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Inviato da avatar Anna Scavuzzo il 11-05-2012 alle 09:56

Il signor Donofrio pone un problema non banale, che già in altre sedi era stato sollevato con più o meno fervore. La questione non è fuori dall'agenda di lavoro e l'articolo di Barbacetto ce lo ricorda.

Mi permetto di fare alcune considerazioni personali, oltre che politiche.

1. Conosco bene il prof. Berrino e anche le sue proposte alimentari. Mi sono fatta volontariamente coinvolgere nella dieta del programma Diana3 qualche anno fa per partecipare agli studi che venivano realizzati in Cascina Rosa proprio sul rapporto fra alimentazione, insorgenza dei tumori (in particolare al seno), recidive. E sulla possibilità di influire a livello alimentare su tali questioni. Ho sofferto inizialmente uno stile di alimentazione diverso dalle mie abitudini, poi ci ho preso la mano. Alcune cose ho continuato a detestarle (le rape amare, per me un incubo, meno male che si mangiavano poco!), altre ora fanno parte della mia consueta alimentazione e hanno modificato (in parte) il mio regime alimentare: cereali integrali, molti più legumi di prima, limitazione dei grassi di origine animale.
Per me il nemico da battere è il ritmo milanese: mangiare spesso fuori casa induce a mangiare male, in modo disordinato, senza riferimenti nutrizionali e spesso sempre le stesse cose.
E gli effetti sulla salute si vedono bene su noi adulti (sovrappesi, colesterolo, digestione lenta, gas intestinali, sfoghi cutanei, etc.).

Sono una persona anemica fin dall'adolescenza, temevo che questa dieta povera di carni (soprattutto rosse) mi avrebbe impoverito il sangue.
I miei risultati a sei mesi dall'inizio della "dieta" sono stati stupefacenti: non solo non mostravo problemi di anemia, ma ero dimagrita tre chili, il colesterolo era perfetto, tutte le analisi più che nella norma. Stavo benissimo.

2. Quella alimentare non è un'ideologia. Se si tratta della salute e della prevenzione dei tumori, non mi sembra proprio che un termine con accezione negativa possa essere usato.
Mi ricorda ciò che si diceva una volta sulla questione della proibizione del fumo "esagerazioni ideologiche" anche quelle?
E' passato del tempo, ci siamo abituati a una rivoluzione culturale come quella della proibizione del fumo nei locali pubblici, oggi non ci sogneremmo MAI di chiamarla IDEOLOGIA la lotta al fumo e tutte le politiche atte a scoraggiare il fumo.

3. Serve del tempo e servono magari dei correttivi. Di certo si può rendere più appetibile il cibo, si può aiutare i bambini ad apprezzare ciò che mangiano, si può raccontare loro di più e meglio che cosa gli si mette nel piatto, si può abituarli a mangiare tutto e a non avanzare nulla, facendo porzioni meno abbondanti, riabituando i bambini a non lasciare nulla, anche ciò che non piace. Io sono venuta grande anche così e non mi sembra di aver avuto grossi traumi, "si mangia ciò che c'è nel piatto senza avanzare nulla" non mi sembra una frase così reazionaria, anzi. Ci si abitua anche a rispettare il cibo e chi l'ha preparato, anche senza appellarsi alle immagini un po' tanto retoriche dei "bambini dell'Africa che non ne hanno", che mi ha sempre fatto un po' di tristezza.

Serve un'importante ri-educazione alimentare. Tanti genitori mi hanno fatto ridere con "la minestra che puzza di piedi", "i cavolfiori di mia nonna", "le carote troppo dure".
Ripeto, c'è da assestare il tiro, recuperare il gusto, riappropriarsi della gioia di stare a tavola, magari ci sarà da fare qualche compromesso fra gusto e salute.

Attenzione, però, che non è uno scherzo e c'è di mezzo la salute.
http://www.airc.it/prevenzione-del-tumore/alimentazione-corretta-faq.asp

Anna Scavuzzo

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