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Inviato da avatar Walter Volante il 20-04-2012 alle 11:37

“Io sono stato nel carcere di Napoli, Palermo, Catania… ma qui mi trovo meglio”. Chi parla, non è un ergastolano pluritatuato, bensì Francesco, un ragazzo di 19 anni, detenuto per un giorno ancora, nelle celle del Beccaria, il carcere minorile di Milano. Domani sarà trasferito in una Comunità terapeutica, dove potrà scontare il suo residuo pena in condizioni di maggiore vivibilità.

Francesco è uno dei ragazzi detenuti che abbiamo avuto modo di conoscere durante il sopralluogo pianificato dalla Commissione Carcere del Comune di Milano.

Un folto gruppo, composto da circa 15 persone, ha avuto modo di visitare la struttura in stile “visita guidata”. Da Cicerone, durante il programmato percorso ha fatto Daniela Giustiniani, direttore dell’istituto, che ha cominciato il tour con una visita alle scuole, media ed elementare, frequentata da circa una dozzina di giovani detenuti. Tra le materie in programma, mi ha colpito “Educazione alla convivenza sociale”. Le aule appaiono confortevoli ed entrambi dotate di Lavagna multimediale (Però!), Seconda tappa, i laboratori, dove si insegna un mestiere ai giovani detenuti. Pasticceria, panificio e pizzeria e una falegnameria.

Ben strutturata l’area aperta, in cui eccellono piscina, campo da calcio e da Basket. Su mia richiesta, dopo un breve imbarazzo degli operatori, una parte dei visitors ha supervisionato l’Infermeria, che è composta da uno studio dentistico e una stanza adibita ad ufficio. Non abbiamo visto attrezzature o strumenti ospedalieri. Tutto ciò, in cima a due rampe di scale, che costituiscono una consistente barriera architettonica, che al Beccaria, abbondano. Alla domanda “e’ presente qualche operatore del Sert?” ci viene risposto “No. Ci sono quelli della Assl”. No comment.

“Si cerca- dice la Giustiniani- di mantenere la terapia metadonica a chi già la assumeva prima dell’arresto, ma non agli altri”. Come trent’anni fa, a San Vittore.

Chiedo qualche cifra. Eccole. Con capienza massima di 48 posti, attualmente il Beccaria ospita 55 detenuti, di cui 15 di nazionalità italiana, 13 nordAfricani,8 provenienti dalla exYugoslavia, 8 equadoregni, i 3 rimanenti, altre etnie.

Il dato che il direttore mi ha confermato, è che in continuo aumento la presenza di italiani.

Un problema: gli stranieri inseriti in un progetto di reinserimento, certamente encomiabile, una volta scontata la condanna, si vedranno espulsi nel proprio Paese d’origine. E’ quindi efficace investire denaro ed energie su un giovane che, presto o tardi, perderemo?

Una nota di colore. Prima di entrare al Carcere minorile, conoscendo bene l’utenza, mi sono fermato da un tabaccaio dove ho acquistato due stecche di Camel da dieci. So bene quanto valga per loro. E mentre giravo di reparto in reparto, regalavo pacchetti. Ad un certo punto, mi sono sentito come un militare americano delle forze alleate in rassegna tra i viali di una città appena liberata. Un 15enne che si sentiva più furbo, di nascosto dai suoi compagni, mi raggiunge prima dell’uscita e, con marcata inflessione ispanica mi chiede: “Escussa, me dai uno mas para meo cugino?” Naturalmente gli allungo il pacchetto, raccomandandogli vivamente, di salutarmi suo cugino. “Muchas Gratias”

Walter Volante

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