La Stampa del 9.3.2012 dedicato a La sfida delle città intelligenti, pochi giorni dopo l'annuncio del ministro Profumo, fino a poco tempo fa rettore del Politecnico di Torino.

Difficile non apprezzare queste iniziative di rilancio della ricerca su temi legati all'innovazione tecnologica nelle nostre città. Ma da subito mi hanno lasciato qualche  dubbio sull'approccio molto technology-oriented che avevo segnalato su un post sul  blog del laboratorio di Informatica Civica (24/2/2012: Smart cities: what about the intelligent citizens and their civic intelligence?). In seguito, parlando con vari amici che se ne occupano in Italia, ho riscontrato che la preoccupazione non era solo mia. E anche da queste conversazioni è nata l'iniziativa della Fondazione Basso su Internet e Democracy (termini meno “smart” ma ancora utili) che ci sarà venerdi prossimo a Roma.

Il punto è, alla fine fine, semplice. Quali sono/saranno le possibilità che i cittadini avranno di partecipare davvero a “ridisegnare” le loro città?  Sono terminali più o meno smart di tecnologie digitali, oppure la progettazione delle soluzioni tecnologiche include l'esame delle loro (cioè nostre) esigenze  e priorità ? il termine “include” non è scelto a caso: non credo che sia sempre possibile e giusto “partire” da esigenze e priorità definite dagli “utenti” perché c'è una dimensione di creatività, di apertura di nuovi spazi di possibilità, che non tutti hanno e che è responsabilità di innovatori come Ratti. Se no, che “guru” sarebbero?

Ma visto che  probabilmente non c'è spazio, tempo e (soprattutto) risorse per tutto, credo che la città -- intesa come comunità di cittadini che la vivono quotidianamente (residenti, domiciliati e commuter) e la “pagano” diversamente -- abbia diritto a pronunciarsi su quale dei progetti che Ratti propone (sperimentati in altre parti del mondo) vorrebbe investire un po' delle scarsissime risorse che il Comune (non) ha.

Questa è la domanda che vorrei fare a Ratti: quali sono le forme di coinvolgimento degli smart citizens che lui immagina/propone, visto che fortunatamente, nel titolo della conferenza “Smart Cities, Smart Home, Smart Citizens”,  non li  ha dimenticati? Vien da dire … a differenza del governo. Ieri ho scaricato la guida alla consultazione, disponbile sul sito: non l'ho ancora studiata bene, anche perché sono 186 quesiti ! (ma a seconda dei percorsi se ne devono compilare di meno). Mi ha colpito l'inizio del documento, riportata anche sul sito:

Questa è un'opportunità di partecipazione. Partecipazione è democrazia. É un percorso per disegnare politiche pubbliche migliori e coerenti rispetto alle esperienze e ai bisogni dei cittadini. La Cabina di regia dell'Agenda Digitale Italiana (ADI) considera la partecipazione dei cittadini una leva essenziale per la riuscita di questo percorso, da fare insieme. (il grassetto è mio)

Poi ho fatto un “cerca” nel documento dei termini cittad*, partecip* e democr* (lo * indica troncamento per includere nella ricerca le varie possibili declinazioni) e il risultato non è stato (a mio avviso) incoraggiante.  E le cose non migliorano guardando il dettaglio degli “issue” sui vari temi, in particolare sui  temi che dovrebbero toccare più direttamente i cittadini: E- Gov / Open data, Competenze Digitali e Smart Communities.

Insomma trovo piuttosto confermate le mie preoccupazioni sulle possibilità che l'intelligenza dei cittadini, meglio se raccolti in community (come ad esempio partecipaMi) venga presa in considerazione nell'ambito delle iniziative (e relativi finanziamenti) su Smart Cities, Smart Communities, Agenda Digitale e altro ancora.

Quando alla domanda che che nel titolo di questo thread:  "E Milano dove sta", e con quale strategia rispetto alle domande di coinvolgimento dei cittadini, beh...  piacerebbe anche a me farla a questa amministrazione. Ci sarà qualcuno?

Buona domenica a casa o domenicAspasso a tutti
-- fiorella

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